San Marino. Non passa l’istanza d’Arengo sulla mancata informazione del versamento dei contributi previdenziali ma viene votato un Ordine del Giorno. La discussione in aula

Istanza d’Arengo n.5 del 06-04-2025al fine di predisporre adeguate misure normative affinché il lavoratore sia informato del mancato versamento dei contributi previdenziali da parte del proprio datore di lavoro.

Segretario di Stato Alessandro Bevitori:
Rispetto alla presente Istanza, do lettura di un riferimento. Si ritiene opportuno formulare alcune precisazioni di carattere giuridico e amministrativo. La tematica riguarda l’ambito della vigilanza e della comunicazione sugli obblighi contributivi, che è già oggetto di specifica attenzione da parte della normativa vigente e delle strutture preposte. Si ricorda che l’articolo 61 della legge n.207/2021 ha istituito un apposito fondo rischi che interviene qualora il datore di lavoro ometta il versamento previdenziale, assicurando una forma di garanzia anche in caso di inadempienza. Il sistema sanzionatorio è stato rafforzato dalla legge 30/2025 con la sospensione e la revoca della licenza nei confronti dei datori di lavoro che non adempiono agli obblighi in materia previdenziale. Un importante deterrente per il contrasto delle irregolarità. Sul piano della riscossione, è attivo il servizio di esattoria unica. Trascorsi 120 giorni dal mancato versamento, si trasmette il ruolo alla Banca Centrale che si occupa del recupero coattivo dei contributi. I diretti interessati possono ottenere un quadro dettagliato della posizione contributiva sia tramite accesso diretto che tramite le organizzazioni sindacali o un legale di fiducia. L’obiettivo degli Istanti è meritevole di attenzione, ma è un problema che conosciamo e che l’Ufficio contributi riesce a rilevare praticamente in tempo reale. Il fenomeno è controllato. Alla luce di questo quadro, si ritiene che l’oggetto dell’Istanza sia già stato recepito e che l’Istanza non debba essere accolta. Se dovessero esserci ancora carenze amministrative – che al momento non rileviamo – saremo pronti a intervenire. Il fenomeno è sotto grande attenzione, non solo da parte della Segreteria al Lavoro, ma anche da parte del collega Stefano Canti con delega alla Previdenza. Saremo molto attenti rispetto a questo tipo di fenomeno.

Nicola Renzi (RF):
Il tema era già venuto fuori grazie agli emendamenti presentati dal mio gruppo alla Legge Sviluppo. I commissari si ricorderanno che abbiamo fatto i conti per capire quanto tempo ci volesse perché il mancato versamento diventasse notorio. I tempi sono molto più lunghi dei tre mesi a cui si fa riferimento. In Commissione, voi ci avete risposto che non c’è l’applicativo per fare questa cosa. Io sono scioccato. Davvero parliamo di tenere sotto controllo il sistema pensionistico e non riusciamo a dotarci di un applicativo che faccia arrivare un alert? Non facciamo confusione: non stiamo parlando del fatto che chi non paga i contributi debba andare in prigione. Qui il focus degli Istanti è sulla parte del dipendente, per il quale viene richiesto un sacrosanto diritto: sapere se il suo datore di lavoro è in regola o meno con i contributi. Non si sta parlando di pene maggiori o minori. È stato trovato un piccolo compromesso che non ha soddisfatto nessuno. Ci tengo a dire che non siamo per nulla soddisfatti della risposta del Governo, per nulla soddisfatti della discussione che si è fatta. Se voi continuate a dire che non riusciamo a fare l’applicativo, io vi dico: è meglio che chiudiamo. Perché non potete pensare di tenere sotto controllo il sistema in generale. Allora cambiate l’applicativo. Questo non è tollerabile. E non è accettabile che chi è così attento ai diritti dei lavoratori a parole, ci venga a dare risposte del genere. Continuiamo a raccontare delle frottole. Qui si dice che un lavoratore ha il diritto di essere informato se i contributi non vengono versati. Questo è un diritto che un lavoratore deve poter avere.

