San Marino. Npl Delta: “Rubati 200 milioni”. Caso Titoli, Marco Gatti: “Era chiaro che c’era un disegno” di occupazione dei posti chiave. Strane coincidenze: il “disegno” forse iniziò con Ap al governo e crollò con Rf all’opposizione … di Enrico Lazzari

Il 500 (Caso Titoli, ndr) è l’universo mondo…”. Riassunto estremo e perfetto del fascicolo alla base del processo 500/2017 tuttora in corso e che culminerà con un giudizio di primo grado, questo fatto dal banco dei testimoni dal Segretario di Stato alle Finanze Marco Gatti nel corso dell’udienza dello scorso 13 marzo.

Quattro fascicoli di indagine riuniti in un unico procedimento che vede imputati ben 12 soggetti chiamati a difendersi dall’accusa di “associazione a delinquere”: Daniele Guidi, all’epoca direttore centrale di Banca Cis; Roberto Moretti e Lorenzo Savorelli, ambedue per fatti risalenti ai giorni in cui ricoprivano il ruolo di direttore di Banca Centrale; Filippo Siotto, Raffaele Mazzeo e Ugo Granata per il loro ruolo nel Coovig (coordinamento della vigilanza) di Bcsm; Mario Fabiani, consulente di Banca Cis; Mirella Sommella, amministratore e commissario straordinario di Banca Cis; Marco Mularoni, direttore area finanziaria del Cis; Emilio Gianatti, vice direttore Banca Cis; Roberto Venturini, commissario straordinario di Banca Cis; e il finanziere lucano Francesco Confuorti.

Un processo complesso, che verte su diversi fatti controversi che hanno caratterizzato la “vita” finanziaria sammarinese del decennio scorso determinando -alla fine- un danno non solo economico e ingente per l’intero sistema San Marino e per le casse pubbliche (leggi qui).

Già Giuseppe Morganti, oggi personaggio di riferimento di Libera, più volte Segretario di Stato in vari governi sammarinesi, aveva alimentato -sempre dal banco dei testimoni- che fra gli obiettivi della “cricca” potesse esserci anche un “intento liquidatorio nei confronti di Cassa di Risparmio, la maggiore banca del Titano. (leggi qui). Sospetto sconvolgente e che diviene ben più concreto e tangibile poiché confermato anche dalla deposizione giurata del Segretario di Stato Gatti, secondo la quale il tutto sarebbe ruotato attorno alle problematiche interne di Banca Partner, poi mitigate con l’acquisizione di Banca Cis ma ripresentatesi, poi, anche nell’istituto di credito acquisito, “che aveva bisogno di forte liquidità”.

In questo contesto si sarebbe consumato “l’attacco” a Cassa di Risparmio che -ha spiegato lo stesso Gatti- “era una banca che aveva molta clientela e aveva anche liquidità in quel periodo”. “Il problema -ha aggiunto il medesimo teste- è che le operazioni messe in campo, dal mio punto di vista”, apparivano “finalizzate a fare un’altra incorporazione” e sono state “poste in essere in maniera talmente disorganica che hanno creato un problema a Carisp”, determinando un ingente “danno patrimoniale” a quest’ultima.

L’attenzione di Gatti è sulla cessione -secondo tanti “svendita”- dei crediti Delta in pancia a Cassa di Risparmio. E qui va aperta una parentesi per capire come si sia arrivati alla “svendita” degli npl Delta, contestata aspramente a suo tempo dall’allora minoranza consigliare al governo AdessoSm, secondo la quale “con la cessione -si può leggere ancora oggi (leggi qui) sulle pagine web della Tv di Stato del Titano- saranno ‘rubati circa 200 milioni’ di euro”. Infatti, secondo le stime dell’epoca (autunno 2018) fatte dall’opposizione, il ricavo stimato dalla “svendita” in 109 milioni, “percorrendo strade alternative” indicate chiaramente in Aula e in Commissione Finanze, poteva essere del triplo, di circa 300 milioni, 200 in più.

