San Marino. L’onda lunga dei fatti che nascono nel 2017 e arriva fino all’attuale riforma giudiziaria … di Alberto Forcellini

A leggere certe notizie, sembra che il problema più grosso di San Marino siano le esternazioni del Consigliere Luca Boschi pronunciate notte tempo, la scorsa estate, a Palazzo. In particolare quando affermò che il governo attuale fu fatto dal giudice Valeria Pierfelici. Dopo sei mesi, c’è ancora chi chiede perché non si è indagato. A parte che l’onere della prova dovrebbe spettare a chi produce certe affermazioni. A parte che sembra davvero improbabile che il giudice Pierfelici abbia potuto condizionare il voto della stragrande maggioranza dei sammarinesi. A parte che il Congresso di Stato ha immediatamente replicato con una nota ufficiale in cui, tra le altre cose, ha bollato come ingiuriose le parole di Boschi nei confronti del Consiglio e di tutti i cittadini.

A parte tutto ciò, il problema è che anche questa vicenda pare voler alzare il solito polverone su altre storie che si vorrebbero cancellare dalla memoria dei cittadini e che a ben guardare sono legate da un filo rosso che tuttora continua a srotolare.

È l’onda lunga di fatti che nascono nel 2017, nel mese di luglio, con il famoso caso Titoli e un decreto emesso nottetempo per svuotare le casse di Fondiss a beneficio di Confuorti. Non dimentichiamo suo fratello, il decreto 79/17, che all’articolo 6 tramutava in titoli di Stato i crediti di imposta concessi alle banche. Tra le quali, la maggior beneficiaria era banca CIS, per circa un’ottantina di milioni. Il governo Adesso.sm trasformava con un tratto di penna un credito in un debito a carico del bilancio pubblico. È semplicemente cronaca.

Entrambi furono abrogati dieci giorni dopo la loro emissione, ma il decreto titoli aveva già provocato i suoi effetti, tra cui esposti in tribunale. Come un sasso nello stagno,  onde disastrose colpirono anche BCSM. A quel punto, il governo mise in discussione il tribunale. Quando l’allora dirigente Valeria Pierfelici, in commissione giustizia riferì dei rapporti stretti che intercorrevano tra il giudice Alberto Buriani e il gruppo CIS (oggi ampiamente dimostrati dalle due relazioni della commissione d’inchiesta) si volle far passare le sue rivelazioni come gossip. Cioè chiacchiere senza fondamento. Per questo le fu revocato l’incarico nel marzo 2018, con un atto non sostenuto da alcuna norma di legge.

Quando arrivò Guzzetta le cose non andarono meglio. Ogni atto, ogni vicenda nascondeva una vera e propria escalation di misure attraverso le quali si poteva leggere in trasparenza la difesa del gruppo Grandoni. L’obiettivo era portare a casa la vendita degli NPL e di tutta Carisp, ormai fatta fallire. Anche quando banca CIS saltò per aria (gennaio 2019) si fece di tutto per venderla (o regalarla) agli amici della cricca (Stratos e Lunalogic), mentre il tribunale faceva quadrato per tenere la posizione sui giudici amici e si perseguiva a colpi di mannaia giudiziaria coloro che tentavano di smantellare quel progetto delinquenziale, come poi lo ha descritto la commissione d’inchiesta.

Il nuovo governo che succede ad Adesso.sm nel gennaio 2020 mette subito le mani sulla giustizia per riportare ordine ed efficienza dove era regnata l’anarchia. La lotta è feroce. Ormai all’opposizione, Libera (ex SSD) e RF (ex AP) tirano fuori l’artiglieria pesante non solo per contrastare l’azione di governo, ma anche per screditare San Marino sul fronte internazionale. Non si sono mai viste tante lettere e comunicati a firma di giudici come nell’estate 2020.

Intanto, comincia a prendere corpo qualche indagine sui fatti intercorsi dal 2017 in poi. Buriani viene sottoposto ad azione disciplinare “per azioni suscettibili di controllo”. Viene sollevato dall’incarico, fino alla sentenza Bin (giugno 2021), che lo giustifica in tutto e per tutto. Per RF è una vittoria, per altro assai strombazzata su tutti i media. Ma i fascicoli aperti ci sono e nell’agosto 2021 Alberto Buriani viene rinviato a giudizio per abuso di autorità, rivelazione di segreto istruttorio speciale, falsa testimonianza.

Nel frattempo, il nuovo dirigente Giovanni Canzio mette in fila tutto e, insieme con un gruppo di lavoro altamente qualificato, redige una legge di riforma dell’ordinamento giudiziario che mette il punto zero rispetto al passato, disegna un nuovo equilibrio istituzionale, stabilisce autonomia e indipendenza per l’organo di autogoverno del tribunale, mette le basi per l’esercizio della correttezza e della professionalità; individua i livelli di incompatibilità, responsabilità civile, doveri dei magistrati e responsabilità disciplinare. Quattro i livelli di sanzione: ammonimento, censura, sospensione dalla retribuzione, destituzione nei casi più gravi.

Libera e RF trasformano il dibattito su questa legge nella battaglia per la vita. Non paghi di un responso consiliare inequivocabile (ben 43 voti a favore) si pensa all’ennesimo referendum. A guidare il comitato promotore è Fabrizio Perotto, ex Consigliere e noto esponente di RF. Inquietanti le sue affermazioni alla tivù: “Vogliamo che non ci sia un colpo di spugna sul processo Conto Mazzini”. Cosa c’entri la riforma col processo Mazzini ormai alle sue ultime battute, lo sa solo lui. L’obiettivo vero è rallentare il ripristino dello stato di diritto e la possibilità di sanzionare un giudice rinviato a giudizio. In pratica si tenta ancora la difesa di Buriani, quello che lui ha rappresentato negli anni ruggenti del governo Adesso.sm, i tanti segreti che presumibilmente ancora nasconde.

Il Collegio Garante ha respinto la richiesta referendaria qualche giorno fa, la giustizia riprende il suo corso. Gli effetti dell’onda lunga li vedremo prossimamente.

a/f