Giovanni Zonzini (Rete):
Il tema è molto serio a differenza del riferimento del Segretario Bevitori. È un riferimento assurdo. Si dice che se a un lavoratore non vengono versati i contributi, può andare in tribunale. Questo è un tema da porsi. L’Istanza secondo noi è pienamente recepibile. Abbiamo presentato degli emendamenti anche all’interno della Legge Sviluppo. Questo è fondamentale non tanto per intentare delle cause. Il Segretario al Lavoro dovrebbe rendersi conto che per un dipendente fare causa al datore di lavoro non è così agevole. Secondo noi è ragionevole che la legge preveda un automatismo. Non ci sembra una cosa assurda e nemmeno impossibile. L’Ufficio dovrà registrare se i contributi sono stati o meno versati. Nel momento in cui si rileva la mancanza di tre contribuzioni in un anno, l’Ufficio manda un’e-mail al lavoratore interessato che così ha degli strumenti per tutelarsi. Questo non è un vezzo o un capriccio, ma una necessità. Questo è un presidio importante e utile per ridurre i debiti contributivi. Noi voteremo favorevolmente a questa Istanza che ci sembra di puro buonsenso.

Segretario di Stato Rossano Fabbri:
Non so se i consiglieri si siano persi in una risposta troppo esaustiva data dal Segretario competente. La risposta dice tra le altre cose che gli interessati possono ottenere un quadro dettagliato delle mensilità non versate ricevendo una risposta scritta ufficiale. È stata menzionata la normativa penale che protegge il lavoratore da mancato versamento dei contributi per oltre 10mila euro. La PA, nel momento in cui chiama colui che ha un interesse legittimo, è obbligata a dare questo tipo di informazioni. Se c’è una problematica di tipo applicativo, siamo pronti a intervenire per offrire gli strumenti adeguati affinché il lavoratore abbia le risposte adeguate. Non è accettabile cadere dal pero e fare questi drammi da soap opera. A forza di gridare al lupo, va a finire che quando si parla di questioni serie, si perde anche di credibilità. Non si può dire, Renzi, che il Segretario al Lavoro ha dato una risposta fuorviante: ha aggiunto tutte le normative a corollario, oltre a dire che per quanto riguarda la Segreteria di Stato l’Istanza non è applicabile perché risulta già recepita. Non venga a dire che il Governo non ha risposto.

Antonella Mularoni (RF):
Il punto è che si vuole che il lavoratore dipendente riceva un alert qualora la società non versi per tre mesi i contributi. Altro è che se il lavoratore scrive, gli si risponde. Un lavoratore in buona fede può pensare che la sua ditta versi regolarmente i contributi. Altrimenti rischiamo di intasare l’ufficio con richieste continue. Se tutti conveniamo con il dire che è un diritto sacrosanto del lavoratore, allora che cosa vi costa attivare queste cose. L’ufficio preposto, se per tre mesi non vengono pagati i contributi, manda un alert all’interessato. Volete un ringraziamento per i miglioramenti fatti? Vi diciamo anche grazie. Ma non è questo che chiedono gli Istanti, che vogliono un alert automatico senza dover mandare ogni volta la mail.

