San Marino. L’economia cresce nonostante Adesso.sm

Il governo deve fornire la prova della sua necessità. E’ quanto emerso dalla trasmissione Indaco, in onda su Rtv martedì sera, condotta dal giornalista Sergio Barducci che ha acceso i fari su un debito enorme, 888 milioni su cui pesa anche il giudizio severissimo della commissione di controllo. La prima ospite del salotto di Barducci a prendere la parola è stata la presidente di Anis Neni Rossini alla quale è stato chiesto di entrare nel merito di una sua recente dichiarazione e cioè il fatto che l’economia sia cresciuta nonostante il Paese. “E’ proprio così – ha confermato in trasmissione Rossini – ed è un fatto grave perché da sammarinesi cha hanno investito a San Marino sarebbe stato un vanto per tutti poter dire il contrario e cioè di essere cresciuti grazie al Paese. In passato ciò avveniva perché San Marino contrariamente a ciò che in tanti dicono non era un Paradiso fiscale ma un Paradiso imprenditoriale nel senso che qui le imprese trovavano un tessuto favorevole. Oggi invece questo è un Paese che agli imprenditori crea più danno che valore aggiunto. Siamo preoccupati perché la situazione è precipitata rovinosamente, come imprese abbiamo bisogno di pochissime cose: stato di diritto, regole certe (cosa non presente oggi nella danza di alcuni numeri e interventi) e di condizioni per la competitività delle nostre imprese, non vogliamo né privilegi né vantaggi, non abbiamo bisogno del protezionismo ma di competitività. Oggi il nostro mestiere è in pericolo. Senza polemica il dialogo che c’è stato non corrisponde ad una reale volontà di confrontarsi e questo lo si capisce bene dal piano di stabilità dove la locomotiva del Paese, l’economia produttiva, è relegata a qualche capitoletto nonostante abbia dimostrato con i numeri la sua importanza in materia di sviluppo. Questo dà la misura di come in realtà manchi il piano strategico, l’elemento che viene considerato di sviluppo è ancora il sistema finanziario che è quello che ci sta togliendo risorse. Certo le banche creano ricchezza e devono supportare la crescita ma non si può tralasciare il resto. Volendo parlare di soluzioni: di sicuro bisogna costruire insieme un piano credibile, concreto prendendo magari esempio dalle aziende che per crescere puntano sulle forze (e non le abbattono) limitando le debolezze”. Poi ha concluso: “la percezione dell’ascolto può essere soggettiva ma quando è così trasversale assume un’oggettività che sta a dire che non c’è stata la capacità di ascoltare. L’impressione è che si vada a tamponare su tutto, si fanno interventi con i quali si vuol coprire un buco che si riaprirà più grande”. Sulla stessa lunghezza d’onda il segretario della csdl Giuliano Tamagnini “Noi col governo dal momento in cui si è insediato al di là delle dichiarazioni di buona volontà non siamo mai riusciti a dialogare. Su Carisp sarebbe bello fosse fatta chiarezza, sono stati portati a perdita tutti i crediti non performanti senza che ciò sia stato argomentato fino in fondo e questo a me lascia l’amaro in bocca. Abbiamo domandato a tutti nessuno ci ha dato risposta. Io non dico che 109 incassati non vadano bene ma non ci sono stati dati gli strumenti per valutare. Si parla poi con leggerezza di altri 450 milioni che potrebbero essere spesi per un’altra incorporazione. Così il Paese muore, non si va avanti. Il fardello di Cassa va chiarito, non si può continuare a dire che va bene perché chi lo ha fatto dice che va bene così. Poi pesa il retropensiero del fatto che magari ci possa essere un altro obiettivo su Carisp, perché volerla ripulire? La si vuol poi mettere sul mercato”? Troppe, è emerso chiaramente, le fratture tra governo e sindacato per bloccare lo sciopero alle porte. “Le condizione ci sarebbero – ha buttato là Tamagnini – ma si dovrebbe fare un passo indietro sui tagli fuori dai contratti e soprattutto si dovrebbe rinunciare al non trasferimento di 30 milioni al fondo pensioni”. Per il consigliere di Rete Roberto Ciavatta anche lui ospite della trasmissione la faglia tra maggioranza e opposizione origina infatti proprio dalla non volontà di fare chiarezza. “Nella scorsa legislatura pur con tutte le contrapposizioni forti c’erano occasioni più o meno ogni mese in cui qualche quadra si trovava, emendamenti che venivano accolti e progetti di legge portati avanti. Tutto questo si è bloccato in questa legislatura composta da persone che spesso non avevano mai avuto un’esperienza politica che chi aveva necessità di gestire il tutto ha fatto in modo di stringere a sé attorno ad un progetto e non c’è modo miglior se non quella di trovare un nemico. A noi non è mai capitato di venire coinvolti veramente in un tavolo di trattativa. Ci portano a conoscenza di scelte già prese. Verrà nominato un magistrato ed è già stato detto il nome in consiglio da un membro della maggioranza. Venerdì verrà nominato un magistrato già scelto. Il segretario Celli che si è dovuto dimettere viene sostenuto ancora a spada tratta da chi ne ha preso il posto. La commissione di controllo ci dice che il circondario cresce molto più di noi, ci dice che nel 2017 c’è stato un decadimento, parla di una situazione che si potrebbe considerare come non più risolvibile. Si deve veramente ragionare per il bene del Paese, è stata data tutta la disponibilità. Sul piano di sviluppo il governo se ne è lavato le mani, ha preso dei consulenti e ha detto: diteci cosa dobbiamo fare”. Il segretario Guidi ospite della trasmissione si è detta d’accordo con tutti gli interventi salvo lasciare intendere alla fine che da parte del governo non ci saranno né ripensamenti né passi indietro.

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