San Marino. Libere riflessioni sul ruolo degli organismi internazionali e la costruzione del processo di pace … di Angela Venturini

Pace, democrazia, libertà: temi forti e sempre ricorrenti nel dibattito, non solo politico. Purtroppo partiamo sempre dal pregiudizio che noi siamo l’Occidente, crediamo in valori universali e vogliamo che tutti ci seguano su questa strada. Un pregiudizio nato da una parte del mondo dominata dall’America e dalla paura delle sue bombe. 

Tutti abbiamo visto il film “Oppenheimer” e non abbiamo capito nulla perché la sua tragica vicenda serve sempre a ricordarci come il “sistema” possa diventare un martello per il diritto, la libertà individuale e d’opinione; e a farci riflettere sul fatto che la pace occidentale che abbiamo vissuto per quasi 80 anni è stata costruita sulla bomba atomica, cioè su una tragedia inenarrabile e sulla paura che ciò possa succedere di nuovo. 

Da questo sentimento sono nati gli organismi internazionali tramite i quali si cerca di governare il mondo e si è creata quella sfera giurisdizionale attraverso cui si giudicano le infrazioni. Tuttavia, nel grande succede come nel piccolo: si è sempre più teneri e arrendevoli verso gli amici e i parenti, verso chi ci è vicino o con chi si fanno affari. Il cattivo è sempre dall’altra parte.

Per questo, spesso non capiamo il comportamento degli organismi internazionali verso vicende geopolitiche particolarmente violente e verso decisioni che ci appaiono schizofreniche in quanto diverse a seconda di chi c’è di fronte. Le Nazioni Unite sono oggi la rappresentazione plastica della distanza che può intercorrere tra le buone intenzioni e la realtà che realizza quelle intenzioni. Invece, sarebbe assolutamente necessario stabilire in modo chiaro che se un Paese ne invade un altro, l’ONU deve intervenire entro 24 ore, qualsiasi sia la ragione che ha fatto scaturire il conflitto. Solo così si potrà dare valore alle Nazioni Unite.

Altrimenti accade che mentre si prendono disposizioni drastiche contro la Russia che invade l’Ucraina, la Russia compera in Cina e le disposizioni perdono ogni efficacia. Oppure accade che ci siano Paesi che non firmano le risoluzioni per la pace in Medio Oriente e così si continuano a bombardare scuole e ospedali. Né si prendono provvedimenti per chi non rispetta le risoluzioni per limitare il climate change e per abbassare le temperature su tutto il Pianeta con la riduzione delle emissioni di CO2. Il filo rosso che lega ciascuna di queste situazioni è sempre e solo l’economia. Ognuno guarda ai soli propri interessi e al proprio vicino di casa.

Altro esempio: Putin è stato condannato. Netanyahu è stato condannato. È successo qualcosa? No!

La conclusione di questi ragionamenti, per altro assai empirici, è che la rivoluzione politica e concettuale avvenuta dopo la Seconda Guerra Mondiale con la creazione degli organismi internazionali per garantire la pace nel mondo, ormai vale ben poco. Purtroppo ci sono Stati che se vogliono la guerra, fanno la guerra; se vogliono inquinare in nome dello sviluppo, lo fanno tranquillamente; se vogliono calpestare i diritti umani, non vengono perseguiti da nessuno. Ricordiamo che oggi ci sono 193 Paesi aderenti all’ONU. Hanno lo status di osservatori solo il Vaticano, la Palestina e Taiwan. Qualcosa in più si dovrebbe fare.

Ma cosa ha fatto l’ONU in questi ultimi due o tre anni di guerra? Niente! malgrado la condanna dell’Assemblea Generale per la guerra. Le azioni concrete si sono rivolte a fornire qualche aiuto ai profughi, a garantire l’importazione del grano necessario per il funzionamento del World Food Program, ma niente altro di veramente tangibile per mantenere la pace e garantire la sicurezza dei civili.

Questa situazione di grandissima conflittualità e di disparità di trattamento porta a temere per la democrazia e per la libertà anche nei nostri Paesi, sempre sotto minaccia per via della possibili crisi energetica o per il rischio di scoppio di una bomba atomica. Ma i rischi sono più profondi e spesso non immediatamente percettibili, come affermava Tawakkol Karman, Premio Nobel per la pace nel 2011. “Una democrazia sana poggia sullo stato di diritto, che la protegge sia dall’estremismo sia dalle svolte autoritarie e permette una transizione pacifica del potere. Quando si negano i diritti delle persone, al contrario, le si spinge verso il radicalismo e il conflitto violento. Lo stesso avviene nelle relazioni internazionali”. 

Concetti fondamentali che, qualche tempo fa il Presidente Mattarella ha ulteriormente rafforzato: “Pace, democrazia e libertà, mai sono acquisite per sempre: bisogna costruirle e difenderle ogni giorno, ovunque siano minacciate”. 

San Marino vive nella parte fortunata del mondo, quella lontana dalle guerre, quella del benessere e della libertà. In più è così piccolo e totalmente privo di risorse primarie, che non fa gola a nessuno. Le sue istituzioni poggiano su una tradizione democratica che affonda le sue radici nell’Arengo dei pater familias, ma la saggezza degli antichi legislatori che hanno gettato le basi della struttura istituzionale odierna è continuamente minacciata da una politica che sembra perdere di vista sempre più il cosiddetto bene comune. Insomma una classe politica più votata agli interessi di parte e di partito, che è esattamente il contrario dell’antico concetto di democrazia. Su questo aspetto bisogna non abbassare la guardia. 

Angela Venturini