Sabato scorso, “Giornale.sm” (unico mezzo di informazione che lo ha fatto) ha ricordato che sono trascorsi 37 anni dalla creazione presso il nostro Ospedale dell’Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia del Prof. Soragni e della sua equipe. Tutti coloro i quali hanno una certa età ricorderanno che Oliviero Soragni ha realizzato e inaugurato nel 1988 il reparto di Ortopedia dell’Ospedale di Stato della Repubblica di San Marino, che ha poi diretto per ben 26 anni e cioè fino al 2014.
Tutti ricorderanno quanti campioni dello sport vennero a San Marino per operarsi in quello che era divenuto un centro di eccellenza nazionale. Tanto per fare qualche esempio, possiamo citare: Marco Simoncelli, Filippo Inzaghi, Loris Capirossi e tanti altri, tra i quali molti sammarinesi che hanno beneficiato degli interventi dell’Equipe del Prof. Soragni.

Ad un anno dalla sua scomparsa l’Istituto Sicurezza Sociale ha voluto ricordare quello che è stato definito “uno dei medici più illustri della storia recente dell’Ospedale di Stato”, nel corso della cerimonia con cui, a lui, è stata dedicata la sala operatoria ortopedica.
Fin qui la storia bella. Poi ce n’è un’altra forse meno nota ai più. Personalmente ho conosciuto Oliviero Soragni tardi, ma ho trovato in lui, coetaneo di età, una grande e ricambiata amicizia. E posso testimoniare che tutte le volte che ci incontravamo, alla fine della chiacchierata, affiorava il suo cruccio: non essergli stata riconosciuta, dopo 26 anni di servizio e con tutto ciò che aveva fatto in quel periodo, la pensione; un diritto regolarmente maturato.
La colpa di Oliviero quale era? Essere troppo bravo, avere ancora lucidità e forza per esercitare la libera professione, visto che dal nostro Ospedale, raggiunta l’età pensionabile, in quel periodo c’era la fretta di sbarazzarsi dei pilastri del nostro Ospedale e del sistema sanitario sammarinese.
Il risultato lo abbiamo oggi sotto gli occhi: il reparto di Ortopedia, ritenuto un fiore all’occhiello, si è sgretolato e dopo Soragni se ne sono andati anche i suoi allievi, il Dott. Alfarano e il Dott. Ghinelli, i quali non sono stati messi nelle condizioni di continuare l’opera del loro maestro.
La stessa sorte, più o meno, è toccata ai dottori Marinelli, Colombini, Casali, Gazzi, Giardi, Castelli, tanto per fare esempi che ricordo a memoria. Così, seguendo questa folle linea di condotta, il nostro sistema sanitario si è impoverito e al posto di questi pilastri, ironia della sorte, sono spesso stati chiamati pensionati italiani, con costi molto più alti, con meno attaccamento alla Repubblica di San Marino e quindi meno motivazioni rispetto ai loro predecessori.
A tutto questo si aggiunga l’emorragia di medici che lasciano il nostro Ospedale e sguarniscono il nostro sistema sanitario creando enormi difficoltà all’eroica resistenza dell’attuale personale medico, paramedico e infermieristico. A forza di scimmiottare il modello italiano, anziché crearne uno sammarinese stagliato sulle reali esigenze di una popolazione di 34.000 abitanti, sono stati ristretti gli spazi decisionale dei Primari, mentre la politica, attraverso l’ineffabile Comitato Esecutivo, ha occupato spazi impropri.
L’esito di tutto questo ha portato il sistema sanitario in condizioni davvero preoccupanti, mettendo a rischio settant’anni di lavoro in cui è stato costituito un patrimonio di inestimabile valore per ogni sammarinese, quale è, dal 1955, il sistema di Sanità e Sicurezza Sociale.
Quindi, per tornare da dove sono partito, al caro amico, dott. Oliviero Soragni, sarebbe stato molto meglio riconoscergli i meriti che ha avuto nei confronti del nostro Ospedale e della Repubblica di San Marino da vivo anziché da morto.
Forse le cose sarebbero andate a finire molto meglio. Oggi possiamo dire con certezza che sono stati commessi gravi errori, i quali purtroppo paghiamo tutti noi cittadini e qualcuno (e sono più di uno), forse, si mangerà le mani per non avere capito proprio nulla di tutto quello che stava succedendo.
Augusto Casali