Ma quando la detta “svendita” avallata dalla maggioranza AdessoSm in Commissione Finanze avvenne, ha spiegato Gatti, “si erano generate delle condizioni per le quali era difficile tornare indietro”. Precedentemente, infatti, si operò a bilancio Carisp una drastica svalutazione dei crediti che fece piombare Carisp in una profonda crisi di liquidità e fece perdere fiducia al mercato verso lo stesso Istituto di credito. La svalutazione fu una “furbata” mirata a favorire la “svendita” degli npl Delta e creare le condizioni per la “liquidazione” di Carisp o una operazione contabile necessaria? Sta di fatto che dopo quella importante svalutazione, Cassa di Risparmio “aveva necessità di ritrovare” urgentemente “liquidità” ponendo la governance Carisp a concludere che “l’unico modo era la cessione di quei crediti”. E’ chiaro in merito il Segretario di Stato alle Finanze: “La svalutazione ha portato la direzione di allora, quindi il direttore Mancini, a dover valutare per forza per forza la cessione” degli Npl Delta.

La testimonianza di Gatti è, per certi versi, anche una sorta di “mea culpa”. Non relativamente alla “svendita” degli npl in sé, ma in senso più generale: “Ci sono tutta una serie di elementi che ci portano a pensare che dal 2016 sia in campo un’azione” -eversiva mi permetto di semplificare e aggiungere- di occupazione “all’interno delle autorità dello Stato, dei poteri dello Stato”.

Azione che Gatti non nasconde lo preoccupasse e preoccupasse l’intera Dc: “Quando nominammo Grais, e già da quella nomina che è stata abbastanza particolare, partono tutta una serie di fatti particolari, che si concatenano, si collegano a questo (la “svendita” degli Npl Delta, ndr), perchè una serie di personaggi che sempre di più di vedeva collegati ad una certa sfera, venivano e trovavano delle collocazioni importanti a San Marino, sia nell’ambito delle istituzioni” che “dei vari commissariamenti che ci sono stati. (…) Poi sono stati cambiati perchè sono stati contestati e quindi era abbastanza chiaro che c’era un disegno… Se andiamo avanti” (oltre la “svendita”, ndr), ci imbattiamo poi sul caso “Demeter e le azioni conseguenti”.

E’ stata una testimonianza fiume, quanto mai interessante vista la formazione tecnica importante, in materia, del teste. Una testimonianza che ha trasformato non poche ombre che gravano sia sulla gestione finanziaria e del sistema bancario dello scorso decennio in pesanti indizi a carico, ovviamente, delle governance dell’epoca sia di qualche banca privata che di Banca Centrale e degli organismi ad essa collegati. E che, allo stesso tempo, non lasciano indenne neppure certe precise componenti politiche -e i relativi soggetti individuali- chiave nel governo di quegli anni ormai -fortunatamente- superati grazie, soprattutto, oltre al cambio di guida politica, ad una nuova ed intransigente governance di Banca Centrale.

Ma c’é una frase che non può passare inosservata nella testimonianza di Marco Gatti. Una affermazione chiara, eloquente e non diversamente interpretabile che va ben oltre i fatti e gli eventuali reati al centro del processo dei processi in ambito finanziario sammarinese, ovvero il “Caso Titoli”: “…Era chiaro che c’era un disegno!” Un disegno iniziato a tracciare concretamente con la nomina di Wafik Grais alla Presidenza di Banca Centrale, quindi nel gennaio 2016, e iniziato a smantellare nel 2019 con il commissariamento e liquidazione di Banca Cis e la caduta del governo AdessoSm decretata da Ssd, con il quale la “cricca” -semplice coincidenza?- raggiunse il suo massimo “splendore”.

Un periodo che ha visto susseguirsi due diversi governi, caratterizzati da un unico elemento: la presenza, in entrambi, di Alleanza Popolare, poi rinominata Rf… Ma, a dire il vero, a mio parere, il disegno potrebbe essere iniziato ben prima del 2016 e della nomina di Grais al vertice di Bcsm. Potrebbe essere iniziato tutto nel febbraio 2010, con le “dimissioni” dell’intera governance apicale di Banca centrale, cioè di Luca Papi e Biagio Bossone, rispettivamente Presidente e Direttore generale. Ma anche in questo caso l’elemento comune dei governi e delle maggioranze non cambia: Alleanza Popolare, oggi Repubblica Futura, era sempre parte della maggioranza e del governo… Semplice coincidenza? Forse…

Enrico Lazzari

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