Guerrino Zanotti (Libera):
Io credo che su un tema come questo si debba sicuramente mettere al primo posto i diritti dei lavoratori, quindi il diritto ad essere a conoscenza di ciò che accade sulla loro posizione contributiva. Diciamo che ci si può arrivare. Sono stati fatti grossi passi in avanti con gli ultimi interventi normativi anche a seguito di casi particolarmente gravi. C’è da dire che oggi, se il lavoratore intende fare una verifica presso l’Ufficio contributi, può farlo. Può delegare anche i propri rappresentanti sindacali. C’è la possibilità di accedere a questa informativa. Però è necessario che il lavoratore sia messo nelle condizioni di sapere se ci sono problemi di mancato versamento. È vero anche che un’attività di informativa, tempestiva e mensile, di mancati versamenti, nella situazione odierna, purtroppo, con la mole e l’entità degli scoperti, comporterebbe un’attività dell’ufficio piuttosto imponente. Potrebbe in qualche modo ingenerare preoccupazioni oltremodo importanti, incrinando anche i rapporti con il datore di lavoro. Comprendiamo queste ragioni, siamo consapevoli che un intervento legislativo potrebbe essere complesso: ci potrebbe però essere un modo per informare in modo meno invasivo il dipendente, utilizzando le piattaforme informatiche già in uso. Oggi chi vuole verificare la posizione del Fondiss, può accedere tranquillamente e verificare in quel caso se ci siano o no i versamenti effettuati. Si potrebbe pensare di introdurre una sorta di alert anche sulla scheda contributiva che riguarda il primo pilastro. L’accesso è diretto. Con la possibilità di vedere, non dico in tempo reale, ma in tempi assolutamente congrui, la posizione. Se si volesse prendere in considerazione questa ipotesi, per quanto ci riguarda potremmo respingere l’Istanza che prevede l’invio di una informativa molto laboriosa, e sostituirla con un intervento sulla piattaforma informatica che comunque raggiunge lo scopo. Dunque noi presentiamo un Odg che va in questa direzione.

Mirko Dolcini (D-ML):
Io non so come mai non si voglia mai dare ragione – o si cerchi comunque di trovare una scusante a tutti i costi – quando l’Istanza è chiara nella formulazione e nel suo principio. Qui stiamo parlando delle parti deboli, di dipendenti che per mille motivi non fanno queste verifiche. Che magari non sanno di poter contattare l’ufficio preposto o sono presi da mille questioni nella loro vita. Dobbiamo tutelare fasce di dipendenti che non devono avere loro l’onere della verifica, dev’essere possibile per un dipendente fidarsi del sistema e sapere che se qualcosa non va, viene allertato. Qualcosa va fatta e va fatta in fretta. C’è il rischio di creare voragini che saranno poi un problema irrisolvibile per l’imprenditore e un problema sociale per il sistema economico del Paese.

Emanuele Santi (Rete):
Su quattro Istanze, i Segretari hanno portato riferimenti che non c’entrano nulla con l’Istanza. Qui non si sta chiedendo la luna. Ci è venuto a dire, Segretario, che è tutto sotto controllo. Che abbiamo gli anticorpi. C’è stato un soggetto che non ha pagato 548mila euro tra contributi e monofase. Non va tutto bene. Qui qualcosa non funziona. Segretario, lei poteva andare prima a parlare con il collega Zanotti, che forse le avrebbe spiegato come stanno le cose. Qui stiamo parlando del rispetto di uno Stato di diritto. Rimaniamo sul pezzo. Rimaniamo sulla questione reale. Noi dovremo fare uno step, dicendo: mettiamo un alert che dopo tre mesi si venga a sapere se vengono pagati o meno i contributi, informando il dipendente. È così difficile? È un’Istanza che viene tirata fuori da diverse parti. Noi quando nel 2022 abbiamo portato il Pdl per i mancati versamenti contributivi, questa cosa l’abbiamo proposta, però non si è voluto fare niente, forse qui si vogliono fare altri interessi. Mi risulta difficile capire perché non si vuole approvare l’Istanza.

Segretario di Stato Alessandro Bevitori:
Per rispondere alle provocazioni di Santi. Santi evidentemente non ha ascoltato oppure è in malafede. Quello che è stato detto è che con la legge 30/2025 è stato posto un fermo alle ruberie e a cose che sono accadute. Cose che sono accadute negli anni 2020/2021/2022/2023, quando la delega alla previdenza era del movimento Rete. Oggi abbiamo visto queste problematiche, noi siamo intervenuti, con la nuova legge questi illeciti non potrebbero essere più perpetrati.

