San Marino. Nuovi mestieri: editore e giornalista

E’ stata una corsa di addetti ai lavori e pseudo addetti.

Tutti alla ricerca della formula magica per avere una informazione più corretta possibile. Un traguardo raggiungibile solo con un codice deontologico ferreo, certo nella sua applicazione. E qui arrivano i primi ostacoli: chi controllerà se il codice è applicato a dovere?

Chi avrà il compito di rimettere in riga chi sgarra e con quali mezzi?

StampaDettagli. L’impressione che si è avuta nell’ascoltare il tam-tam delle risultanze ai vari incontri (sempre ristretti e puntualmente fra gli stessi interlocutori) è che il problema principale fosse quello dell’accesso alla professione tra l’altro ancora inesistente dal punto di vista normativo.

Generalmente ci si è trincerati dietro a una generica difesa della “libertà di stampa, di parola, di pensiero” nell’ottica di una democrazia compiuta. Una libertà che rischia di invadere la privacy di molti. Esempi anche nella piccola San Marino se ne sono registra- ti già molti. Ma, legge a parte, questa sarebbe già tutelata dal codice penale. Sarebbe, comunque verrebbe da dire.

Ma il problema è un altro: chi si farebbe operare o costruire la casa da persone non professioniste nel settore specifico? Pochi crediamo. Allora, perché nei commenti il tasto più gettonato è quello relativo a un test attitudinale di ingresso o a corsi di formazione specifici. A pensare che c’è anche chi boccia in toto le scuole di giornalismo. Ci sarebbe da ridere se molti di questi opinionisti non fossero già inseriti nel settore. Ma non è questa la pecca maggiore della Legge e dei suoi estimatori.

La Legge non riguarda solo gli operatori sul campo, tratta anche del settore dell’editoria, cioè di chi finanzia una pubblicazione. Ed è su questa parte che c’è il silenzio assoluto di chi fino a venerdì ha sentenziato, talvolta nel bene e spesso nel male.

Non si è accorto dell’articolo 29, comma 5: uno schiaffone al libero mercato, agli stessi lettori che con questa legge si crede di tutelare.

Si crede, ma forse l’obiettivo principale della Legge non è questo. 

La Tribuna