San Marino. Libera sempre più centrale: il naufragio dell’aggregazione socialista trasforma il “ranocchio” Matteo Ciacci in avvenente e desiderata principessa

Enrico Lazzari

Perdono il Psd e la sua giovane sposa Md, perde il Partito Socialista, perde Elego. Pareggiano Alleanza Riformista (Mis e Noi Sammarinesi) e Motus Liberi, vince -ma con altissimo rischio di sconfitta improvvisa- la Democrazia Cristiana. Vince senza riserve Libera che, con o senza accordo con Demos (a sua volta fra i vincitori di oggi), si preannuncia seconda forza consigliare nella prossima legislatura. 

Repubblica Futura e Rete? Sconfitte, ormai irrimediabilmente, dall’isolamento in cui si sono cacciate, in particolare la prima visto che la seconda potrebbe trovare una intesa dell’ultimo minuto con Libera, ma con il peso politico di un granello di sabbia nella Riviera Romagnola.

Infatti, mentre gli assetti politici attuali appaiono estremamente fluidi, la posizione assunta da Rf e Rete appare ben consolidata, con i primi scaricati traumaticamente e troppo recentemente da Libera (all’epoca SSD) per essere nuovamente imbarcati come alleati, nonché impegnati in una guerra aperta contro il “Partitone” che li pone agli antipodi di Via delle Scalette; e i secondi -oltre che divisi da un muro invalicabile dal Pdcs dopo la crisi voluta appena qualche mese fa- pronti a subire una batosta elettorale che potrebbe assumere dimensioni devastanti.

Se il progetto di aggregazione socialista aveva sparigliato profondamente le “carte”, il naufragio dello stesso progetto le ha rimescolate del tutto, trasferendo dalla nascente nuova “casa” del socialismo sammarinese a Libera il ruolo di polo su cui costruire una alternativa o una solida e coesa base di alleanza per il partito di maggioranza relativa, il Pdcs appunto.

Non è un caso che oggi tutti i “cespugli” e “cespuglietti” della politica sammarinese paiano imbarazzati, impacciati pretendenti alla mano della principessina (Libera; ndr) in un qualunque ballo di corte.

Proprio la situazione attuale rappresenta una minacciosa incognita per il Pdcs, che nella sua strategia del “con tutti e con nessuno” rischia poi di ritrovarsi opposto ad una corazzata “rossa” e passare da vincitore -tale è ora- a sconfitto nella formazione del nuovo governo che scaturirà dalle urne nella prossima primavera.

Per una analisi più autorevole servirebbero dei sondaggi. Ma questi non ci sono e quel che circola “clandestinamente” e che in tanti avrete visto nei giorni scorsi è un palese -e anche fatto male- fake. A gettare altra incertezza contribuisce poi la probabile se non scontata emorragia di consensi dal Movimento Rete verso le altre forze politiche e, soprattutto, verso schede bianche, nulle e astensionismo. Ma una analisi razionale è comunque possibile, basandosi sui risultati che le diverse forze politiche hanno ottenuto nelle ultime elezioni e sui fenomeni già registrati oltre confine.

Fisiologicamente, ad ogni elezione, una percentuale di elettori si travasa dalla maggioranza alla minoranza e ciò dovrebbe determinare una conseguente e piccola crescita dei consensi di Libera, Demos e Repubblica Futura. Ma, come detto, il grosso del cambiamento di equilibri in termini di termini di consenso fra le diverse forze politiche lo determineranno i tanti “ex-elettori” del Movimento simil-grillino, che probabilmente porteranno ad abbassare -rispetto alle elezioni del 2019- sia l’affluenza che il numero di voti validi.

A beneficiare maggiormente di questa emorragia retina sembra destinata ad essere Demos, sia perchè ha saputo sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda con i consiglieri fuoriusciti un paio di anni fa da Rete, sia per le caratteristiche per certi versi simili fra i due partiti. Vista la caratteristica del voto retino del 2019 il beneficio determinato sulle forze politiche storiche e tradizionali non sarà pesante, anche se pure un solo voto, con il sistema di ripartizione dei seggi in vigore, potrebbe spostare un seggio da una forza all’altra.

Alla luce di tutto ciò possiamo ora ipotizzare che gli unici mutamenti sostanziali -anche in forza del naturale cambio generazionale del corpo elettorale- potrebbero sintetizzarsi in un paio di consiglieri in più per Libera, un forte aumento di consensi e di seggi per Demos -che comunque parte da una base pari a zero-, un lieve calo del “Partitone” e una sostanziale tenuta di Repubblica Futura e Motus Liberi.

Più preoccupante il futuro, invece, per i partiti di cultura socialista e riformista coalizzati nel 2019 in Npr e, soprattutto, per Elego, tutti oggi divisi fra loro dalle tensioni determinate dal naufragio del progetto di aggregazione. Se saprà restare unita solo Ar (Mis e Ns) sembra in grado di presentarsi alle urne senza il patema del quorum che, invece, affliggerà Psd, Ps ed Elego, con i primi forse in grado di superarlo di “corto muso” nonostante la fusione con Md, ma gli altri due pressochè spacciati prima dello spoglio.

Alle prossime elezioni, però, probabilmente Ps ed Elego andranno insieme, in una unica lista, e sommando i 361 voti di Elego (2,01% nel 2019) a quelli “storici” del simbolo del Garofano (7,70% nel 2016, ultimo dato di lista disponibile) non dovrebbero fallire l’obiettivo del quorum. Più incerto, invece, il futuro del Psd, visto che per questa forza politica non si intravede, al momento, una possibilità di alleanza nel bacino socialista, seppure -come per il Ps- il confronto con Libera a sinistra e Motus Liberi nell’area liberal appare “sommerso” ma serrato.

Sta di fatto che nessun partito dell’area socialista, da solo, può oggi ritenersi al sicuro dal rischio di scomparire dagli scranni consigliari in assenza di una intesa, almeno elettorale.

Infine, Libera e, indirettamente, il Pdcs, già oggi vicinissimo ad Ar. Il partito di Matteo Ciacci, vista la strategia “fluida” e del “con tutti e con nessuno” di quello guidato da Giancarlo Venturini, è fortemente corteggiato sia dal Partito Socialista di Augusto Casali -a sua vota in forte sintonia con Elego di Paride Andreoli– e da Demos di Alessandro Rossi, che potrebbero portare in dote -a spoglio ultimato- anche cinque o sei consiglieri che, se uniti agli 11 o 12 che presumibilmente saprà eleggere Libera potrebbero più o meno pareggiare il risultato elettorale del Pdcs e -visto l’isolamento di Rf e la percepita inaffidabilità di Rete- costringere i due blocchi a dar vita insieme all’unica maggioranza seria possibile, riducendo sensibilmente il peso politico, in governo e maggioranza, dei cespugli socialisti.

Il cammino verso le elezioni è comunque ancora lungo e il passato ci ha insegnato che in politica il mai significa forse, il definitivamente significa si vedrà e ogni patto vale meno di un soldo bucato

Enrico Lazzari