Maria Luisa Berti (AR):
Io penso che sia condivisibile la necessità che tutti i lavoratori abbiano contezza dei versamenti fatti dai propri datori di lavoro in ordine ai contributi. Dobbiamo però evitare strumentalizzazioni. Il primo dato è che l’ufficio preposto è tenuto a dare a qualunque lavoratore le informazioni necessarie. Quindi questo è un dato facilmente acquisibile. L’Istanza d’Arengo prevede non tanto un alert, ma un’introduzione di adeguate misure normative che diano la possibilità all’ufficio preposto di comunicare eventuali insolvenze. Quello che si chiede non è un meccanismo di comunicazione d’ufficio, ma un adeguamento normativo. Il fine, che è condivisibile, è sicuramente maggiormente e in modo migliore apprezzabile con quelle che sono degli interventi di carattere operativo. Penso che la soluzione prospettata dal consigliere Zanotti sia quella più indicata. Senza attendere i tempi di una produzione normativa, facciamo in modo che a livello operativo ci sia subito questa comunicazione.

Matteo Rossi (PSD):
Anche noi accogliamo lo spirito dell’Istanza. Ritengo che nei panni di un lavoratore, questo è un tema che fa presa. Ci sono dati storici allarmanti. Tutti noi ci siamo indignati e la risposta del Governo è stata puntuale nella tanto vituperata Legge Sviluppo. È stata data una risposta veramente importante che tutela i lavoratori da un lato e va a colpire i furbastri rei di non aver versato i contributi. Bevitori ha ragione quando dice che i primi a puntare il dito contro di noi, quando avevano delle deleghe, potevano per primi accorgersi di queste cose. Zanotti ha dato una exit strategy importante. Nel testo dell’Istanza ci chiedono un intervento normativo per dei sistemi di alert, ma probabilmente le modifiche normative non sono le più idonee. Attivare gli uffici preposti per aggiornare dal punto di vista amministrativo i software affinché avvengano questi alert, credo che sia un’ulteriore garanzia del fatto che questa maggioranza è attenta ai diritti dei lavoratori. Rigetto le strumentalizzazioni e accolgo la proposta di Zanotti, che mi pare molto pertinente.

Iro Belluzzi (Libera):
Fuggo dal populismo. L’Istanza così come presentata non centra gli obiettivi e la proattività tra lavoratore e amministrazione. Non condivido che in maniera passiva il lavoratore aspetti l’alert dell’amministrazione. Condivido la linea e quanto proposto dal consigliere Zanotti. Ci sono elementi da percorrere. Non condivido che i contributi possano essere utilizzati come liquidità da parte dell’azienda stessa. I contributi devono essere versati nel momento in cui viene versato lo stipendio. Non può essere ritardato nel tempo. L’implementazione può andare su quelli che sono i controlli in capo alla PA. Verificare puntualmente che gli adempimenti siano svolti. A quel punto lo Stato agisce verso l’azienda, andando a recuperare immediatamente senza innescare un processo per il quale il soggetto viene allertato, aprendo un percorso che sembra non avere termine. Il cittadino deve avere la possibilità di accedere alla propria posizione contributiva, lo Stato deve agire nel momento in cui le aziende non adempiono al proprio dovere.

William Casali (PDCS):
Voglio ringraziare gli Istanti. La cosa migliore che il Consiglio può fare è interpretare al meglio un’Istanza della cittadinanza, dando al lavoratore la possibilità di verificare in autonomia se i contributi sono in regola. Questo è un diritto sacrosanto e quanto detto dal Segretario va sicuramente in quella scia. Si è capito nell’ambito del dibattito, senza entrare nel merito delle strumentalizzazioni, che dal punto di vista normativo non è necessario nessun genere di intervento. L’unico intervento utile è più di tipo operativo. Il consigliere Zanotti ha proposto una soluzione di buon senso che denota la sensibilità del Governo e del Consiglio verso questo tema. Un Odg per implementare la piattaforma della PA ormai ricca di funzionalità e di facile accesso. Possiamo anche evitare altri interventi piccati, perché c’è una sensibilità da parte di tutti verso il tema. Il nostro compito è di cogliere l’essenza dell’Istanza, facendo capire con questo Odg che c’è la volontà di recepire le richieste degli Istanti per dare loro un’adeguata risposta.

