San Marino. L’ombra del “crac CIS” anche su FONDISS….di Angela Venturini

La presentazione pubblica del rendiconto 2023 di FONDISS (giovedì sera alla sala Montelupo) è l’occasione per fare il punto sulla gestione delle risorse, ma anche per capire dove sono i nodi da sciogliere per un rendimento maggiore. 

Ne parlano, in rappresentanza del Comitato Amministrativo: la presidente Marilisa Mazza, la dottoressa Laura Carattoni e l’avvocato Maria Antonietta Pari. Tre donne, tre specialiste in una materia assai arida com’è la gestione dei fondi previdenziali: e anche questo è un bel messaggio che viene da San Marino. Pubblico pressoché assente, nonostante l’argomento interessi tutti i cittadini. Presenti solo alcuni addetti ai lavori, sindacati e associazioni datoriali. 

Ci sono notizie buone e altre molto in chiaroscuro. FONDISS è un pilastro giovane, ma solido e in continua crescita. Crescono gli iscritti, ormai 40mila. Cresce il valore della quota, partita da 10 euro il 31 dicembre 2012; arrivata a 11,362 il 31 dicembre 2023; già a 11,560 il 31 maggio di quest’anno. 

Crescono anche le entrate, sia in funzione dei nuovi iscritti, sia come conseguenza dell’aumento degli stipendi registrato lo scorso anno.

Purtroppo il rendimento non raggiunge il livello inflazionistico per una serie di impedimenti normativi che hanno assoluta necessità di essere riformati. Ma tutte le proposte che ormai da anni vengono presentate dal Comitato Amministrativo si abbattono contro il silenzio della politica. 

Così, un patrimonio che tocca ormai quota 216 milioni di euro non può essere allocato secondo asset diversificati, come deciso già dal 2020, proprio perché manca la riforma della legge. Altro grosso problema è la duplice funzione di Banca Centrale (di cui la stessa BCSM è perfettamente conscia), che è sia banca depositaria, sia banca di vigilanza. 

Pertanto, l’intero patrimonio viene diviso tra le quattro banche presenti in territorio sulla base della migliore offerta e del vincolo che impone il limite massimo degli affidi al 40 per cento del totale. In cima alla migliore offerta, quest’anno, è stata la Cassa di Risparmio con un 3,40 di interessi. Le altre banche, che si dividono il resto delle risorse in proporzione alle rispettive offerte, seguono con pochi punti di differenza. 

Ci può essere un rischio di cartello, vista la ristrettezza del mercato? Nessuno è disposto a mettere la mano sul fuoco. Il Comitato Amministrativo suggerisce la possibilità di altri tipi di investimenti, ovviamente tranquilli e non a rischio, come quelli nel settore assicurativo. Ma per il momento è impossibile. 

Una zona d’ombra tutta da sistemare è relativa a quel “letamaio di banca CIS” (testuali parole pronunciate in sala dal segretario generale CSDL). 

È emerso infatti che dal 2014, banca CIS non ha versato i contributi del secondo pilastro, pur avendoli detratti dalle buste paga di tutti i dipendenti. Dopo il crac del 2019 e tutte le vicende che ne sono seguite, la SGA (Società di gestione degli attivi) ha liquidato a FONDISS 100 mila euro, così come era stato garantito per tutti i correntisti. In quel momento, lo Stato avrebbe dovuto restituire l’intera accumulo, perché in questo caso non è una massa unica, ma corrisponde ai versamenti di ciascun dipendente. In pratica, ogni centesimo della cifra ha un nome e cognome: sono soldi dei dipendenti, dei cittadini e per ognuno di loro il corrispettivo è sicuramente inferiore a 100 mila euro. Così, tutti devono ancora avere gran parte dei loro soldi. 

Anche in questo caso, occorrerebbero scelte politiche e finanziarie precise, oltre che una modifica di quel memorandum siglato nel 2019 proprio per cercare di evitare ulteriori problemi come quelli creati da banca CIS. 

L’ultima annotazione riguarda l’erogazione delle rendite di FONDISS. A parte alcune richieste di anticipo, che vengono elargite in base ai casi previsti dalla legge, oggi chi va in pensione si vede liquidare in una soluzione unica l’intero patrimonio versato negli anni. Ma così non viene rispettato l’obiettivo fondante del secondo pilastro, creato appositamente per integrare la pensione derivante dal primo pilastro con una rendita aggiuntiva e mantenere in questo modo un analogo tenore di vita.  Manca tutta una serie di adempimenti e di calcoli attuariali che sono complessi, ma non impossibili e che a quest’ora avrebbero dovuto essere pienamente operativi.

Insomma, ci sarà da rimboccarsi le maniche, sia per i nuovi membri del Comitato Amministrativo visto che molti di loro sono in scadenza, sia per il nuovo governo. Che speriamo si prenda a cuore anche la riforma di FONDISS, visto che stiamo parlando un “tesoretto” che merita tutte le attenzioni.  

Angela Venturini