San Marino. Libertà di stampa violata e diritti umani calpestati: Oddone vince il primo round a Strasburgo. Michele Cucuzza intervista l’avv. Pagliai

Accade sempre più spesso che la “verità” raccontata a San Marino, una volta varcati i confini, assuma contorni molto diversi. E’ il caso del collega David Oddone, apprezzato e premiato anche di recente in Italia, che tutto a un tratto viene dipinto sul Titano come colpevole di condotte fraudolente. Per poi tentare in ogni modo di metterlo a tacere infrangendo procedure e violando norme con un vero e proprio fuoco di fila proveniente da diversi attori e ben orchestrato. Eppure egli non si è perso d’animo. Tanto che la verità piano piano sta emergendo fragorosa. Per conoscere i contorni di questa storia grottesca che purtroppo nessuno a San Marino ha voluto approfondire, ci affidiamo all’avv. Stefano Pagliai del foro di Firenze, che difende Oddone davanti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

Avvocato, partiamo proprio da qui. Avete superato il primo fondamentale vaglio previsto dalle procedure della Corte.
“Sì, ci hanno comunicato qualche giorno fa che il ricorso che abbiamo presentato davanti alla Corte Europea è ammissibile. Delle violazioni di cui abbiamo dato conto ai Giudici europei è stata ritenuta degna di approfondimento quella da noi considerata più grave, ovvero quella di non avere mai avuto la possibilità di un confronto con chi ci accusava. Siamo dunque molto soddisfatti. A breve inizierà il contraddittorio tra le parti – Governo sammarinese e difesa di David Oddone – come previsto dalle procedure”.

Può riassumerci brevemente la vicenda?
“Certamente. Sostanzialmente il mio assistito è stato accusato di condotte molto gravi a seguito di un’indagine svolta in maniera a dir poco discutibile e condotta da parte di agenti di polizia giudiziaria che avevano avuto molto a che ridire con Oddone a seguito di suoi articoli giornalistici. Erano fioccate anche diverse querele a tutto dire della serenità ed imparzialità di giudizio di chi stava indagando. La prova principale a disposizione dell’accusa inoltre è costituita proprio dalle dichiarazioni di persone che la difesa – all’epoca non rappresentata da chi le parla – non è mai stata messa in condizione di contro-esaminare. Quando qualcuno accusa un’altra persona di un reato è doveroso consentire e mettere in condizione l’accusato di poter contro-interrogare il suo accusatore. Consideri che non si tratta di questione da azzeccagarbugli ma di un principio riconosciuto in tutte le carte dei diritti fondamentali sovranazionali e dalla stessa Costituzione italiana all’art. 111”.

Anche l’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia Romagna ha manifestato forti perplessità.
“Esattamente. Il Consiglio di disciplina dell’Emilia Romagna, che doverosamente ha aperto un procedimento disciplinare in presenza di una condanna, una volta prese in mano le carte, ha dovuto constatare che, parole loro, ‘il processo sammarinese, se paragonato alle caratteristiche della legislazione italiana, ha offerto scarse garanzie all’imputato’. Proprio per questo anche la giustizia disciplinare ha sospeso ogni valutazione in attesa delle determinazioni di Strasburgo. C’è ben poco da aggiungere se non porsi parecchie domande.”

Quali ad esempio?
“Non mi piacciono le teorie della cospirazione quando me le trovo davanti in Tribunale quindi si figuri se sono io a prospettarle. Ma effettivamente in questa vicenda l’impressione che si sia voluta eliminare dalla scena una voce scomoda è molto forte. Ma l’importante, come sempre, è non arrendersi e non scoraggiarsi. Anche a San Marino, come dovunque fosse possibile, ci siamo rivolti agli organi competenti per contrastare decisioni che ritenevamo assolutamente ingiuste. Pensi che a San Marino in prima battuta Oddone non era stato sospeso dalla Consulta dei Giornalisti sulla base di un’interpretazione della Legge e trascorse poche settimane si è radicalmente ribaltato quel parere da parte dello stesso organo con motivazioni francamente incredibili. Anche su questo abbiamo presentato ricorso ed attendiamo fiduciosi e sereni la decisione del Giudice”.

Lei quindi intravede in questa storia profili di possibile violazione della libertà di stampa?
“Io ed il mio assistito non chiediamo altro e non rivendichiamo nient’altro che il rispetto delle leggi e la corretta applicazione delle procedure: in tal caso accetteremo qualsiasi decisione, sia positiva che negativa. Quando però, mi consenta, si stravolgono norme, principi e prassi come ho visto troppo spesso fare in questa vicenda l’idea che lo si sia fatto per eliminare – ad ogni costo! – una voce scomoda dal coro non può non emergere. Detto questo, come ben sa meglio di me, il tema della libertà di stampa – che si traduce, molto più banalmente, nella libertà per il giornalista di fare il proprio mestiere a patto di non violare la legge ma senza subire interferenze di alcun tipo – è oggi più che mai oggetto di dibattito e contrasti sia a livello nazionale che internazionale. In questo senso ritengo che l’affaire Oddone a San Marino sia particolarmente emblematico: detta in termini investigativi vi sono molti indizi sul fatto che si sia voluto colpire l’Oddone – giornalista per il suo lavoro e non l’Oddone – cittadino che potrebbe anche aver sbagliato. Ad un sistema giudiziario dotato di robusti anticorpi spetta il compito di separare il grano dal loglio. Ed è a questo che noi ci rivolgiamo e nel quale continueremo, nonostante tutto, a confidare”.

Il Direttore di Repubblica Sm
Michele Cucuzza

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