Sara Conti (RF):
Continuiamo veramente a non comprendere quale sia l’ostacolo che impedisce di approvare questa Istanza d’Arengo. Il fatto che si continui a dire che si può accedere a una eventuale piattaforma, è sempre una risposta a nostro avviso parziale. Perché tante persone non riescono ad accedere a sistemi informatici. Ci viene da dire che qualcuno purtroppo in questo Paese ha potuto accumulare debiti grazie a coperture politiche, qualcun altro alla prima difficoltà si è visto arrivare notifiche ed ingiunzioni di pagamento. Non sarà magari che vogliamo mantenere questo sistema per avere una certa discrezionalità politica? Un sistema utilizzato, che fa male allo sviluppo sano del Paese. Altre ragioni non le riusciamo a trovare: si torna sempre lì, al consenso politico, all’utilizzo di tali strumenti come merce clientelare.

Matteo Zeppa (Rete):
Entrambi gli attori hanno diritti e doveri, sia i datori che i dipendenti. Ho sentito degli interventi di partigianeria e difesa ad oltranza del datore di lavoro. Io ci sono passato, tra riduzioni di personale, mancati contributi, ecc. Qui si sbaglia il paradigma. Nel momento in cui c’è un rapporto di lavoro tra datore di lavoro e lavoratore, c’è anche una fiducia reciproca. E non è detto sempre che ci debba essere il pensiero che il datore di lavoro mi stia fregando. Possono esserci tante questioni che portano il datore di lavoro a non versare i contributi per poi rientrare. Il messaggio che sta passando, da parte di chi deve difendere la lobby dei datori di lavoro, è: pensate male subito. Non deve passare il messaggio che il lavoratore deve sempre pensare male. Il problema qual è? Tutti abbiamo il fascicolo elettronico, tutti abbiamo appuntamenti all’ospedale. Tutti riceviamo un SMS che ricorda che c’è una visita. Non ci può essere un sistema che possa comunque allertare il lavoratore? Ho visto la mondezza di gente che ancora apre attività nonostante abbiano versamenti mancati per 500mila euro. Non si può attaccare una categoria delle due o difendere ad oltranza l’altra. Nel momento in cui si instaura un rapporto, dev’esserci la fiducia. Nel momento in cui uno dà un alert, si instaura magari anche un rapporto di coinvolgimento. Va da sé che possa esserci un’allerta nel momento in cui si raggiunge la soglia dei tre mesi non versati.

Luca Boschi (Libera):
Consigliere Zeppa, il suo intervento è molto apprezzabile, perché lo ha fatto in maniera misurata. Alcuni suoi colleghi di opposizione stanno cercando di far passare messaggi strumentali. Non si può accusare il Segretario di non essere sul pezzo. Se un imprenditore ci marcia sui contributi, prende dei denari che non sono i suoi. Nessuno cerca di tutelare quello. Ma bisogna fare chiarezza. Premesso questo, e che sono d’accordissimo con il fatto che un imprenditore lungimirante dovrebbe avvisare i propri dipendenti se si trova in un momento di difficoltà, il primo pilastro dei contributi non è nominativo. Dunque il mancato versamento non crea danno al singolo dipendente ma allo Stato. Per questo bisogna potenziare l’Esattoria dello Stato per fermare subito certe derive. Il secondo pilastro invece è nominativo. Ma già oggi c’è la possibilità di andare a verificare mancati versamenti. Vogliamo farlo in maniera più puntuale? Non vedo nessun problema. L’unico problema che vedo è che dobbiamo pensare al buon nome delle aziende. Noi abbiamo il timore che la notizia, diffusa in maniera non equilibrata, di un mancato pagamento, possa nuocere alla credibilità sui mercati interni ed esterni.

