San Marino. Nessuno è al di sopra della legge. Nemmeno i giornalisti (con o senza tesserino) – “Qui gatto… ci cova” la rubrica di David Oddone

Sto seguendo con attenzione il dibattito sulla libertà di stampa che sta andando in scena a San Marino.

Da giornalista professionista, non può che farmi assoluto piacere il fatto che si parli della tutela di chi fa un mestiere non facile, spesso oggetto di minacce e vessazioni giudiziarie, da parte di chi per tappare la bocca ai colleghi, procede per vie legali. In parecchi casi senza alcun fondamento, ma con il solo scopo dell’intimidazione.

Accendere i fari, aprire un dibattito, rappresenta quindi in ogni caso un fatto importante e utile.

Ringrazio dunque le opposizioni per avere sollevato la questione.

Le note positive tuttavia finiscono qui.

I problemi del settore sono tantissimi e sarebbe noioso per i lettori elencarli tutti.

Problemi che riguardano non solo San Marino, ma anche l’Italia.

Due realtà profondamente diverse.

Ad esempio io non potrò mai dimenticare la vicinanza, l’autorevolezza e la professionalità dell’Ordine dei giornalisti di Bologna. Mi sono sempre sentito tutelato da persone competenti che conoscono la materia e soprattutto l’ambito nel quale operiamo.

L’Ordine rappresenta l’unico baluardo nella tutela professionale verso lo strapotere degli editori. In Italia, dal mio punto di vista, l’assenza dell’Ordine è impensabile ed avrebbe ripercussioni gravissime sulla libertà di stampa e di espressione.

Sono certamente più critico verso San Marino, dove basti dire che in alcuni casi le figure di editore e Direttore della testata coincidono.

In generale, come i lettori sanno, la mia posizione sulla materia è comunque molto “europea”. La Cedu ha proposto sentenze su sentenze, dalla quali emerge sostanzialmente che giornalista è, chi giornalista fa.

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo mette sullo stesso piano coloro che, tesserino oppure no, propongono inchieste, scavano e danno notizie di interesse pubblico.

Ora, va fatto immediatamente un altro assunto, prima di arrivare al punto di questo editoriale.

Libertà di stampa non significa libertà di diffamare. Un conto sono le querele pretestuose, altra cosa è scrivere cose false e non verificate.

E questo vale per tutti, tesserino oppure no.

Superfluo richiamare qui come notizie distorte, false, strumentali possano portare ad effetti gravi sulle persone che ne vengono colpite. C’è chi perde il lavoro. E chi perde la vita, purtroppo.

Il nostro, lo ribadisco, è un mestiere non semplice e allo stesso tempo vitale per una democrazia. Abbiamo un potere enorme in mano, dal quale deve scaturire una responsabilità altrettanto grande.

I giornalisti non sono e non devono essere al di sopra della legge. Chi sbaglia, soprattutto chi lo fa con dolo, è giusto che paghi.

Non capisco allora perché, come chiedono le opposizioni – sono convinto in assoluta buona fede – lo Stato non si possa costituire parte civile nei procedimenti contro i giornalisti.

O perché lo Stato non possa scegliersi l’avvocato da utilizzare in tali procedimenti.

O queste regole valgono per tutti – e potrebbe anche starmi bene – o non valgono per nessuno! Perché una categoria dovrebbe essere privilegiata rispetto ad un’altra?

Tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge.

Non è una frase fatta, ma un assunto costituzionale.

Tali emendamenti da un punto di vista interno ed europeo sarebbero comunque, in caso di improbabile approvazione, carta straccia.

Ma il punto non è questo. Se si vogliono davvero tutelare i giornalisti e in generale i cittadini, andrebbero depenalizzati tutti i reati di stampa e di opinione.

Ecco, questa sì sarebbe una battaglia da condurre immediatamente, anzi colgo l’occasione per invitare il Consiglio a ragionare su questo. Il resto oltre a non piacermi da un punto di vista etico, ribadisco non essere fattibile nella pratica.

Alle opposizioni allora dico: grazie, ma no grazie.

David Oddone

Rubrica “Qui gatto… ci cova”