San Marino. LOTTO contro la violenza sulle donne: l’indagine della CSU e le altre iniziative. A settembre arriva Gino Cecchettin

Tra l’8 marzo e il 25 novembre c’è una quotidianità inaccettabile fatta di violenze e di molestie contro le donne, di cui si ha percezione solo quando si arriva al femminicidio. Per questo, la CSU ha voluto costruire un ponte ideale tra queste date, fatto di iniziative volte a far crescere la consapevolezza delle persone, della politica e delle istituzioni; ma fatto anche di attività di formazione e informazione, cardini fondamentali per un nuovo processo culturale. Soprattutto sui luoghi di lavoro, materia privilegiata dell’agire sindacale. Per questo è nato il progetto: LOTTO contro violenze, molestie e discriminazioni sul lavoro, l’indagine anonima attraverso cui creare una base dati a supporto delle iniziative in grado di sradicare un atteggiamento culturale antico quanto il mondo e su questi innescare tutte le altre attività.  I primi dati sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa che ha visto schierate le tante sfaccettature della struttura organizzativa CSU. 

Abbiamo voluto realizzare un questionario veloce e anonimo per far sentire sicura la persona” ha esordito Simona Zonzini, facendo risalire l’idea alla campagna iniziata nel 2023 con una panchina rossa installata all’ingresso della sede sindacale su cui era scritto: «Io ti credo». Ha quindi precisato: “Volevamo dare un messaggio di ascolto senza pregiudizi perché spesso i segnali della violenza si nascondono sotto mille sfumature e si rischia di non coglierli”. Ha quindi chiarito che l’indagine sindacale non sostituisce la statistica ufficiale ma vuole essere di sprone a quel Piano Nazionale votato all’unanimità con le forze politiche e il governo, ma non ancora partito. 

I primi dati dell’indagine sono stati invece illustrati da Luca Villani. Sono 262 le risposte anonime ricevute, di cui il 60 per cento riguardano violenze / molestie contro le donne, in particolare quelle più giovani. Ed è proprio in questa fascia, la più colpita, che c’è minor propensione alla denuncia. Un altro dato è relativo alla precarietà e all’insicurezza: dove non c’è un contratto a tempo indeterminato, le lavoratrici sono esposte a maggiori fattori di rischio.  È questo uno strumento di analisi e di ascolto – ha puntualizzato Villani in merito all’indagine – radicato proprio là dove avvengono i fatti, perché questo dà una maggiore percezione di tutela”. Ha quindi anticipato che il prossimo questionario sarà strutturato sul “lavoro di cura”, quasi sempre a carico delle donne, per capire meglio quanto questa funzione incida sul carico temporale ed emotivo. 

A Milena Frulli il compito di illustrare le due prossime iniziative della CSU. La prima, già calendarizzata per il 22 settembre, con l’arrivo di Gino Cecchettin (il padre di Giulia) che terrà un incontro con i ragazzi delle scuole superiori e del CFP. Poi nel pomeriggio, dopo l’udienza della Reggenza, le porte si apriranno a tutti i quadri sindacali e al pubblico. Nel mese di ottobre, in data ancora di stabilire, ci sarà un incontro formativo per tutti i quadri sindacali e i direttivi insieme ad esperti, per capire cosa vuol dire violenza e prendersene carico. 

Infine, Enzo Merlini, che ha focalizzato il suo intervento sulle carenze legislative. “È compito del governo fare le ricognizioni normative e verificare le intersezioni delle leggi sulla violenza in ambito domestico e in ambito lavorativo. In pratica ancora non si capisce cosa succede se a fare una violenza è un dipendente contro un altro dipendente, o se a farla è lo stesso datore di lavoro. L’aspetto preventivo è fondamentale, ma funziona se c’è un impianto normativo che tutela la vittima, ma punisce il violentatore”. Ha ricordato infatti che di fronte ad atti persecutori sul luogo di lavoro (più comunemente definiti mobbing) c’è un aggravante penale solo se scatta la denuncia di parte. Anche in ambito domestico, il procedimento d’ufficio scatta solo se sono coinvolti minori o in presenza di una prognosi superiore ai 10 giorni. “Una riflessione sull’esclusività della querela di parte, bisogna farla” ha chiosato. Del resto, ci sono molti esempi (troppi) in cui la sottovalutazione di episodi di violenza ha portato a conseguenze molto gravi. 

Merlini ha un atteggiamento molto critico verso la politica: “Da quanto è accaduto sulla riprensione  e sulle diverse negligenze in merito alle decisioni da prendere, assistiamo a dibattiti consiliari che non aiutano a far emergere il sommerso – ha accusato – quando invece il buon esempio dovrebbe venire proprio dal Consiglio”.