Fabio Righi (D-ML):
Mi fa piacere che si vogliano implementare gli strumenti digitali della PA. Questo è un qualcosa che poteva essere già implementato per fare esattamente ciò che si chiede. Non so se vi ricordate il tema del registro unico delle attività economiche. Il registro unico altro non era che una piattaforma digitale in cui c’era un sistema di alert automatici che avrebbe garantito un controllo integrato del mondo economico. Quel progetto, come altri, fu bloccato. Questo va detto per non dimenticare quanta fuffa fate a questi microfoni per poi bloccare quanto serve al Paese. Si sta prendendo un po’ la tematica dal verso sbagliato. Si sono scontrate posizioni fine a loro stesse. Oggi c’è un’esigenza espressa dai lavoratori di andare a controllare la posizione dei contributi. Qui il tema è: cosa si vuol fare del sistema dei controlli? Si vuole un sistema centralizzato che abbia la capacità di monitorare quel che accade puntualmente? O si vuole mantenere un sistema, protetto da molti qua dentro, che è quello della confusione, al fine di continuare a fare quello che si vuole? Questo si decide nell’accogliere o meno l’Istanza d’Arengo. Si tratta di aprire un dibattito sull’evoluzione dei sistemi di controllo. Noi i controlli li vogliamo e li abbiamo sempre voluti. Tra l’altro in una forma talmente integrata da poter intervenire in maniera puntuale a fronte di alert automatici. La confusione che c’è in quest’Aula denota il fatto che non ve ne frega niente dei diritti dei lavoratori o dei controlli. Nelle altre stanze litigano per vendere le banche. Questo è drammatico. Un sistema di controllo integrato permetterebbe al Paese di essere oggi sul pezzo. Abbiamo compreso che le priorità sono altre. Andate pure avanti con le vostre priorità, che non sono quelle del Paese. La cittadinanza se ne farà un’opinione. Ma tecnicamente la soluzione c’è già. La piccola implementazione è fine a se stessa e non porterebbe nessun risultato sistemico.

Maria Katia Savoretti (RF):
Qualcuno ha chiarito che qua non serve alcuna norma o alcuna legge. Proprio perché non sono interventi mirati, ci sono state alcune aziende che per anni non hanno versato. E i lavoratori si sono trovati con i contributi non pagati. Sentire dire dal Segretario Bevitori che abbiamo gli anticorpi, quando invece le cose non vanno bene. Se serve un semplice alert, allora facciamolo. Il Governo dovrebbe tutelare i lavoratori. Certo, aiutando anche il datore di lavoro, che può rientrare nel proprio debito.

Segretario di Stato Stefano Canti:
Ne abbiamo parlato più volte. Anche in occasione di una interpellanza del movimento Rete. Immagino che quella risposta abbia creato un po’ di preoccupazione: da qui immagino sia venuta fuori l’Istanza d’Arengo. Anzitutto, credo che il sistema di alert vada ragionato a tutto tondo. Nel momento in cui abbiamo un’azienda in difficoltà temporanea perché magari le è andata male una partita, è normale che cerchi di recuperare il più possibile: per pagare lo stipendio al lavoratore, magari rinuncia a pagare i versamenti pensionistici. Poi magari recupera e si rimette in pari nell’arco dell’anno. A differenza di quelle aziende che sono anni e anni che non pagano. Al netto dei contributi non pagati, avete contezza di un lavoratore che smette di lavorare e va in pensione e non percepisce la pensione? Tutti i lavoratori, che facevano parte di aziende in difficoltà, nel momento in cui vanno in pensione, hanno la pensione garantita. Il Fondo è garantito a tutti i lavoratori: questo è chiaro e va chiarito molto bene. Abbiamo introdotto una legge nuova, che sospende l’azienda che non si mette in pari con il pagamento. Le norme le abbiamo, nel nostro ordinamento, per tutelare lavoratori e pensionati.

Luca Lazzari (PSD):
Noi abbiamo difficoltà a non mostrare sensibilità a una richiesta di questo tipo, al di là anche degli interventi normativi recenti. Siccome c’è un Odg in fase di elaborazione, chiederemmo al Governo di valutare una soluzione che possa dimostrare una sensibilità verso questo tema.


