San Marino. Maxi frode con l’acciaio per 34 imputati, tra cui Massimo Ciancimino

massimo-cianciminoL’udienza preliminare è fissata al 29 aprile, tribunale di Ferrara, ore 9, aula B, giudice Monica Bighetti. Dopo quasi 5 anni dai primi atti arriva finalmente davanti ad un giudice terzo la maxifrode all’acciaio che vede ai vertici dell’organizzazione Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo.

La procura di Ferrara ha chiesto il rinvio a giudizio (e il giudice ha fissato l’udienza) per 34 persone per reati che si sintetizzano in una maxi evasione fiscale da 100 milioni di euro e di Iva per 30 milioni. Una frode fiscale che ha portato la procura a contestare ai 34 imputati, a vario titolo, reati di evasione e frode fiscale, bancarotta, contrabbando, mendacio bancario, falsi in atti pubblici e privati. Tra queste persone oltre il gruppo di imputati legato a Ciancimino (13 persone arrestate nel corso dell’indagine, tra cui diversi ferraresi)compaiono anche i nomi dei titolari delle imprese che in Italia commercializzano acciaio, per fatti tra il 2007 e il 2010, con triangolazioni fiscali e rapporti commerciali tra Ferrara, Reggio Emilia e Repubblica di San Marino, diventata punto focale per la cosidetta «truffa carosello» contestata dagli inquirenti. Tra i titolari delle imprese coinvolte, anche Sauro Ravani, titolare della Ravani Acciai che viene indicato dalla procura di Ferrara in due capi di imputazione (tra i 48 capi contestati dal pm Nicola Proto) per fatti del 2008. Ravani è chiamato in causa per frode fiscale e associazione a delinquere finalizzata alla frode assieme a Ciancimino e altri (in tutto 20 persone, tra queste le imprese di compravendita acciai): secondo l’accusa avrebbero inventato a tavolino trucchi contabili che permettevano di abbattere l’Iva e avere, di fatto, vantaggi sui prezzi di mercato: oltre Sauro Ravani di Ravani Acciai compaiono Ermanno Faini di Efinox Srl, Marco Predieri e Italo Fantuzzi della Predieri Metalli di Reggio Emilia, Giancarlo Paci e il suo dipendente Matteo Petrucci per la Profilglass di Fano, Rossano Fantuzzi della Arena Metalli e Pietro Montarulli della società Bcm. Secondo la procura tutte queste imprese «fornitori e clienti delle società utilizzate per commettere la frode fiscale (quelle della triangolazione di Ciancimino, ndr), erano consapevoli della falsità delle dichiarazioni di intento false utilizzate negli acquisti di esenzione di Iva, nonchè consapevoli del diretto vantaggio conseguito attraverso il sistema truffaldino per l’acquisto di merci a prezzi vantaggiosi rispetto quelli del mercato». Ora toccherà al giudice valutare attentamente le posizioni delle imprese, poichè assai diversificate tra chi vendeva e comprava. Restano nell’inchiesta i rilievi mossi contro le persone vicine a Ciancimino per una indagine che ha fatto il giro di mezzo mondo, finita a Panama dove avevano sede legale le società di Ciancimino, mentre vendite e acquisti di acciaio venivano fatti tra l’Egitto e Taiwan. Con Ciancimino, vengono ritenuti ai vertici, Patrizia Gianferrari, Gianluca Apolloni e Paolo Signifredi. Mentre Ferrara era un punto fermo dell’organizzazione: qui si muovevano Mario Carlomagno, Mario Paletta, Massimiliano Paletta, Elena Pozzati di Vigarano Mainarda e una giovane straniera Etois Safà, prestanome di una delle prime società scoperte, la Errelle, da cui iniziò l’inchiesta nel lontano 2008. Una società «cartiera» che aveva uffici a Ferrara, sede legale a Reggio Emilia e che venne trasferita a Panama. Il perchè ora lo sappiamo, come sottolinea negli atti la procura che parla di una maxi frode fiscale da 130 milioni di euro inventata comprando e vendendo acciaio, truccando l’Iva, da versare o incassare. Una doppia beffa però, perchè l’Iva veniva anche intascata dopo averla fatta pagare ai compratori, senza versarla allo Stato italiano. lanuovaferrara.gelocal.it

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