Bisognerebbe avere la saggezza del re Salomone per districarsi in chiave fenomenologica nell’intreccio di vicende degli ultimi giorni e tradurle in lettura politica.
Cominciamo dalla vicenda Matteo Ciacci. C’è ancora qualcuno che se la ricorda? Si è fatto di tutto per dimenticarla, o farla passare in subordine. A cominciare dal suo partito, che non ha speso un rigo sul suo segretario e c’è il rischio forte che tutto passi liscio come l’olio. Nelle sue ultime iniziative pubbliche, Libera si sofferma sul PRG, sulla sanità, sulle problematiche ambientali e sulla crisi internazionale. Non dice altro. Luca Boschi afferma: “Sembra che viviamo su un altro pianeta”. Per una volta, ci sentiamo di dargli ragione.
Comunque la si pensi, il fattaccio ha cambiato gli equilibri politici. Ciacci per due anni è stato l’avversario più accanito della maggioranza, o meglio del secondo partito dell’alleanza di governo, sferrando una battaglia senza quartiere contro Rete, per cercare di ritrovare con la DC quel feeling che aveva portato alla scrittura del patto pre-elettorale.
Nella lotta contro Rete, Ciacci ha sempre avuto al suo fianco anche RF, che pur non avendogli mai perdonato l’apertura della crisi che ha fatto cadere il passato governo, ha sempre il dente avvelenato anche contro i retini, rei di aver contrastato la “cricca” con ogni mezzo e averla messa nell’angolo.
Ma RF, che ha lunghi anni di esperienza politica e di governo, sa molto bene che i patti parasociali durano quanto la neve al sole. Negli anni passati, ne sono stati firmati a quintalate e nessuno è stato mai rispettato. Solo Ciacci non lo sapeva, ed è caduto nel tranello. Paradossalmente, con lui fuori dai giochi, come tutti sperano perché non perdonabile, potrebbe essere anche più semplice scalzare Rete dalla maggioranza, mentre RF ha tattiche e strategie ben diverse.
E qui arriviamo all’altra incresciosa vicenda che coinvolge direttamente la Reggenza. Il chiacchiericcio è diventato una valanga fatta di informazioni molto spesso contraddicenti e che descrivono l’assurdità della situazione che si è venuta a creare. Pare addirittura che ci sia una prova documentale del fattaccio, ma questo proverebbe solo l’orchestrazione di una telling story che ancora un volta divide la gente tra colpevolisti e innocentisti. I dati certi sono pochi, eppure la tempistica, i personaggi collaterali, i mezzi su cui è comparsa la notizia e relative modalità, portano a pensare a RF.
Compreso il recente sito fake, con un direttore fake che scrive solo articoli contro San Marino e contro le sue istituzioni.
La stessa RF che non ha mai mollato l’osso sul tribunale, nonostante le palesi collusioni di alcuni giudici con il passato governo e con il gruppo Grandoni, come evidenziato anche dalla commissione di inchiesta. L’intenso percorso dell’attuale maggioranza per ridare al tribunale operatività, trasparenza e autonomia è stato ampiamente contrasto. I fatti dicono che non è stata fatta nessuna “terra da cece” perché i giudici sono rimasti tutti lì, compreso quel giudice sul cui capo pendono ben 7 fascicolo penali. E adesso, che ci sono tutte le condizioni normative e operative per intervenire anche su questo caso, possiamo tranquillamente scommettere su un’altra iniziativa di RF contro il tribunale. O contro il governo. O contro il Paese.
È evidente che sta puntando alle elezioni a breve termine, sparando a man bassa contro Rete, contro Libera e contro il PS. Probabilmente anche Demos, la new entry nel quadro politico, punta alle elezioni. I promotori scelgono un nome altisonante, pieno di reminiscenze classiche. Nell’antica Grecia, indicava la più piccola unità territoriale amministrativa. Ogni cittadino apparteneva a un demo. Nell’età bizantina, era l’unità minima in cui venivano suddivisi gli abitanti di Costantinopoli. Un nome ambizioso, come probabilmente il suo programma. Alla sua presentazione ufficiale, Demos schiera le due ex consigliere di Rete e un politico navigato come Alessandro Rossi, che di partiti e movimenti ne ha passati parecchi.
A prima vista sembra dunque una collocazione a sinistra, cioè quella sinistra sammarinese che non finisce mai di attraversare mari procellosi e che vede il continuo proliferare di movimenti. Lo scacchiere si fa sempre più complesso e, purtroppo, allontana le attenzioni da quello che dovrebbe essere il vero obiettivo della politica, cioè la soluzione dei problemi del paese. Che sembra banale, ma banale non lo è davvero.
In ogni caso, la domanda che si pongono tutti sulla probabilità di elezioni a breve, non pare essere questo il problema. Se non molla Rete, non sembrano esserci le condizioni per una crisi di governo. Sembra più probabile il tentativo di qualche forza politica di mettere del tempo su tutte le brutte vicende finanziarie ed istituzionali della passata legislatura perché poi la gente si dimentica e loro si salvano le chiappe (che non è una parolaccia ma una ben nota parte anatomica).
a/f