I lavori vengono sospesi per consentire l’elaborazione di un Ordine del giorno sul tema. Odg che viene sottoscritto dalle forze politiche di maggioranza e che, “riconosciuto il diritto dei lavoratori a venire a conoscenza del mancato versamento dei contributi da parte del datore di lavoro”, impegna il “Segretario di Stato competente affinché dia disposizione all’ISS di predisporre possibili interventi sulla piattaforma di informatica di gestione della riscossione dei contributi ARPA per fare in modo che i singoli lavoratori possano rilevare nei tempi strettamente necessari per la registrazione con l’accesso se vi sono situazioni di tre mancati versamenti dei contributi previdenziali nel corso di un anno solare sulla propria posizione di primo pilastro”.

L’Istanza è respinta con 14 voti a favore, 32 contrari.

Dichiarazioni di voto sull’Ordine del giorno

Segretario di Stato Rossano Fabbri:
Il Governo ribadisce, rispetto all’Odg, che il lavoratore può già venire a conoscenza del mancato versamento dei contributi. Pertanto, se si vuole inserire, anche per quanto attiene al primo pilastro, la segnalazione nell’ambito del gestionale, non vi è alcuna contrarietà nell’inserire anche questo dato, benché abbiamo ribadito a più riprese che il lavoratore è completamente coperto dai fondi di riserva. Faremo in modo di interessare gli uffici competenti affinché si possa fare la disposizione più armonica possibile. Rispetto all’Odg, il Governo ritiene non corretto l’ultimo capoverso della prima parte.

Matteo Rossi (PSD):
Il Segretario Fabbri ha centrato in pieno l’esigenza e la volontà della maggioranza dal momento in cui c’è stata una sensibilità particolare emersa dal dibattito e che è stata esternata dal collega Zanotti e che ha colto il placet dei colleghi di maggioranza. Con questo strumento non si vuole intervenire in un ambito che non è adeguatamente tutelato e coperto. Nella recente legge sviluppo sono state introdotte misure di maggiore tutela affinché si prevengano fenomeni come quelli del celeberrimo caso del Garden. Un intervento importante è già stato fatto a marzo con la legge sviluppo e ci tengo a sottolinearlo. Nel cogliere lo spirito degli Istanti, senza voler negare il fatto che questa maggioranza e questo Governo hanno già mostrato una notevole sensibilità al riguardo, io credo che l’Odg sia uno strumento ben fatto che impegna il Governo ad un’azione tecnica per dare una ulteriore tutela ai lavoratori senza intervenire in maniera perentoria. Uno strumento alla portata dei cittadini. Bene introdurre uno strumento che avvisa, tranquillizza ulteriormente il lavoratore. Una forma dovuta e opportuna che non va a peggiorare lo stato delle cose.

William Casali (PDCS):
A nome del gruppo del PDCS, siamo a sostenere l’Odg proposto. Questa sintesi è il risultato dell’elevata sensibilità che hanno maggioranza e Governo – e anche l’opposizione – nei confronti del problema. L’Odg serve perché non è un problema di produzione normativa, ma in questo caso era semplicemente necessario un intervento operativo. Più giusto e corretto fare in modo che siano sempre di più i cittadini che possono utilizzare questi strumenti. Giusto fare un’alfabetizzazione digitale. Riusciamo tramite l’Odg a dare una risposta chiara anche agli Istanti. Voteremo favorevolmente l’Odg.

Iro Belluzzi (Libera):
In maniera concisa, esprimo il sostegno all’Odg presentato dai gruppi di maggioranza. È giusto poter verificare, in trasparenza, questa possibilità. Non è mancanza di fiducia nei confronti dell’amministrazione, ma educazione verso il cittadino che deve essere parte proattiva. Non è tramite questo strumento che si vanno a colpire le aziende che non ottemperano, a quello ci pensa l’amministrazione pubblica con le implementazioni apportate al nostro ordinamento. L’articolo introdotto nella legge sviluppo va proprio in questo senso. Un ulteriore passaggio verso la comprensione e la partecipazione di ogni singolo cittadino ai processi.

Maria Luisa Berti (AR):
Anche per quanto riguarda Alleanza Riformista, abbiamo sottoscritto l’Odg. Ci impegniamo a votarlo. Riteniamo anche in questa fase di significare che qualunque lavoratore è già attualmente in grado di farsi parte attiva per avere la comunicazione della sua posizione contributiva. L’Odg prevede interventi di carattere operativo per fare in modo che situazioni di mancato versamento possano essere evidenziate al diretto interessato.

