San Marino. Medici ISS in rivolta: pensioni bloccate, anni di studio ignorati e stipendi tassati ma non conteggiati

Una protesta silenziosa ma determinata si sta facendo strada tra i corridoi dell’Istituto per la Sicurezza Sociale. I dirigenti medici dell’ISS hanno deciso di rompere il silenzio e avviare una raccolta firme per denunciare pubblicamente le gravi criticità del sistema pensionistico sammarinese che, a loro dire, penalizza fortemente la categoria.

L’iniziativa nasce da un documento diffuso il 1° aprile 2025, con l’intento di sollecitare un intervento urgente della politica su un tema ormai cronicamente irrisolto: il trattamento previdenziale dei professionisti della sanità. Al centro della protesta, il tetto pensionistico fermo a 45.999 euro, che non tiene conto della particolarità della carriera medica, fatta di lunghi anni di studio, specializzazioni e un ingresso nel mondo del lavoro molto ritardato rispetto alla media.

“In pensione tardi e con stipendi decurtati”

Nel testo, i medici denunciano l’assurdità di un sistema che impone tassazioni piene su stipendi che, tuttavia, non vengono integralmente considerati nel calcolo della pensione. “Si inizia a lavorare ben oltre i 30 anni – si legge nel documento – ma gli stipendi ricevuti, già compressi, non valgono in larga parte ai fini pensionistici. Così si arriva alla pensione con un assegno fortemente ridotto nonostante decenni di contributi versati.”

Se non sarà possibile aumentare il tetto pensionistico, i professionisti chiedono almeno che la parte eccedente degli stipendi non sia soggetta ai prelievi attuali, o che possa essere utilizzata per costruire una pensione integrativa. Una proposta concreta, che punta a dare un margine di libertà a chi ha contribuito per anni al sistema sanitario pubblico.

Costi di riscatto inaccessibili e arretrati da restituire

Tra le richieste più urgenti figura anche la revisione immediata dei costi per il riscatto degli anni di laurea e specializzazione, oggi giudicati “spropositati e inapplicabili”. Un punto particolarmente critico, considerando che il percorso formativo per diventare medico può superare i 10 anni, tra studio universitario e tirocini.

I medici chiedono inoltre la restituzione degli arretrati relativi al taglio del 10% delle indennità avvenuto tra il 2019 e il 2023. Una misura definita “evidentemente illegittima” e che ha inciso ulteriormente sulle già limitate prospettive previdenziali.

Il confronto con l’Italia brucia: “Pensioni più alte del 50%”

Nel documento si sottolinea il divario con la vicina Italia, dove – a parità di anni di contribuzione – i medici percepiscono pensioni mediamente superiori del 50% rispetto ai colleghi sammarinesi. Una disparità che rischia di incentivare la fuga di professionisti verso altre realtà lavorative più gratificanti, lasciando scoperto un settore strategico come quello sanitario.

“Meritiamo il giusto riconoscimento”

“La nostra è una vita fatta di studi, sacrifici e responsabilità – conclude il documento – e abbiamo diritto al pieno riconoscimento della nostra professionalità e di quanto versato a livello previdenziale.” I dottori Agostino Ceccarini, Alessandra Zannoni e Nicola Amelio i primi firmatari che hanno consegnato al Segretario Canti le firme di tutti i professionisti.

Un segnale chiaro alla politica, affinché ascolti una categoria spesso dimenticata nei tavoli delle riforme, ma fondamentale per la salute e il futuro del Paese.