San Marino. Legge sull’editoria. David Oddone intervista Carlo Romeo, Dg Rtv

RomeoQuali gli elementi positivi della nuova legge sull’editoria?
“Nessuna legge è perfetta e comunque questa è in ogni modo molto lontana dalla perfezione. Ciò non toglie che è una base, che garantisce una base contrattuale a chi lavora nel settore, che garantisce al cittadino di sapere chi è il proprietario del giornale – questo è fondamentale in qualsiasi contesto che garantisca la libertà di essere informati perchè non è solo certa politica a tentare condizionamenti. E poi, in merito a questo, quali finanziamenti, da dove provengono e come li utilizza. Trasparenza insomma. Non è casuale che una delle prime cose del nuovo corso di Rtv è stato mettere on line la documentazione mentre prima non c’era neppure lo statuto… Per inciso – visto che Tribuna se ne è occupata recentemente e la ringrazio – il mio stipendio insieme al mio cv è sempre stato sul sito Rai. Quando sono stato distaccato a Rtv è passato sul nostro sito. Credo sia normale (anche se in Rai per esempio non lo è) e doveroso. Le polemiche però si sono concentrate curiosamente sulle nomine e non sull’ aspetto della trasparenza delle proprietà e dei finanziamenti. Un altro aspetto che considero positivo è il fatto che le istituzioni nominano i garanti. A me, l’ho detto ogni volta che me lo hanno chiesto, sembra normale in democrazia. Altrimenti se ci si giudica, ci si controlla e ci si condanna dall’interno della categoria, mi sa molto di corporazione e il corporativismo non è nella mia cultura. Il controllo è e deve essere esterno altrimenti che controllo è? Poi il metodo di formazione dell’Autorità mi sembra pluralista. Chiaramente se la politica poi deciderà di mettere il tizio incapace che però porta dieci voti agli amici degli amici sarò il primo a farlo notare. Buono anche il fatto degli accrediti. In qualsiasi parte del mondo la prima cosa da fare è accreditarsi presso i vari Ministeri delle Comunicazioni per essere garantiti nel proprio lavoro e poterlo fare al meglio. In certi Paesi non farlo vuol dire finire in galera con l’accusa di spionaggio. A chi piace”.

Quali quelli negativi?

“Diversi. Quando coloro che avevano la delega per stendere materialmente la bozza hanno chiesto anche a me un parere, ho sottolineato alcuni aspetti a mio avviso discutibili. Qualche critica è stata accolta, molte altre no. Struttura di base che ha come riferimento la vecchia legge fascista che istituiva l’Ordine in Italia. Si potevano scegliere modelli più moderni di quello italiano che pesa parecchio su questa legge e più adeguati alla dimensione e al contesto di San Marino.

Uno degli aspetti che più mi ha lasciato perplesso è il frazionamento professionale in una realtà così piccola e in un contesto globale che va verso l’opposto. Io, avendo cominciato con radio e tv locali mi sono affezionato alla tessera di pubblicista. Quando sono entrato in Rai ci sono entrato come manager e sono due lavori che bisogna saper coniugare in realtà come Rtv, altrimenti è a rischio l’azienda stessa. E poi Ugo Stille è stato uno dei più grandi direttori del Corriere della Sera ed era pubblicista così come lo era Pierpaolo Pasolini, Rossana Rossanda, grandissima giornalista, o ancora Giovanni Minoli che di giornalismo televisivo qualcosa mastica. La vicenda degli esami la trovo un po’ buffa. Con Sergio Barducci ci siamo fatti un sacco di risate ma va bene così. Sono venti anni che insegno giornalismo radiotelevisivo in posti come la Luiss e la Scuola di Giornalismo dell’Università di Bologna e sarà un po tornare giovani, se tocca fare gli esaminati e non gli esaminatori. Mi piacerebbe peraltro che a esaminarmi fosse Anna Sirotti. Era nel primo corso della Scuola di Giornalismo dell’Università di Bologna e io ero uno dei suoi docenti. Nemesi storiche”.

Quali emendamenti proporrebbe?

“Semplificherei radicalmente le distinzioni interne e verificherei i contratti con gli editori come elemento determinante. Potenziare garanzie per pubblico e giornalisti ma anche per gli editori senza i quali non ci sarebbero nè gli uni nè l’altro. Cercherei anche di chiarire meglio che il giornalismo si basa sui fatti e sulle opinioni, regolarmente separate fra loro. Una opinione non è una notizia e una notizia non è una opinione. La legge deve avere questo come uno dei suoi pilastri”.

Quale potrebbe essere una legge di riferimento interessante e perché?
“A me personalmente piacciono le leggi del Nord Europa che hanno una solida tradizione liberale, in grado di tutelare al tempo stesso giornalisti, editori e lettori, con rigore ma nel rispetto della libertà di informare e di essere informati, cosa notoriamente diversa dal diffamare e essere diffamati. Sono leggi capaci di recepire e assimilare nuovi media come il web. Si ê preferito purtroppo il riferimento italiano. Mi rendo conto che il lavoro degli altri è sempre più facile, soprattutto se sono politici. Comunque sia è da apprezzare il lavoro fatto da Iro Belluzzi. Poteva fare come fa certa politica di fronte ai problemi. Prendere tempo, tanto una buona scusa si trova sempre”.

La Tribuna