Enrico Carattoni (RF):
Il dibattito a cui abbiamo assistito ha qualcosa di surreale. Dopo un parto lungo e travagliato, la maggioranza ha partorito un topolino che non recepisce l’Istanza d’Arengo. Inoltre è stata sconfessata dal Segretario Fabbri sull’ultima parte dell’Odg. Mi limito a un’analisi veloce sull’iter di questa Istanza. Nella legge sviluppo, avevamo chiesto noi di RF di introdurre un emendamento che andava nella stessa direzione di quanto richiesto oggi dai cittadini. L’emendamento fu respinto perché ci venne detto che le modifiche normative della legge sviluppo sarebbero state sufficienti a fare in modo che non accadesse più quanto visto in passato. Dopo quattro mesi, viene presentata un’Istanza per chiedere di fare la stessa cosa. E ancora oggi, maggioranza e Governo ci dicono che c’è la legge sviluppo. Evidentemente i cittadini non si ritengono soddisfatti delle tutele adottate nella legge sviluppo. La comunicazione e la trasparenza non devono mai essere motivo generatore di allarmismo. Semplicemente mettono a conoscenza il dipendente di un fatto che ha il sacrosanto diritto di conoscere.

Fabio Righi (D-ML):
Abbiamo votato a favore dell’Istanza. Arrivati a questo punto delle valutazioni, sono necessarie. Considerata l’indicazione del Governo, noi non abbiamo ben capito chi ha centrato in pieno qui. Noi condividiamo quello che la Segreteria dice. Non si aggiunge nulla di nuovo, con questo Odg, a quanto è già in capo al lavoratore. Se chiede all’Ufficio competente, ottiene le informazioni. E allora qual è la novità? L’Istanza d’Arengo chiedeva un alert automatico dell’ufficio competente. Non è che chiedevano di poter accedere ad informazioni di cui oggi sono già potenzialmente in possesso. Ci saremmo aspettati un qualcosa di più ampio che andasse oltre questo piccolo passaggio dando al Governo il mandato di mettere mano a un sistema di controllo integrato.

Emanuele Santi (Rete):
Il Governo aveva dato indicazione di respingere l’Istanza, poi qualcuno in maggioranza ha avuto un sussulto. Gli Istanti chiedevano qualcosa di diverso. Che arrivasse un alert automatico. Qui è un braccio di ferro, siete stati fermi un’ora e non siete riusciti a partorire nulla di meglio. Questa è una mediazione al ribasso. Non avete fatto nulla, anzi avete confermato che la gente dovrà andare all’ufficio pensioni e chiedere le posizioni. Noi voteremo contro questo Odg che non recepisce l’Istanza, ma monitoreremo come abbiamo fatto nella legge sviluppo. Noi voteremo contrariamente, monitoreremo la situazione, non viene migliorato quello che c’è già, avete scritto una cosa che non sta in piedi e che non va a recepire quanto richiesto dagli Istanti.

Giovanna Cecchetti (indipendente):
Vorrei sottolineare alcune questioni. Attraverso la piattaforma, è già possibile accedere e avere la propria posizione contributiva. Il datore di lavoro ha 120 giorni per pagare i contributi del lavoratore. Possono esserci tanti motivi per cui un datore di lavoro non è in grado di pagarli. Scaduti i 120 giorni, l’Ufficio contributi manda l’informativa all’Esattoria. Vengono dati altri 60 giorni, a seguito dei quali scattano le procedure per il recupero dei crediti. Va benissimo la trasparenza, però dobbiamo fare molta attenzione a non andare a distruggere gli equilibri tra datori di lavoro e dipendenti. Gli strumenti il lavoratore li ha già, più che altro bisogna capire perché qualche imprenditore può fare un’enormità di debiti senza che l’Esattoria intervenga in tempo.


L’Odg è quindi approvato con 29 voti a favore, 11 contrari e 0 astenuti.