San Marino: Podeschi-bis: passaporti, corruzioni, prescrizioni… E non è un romanzo scritto da un Kafka ubriaco! … di Enrico Lazzari

San Marino, il Titano delle torri, delle cartoline e delle storie che sembrano scritte da un Kafka ubriaco. La vicenda Podeschi-bis, svanita ieri in una nuvola di prescrizione, è l’ennesimo atto di un teatro dell’assurdo che farebbe invidia a Pirandello. Claudio Podeschi, ex ministro, accusato di aver venduto un passaporto diplomatico al magnate del poker Paul Phua per una mazzetta.

Risultato? Zero condanne, un processo che si è sciolto come neve al sole e un altro ex ministro, il “compagno” Ivan Foschi, che su Facebook sembra fare giochi di prestigio con il moralismo, sventolando la prescrizione come una medaglia al disonore. “Non sono innocenti”, dice. Peccato, Ivan, che non siano neanche colpevoli, e tu – che hai fatto il ministro, non il camionista – dovresti sapere che la giustizia non è un’opinione da social.

Enrico Lazzari

La discussione con Foschi è – a mio parere – un gioiello di ipocrisia. Lui, con la sicumera di chi ha sempre la verità in tasca, insiste: “La prescrizione non è un’assoluzione”. Bravo, e l’acqua è bagnata. Ma non è nemmeno una condanna. E sparare sentenze da tastiera mentre il Titano affoga nelle sue tragi-commedie giudiziarie è un po’ come ballare sul Titanic. 

Podeschi-bis era un castello di qualcosa di più morbido e meno nobile delle cartelle: l’accusa, orchestrata da Commissario inquirente Alberto Buriani – all’epoca l’eroe del Monte, oggi un po’ meno – voleva Podeschi come il genio del male che traffica passaporti per Phua, un malese con più jet privati che scrupoli. Peccato che i passaporti diplomatici li rilasci la Segreteria agli Esteri, allora in mano ad Antonella Muilaroni di Alleanza Popolare, che – chissà perché, si chiedeva già all’epoca il legale difensore dell’imputato (leggi qui) – Buriani non sfiora. Un’indagine con più buchi di un groviera, ma che ha tenuto in ostaggio Podeschi per anni, con una custodia cautelare iniziata con l’indagine Mazzini (altro capolavoro da Kafka ubriaco) nel 2014 che grida vendetta.

Parliamo di quella carcerazione, già che ci siamo.

Podeschi finisce dentro per il processo Mazzini, un altro polpettone made in S.Marino, ma viene assolto in sentenza definitiva con formula piena per i reati più gravi e prosciolto per altri. Tradotto: nessuna condanna, solo un sacco di fango. Ma Buriani, il Torquemada con la toga, non molla, e nel Podeschi-bis tira fuori l’accusa di riciclaggio per i soldi di Black Sea Pearl – gli stessi che nel Mazzini erano altro – la società di Phua.

Piccolo dettaglio: a febbraio 2014, le autorità svizzere, rispondendo a una rogatoria sammarinese, certificano quei soldi di Black Sea Pearl come puliti come un lenzuolo bianco steso al sole. Eppure, a giugno, Podeschi viene sbattuto in cella.

Qualcuno ha “smarrito” quella rogatoria? O era troppo occupato a lucidare il proprio ego o i vetri di Banca CIS? Lo scrivevo già il 30 giugno 2014 su GiornaleSM che gli “eroi” di allora, tipo Buriani, sarebbero finiti sul banco degli imputati: “…Perchè se quel decreto di archiviazione fosse, per caso, “sparito” in San Marino dopo essere stato regolarmente inviato dalle autorità svizzere, sul banco degli accusati e alla gogna mediatica, potrebbero finire coloro che oggi sono considerati quasi degli eroi”.

Non ho la palla di cristallo, ma ci avevo visto giusto: oggi Buriani è condannato in primo grado per abuso d’autorità e altro, nonché rinviato a giudizio per associazione a delinquere, con il sospetto di essere stato il burattinaio di una giustizia piegata a interessi che con la verità c’entrano poco.

E il processo bis? Una farsa che si chiude con l’accusa – sì, l’accusa, non la difesa – che chiede la prescrizione, come un regista che strappa il copione perché lo spettacolo è troppo imbarazzante. Il tribunale di oggi funziona, sia chiaro, ma si porta dietro un’eredità che puzza di muffa, e la prescrizione è il modo più comodo per buttare tutto nel dimenticatoio, senza dover ritirar fuori la sporcizia nascosta sotto il tappeto. Foschi, però, insiste: “Hanno cambiato le regole”. Bugia grossa come una torre. Nessuna legge è stata toccata, ma il Collegio Garante della Costituzionalità ha mandato in frantumi un’interpretazione da circo sull’antiriciclaggio, ricordando un principio che persino un bambino capisce: una norma nuova non si applica al passato. Sacrosanto, dal Titano a Timbuctù, ma a San Marino – ai tempi del Mazzini e dei suoi “eroi”, giudici o giornalisti che fossero, sembrava fantascienza.

E non è che non ci fossero voci a gridarlo, all’epoca. Il 18 ottobre 2014, intervistando l’avvocato Massimiliano Annetta su GiornaleSm (clicca qui), appariva estremamente chiaro: se c’era corruzione per quel passaporto, perché indagare solo Podeschi e non la Mularoni, che agli Esteri aveva la penna in mano? Annetta, con la precisione di un chirurgo, smontava l’inchiesta: “Se c’è un sistema corruttivo, si indaga chi ha il potere decisionale, non solo il presunto mediatore”. Tradotto: o l’accusa era un colabrodo, o qualcuno ha chiuso un occhio per non disturbare i piani alti. Parole che pesavano come macigni, ma che il Titano ha ignorato, preferendo applaudire Buriani mentre costruiva il suo castello di carta igienica. E l’accusa, il Pm o che dir si voglia Procuratore del Fisco, ieri, ha avuto il coraggio di tirare lo sciacquone!

Podeschi-bis è il ritratto di un Titano che si perde in operette mentre il mondo dei professionisti del Foro, introno, ride amaro.

Un’indagine partita con i riflettori, guidata da un giudice ora sotto accusa, si è spenta in un nulla di fatto, lasciando solo reputazioni maciullate e un sistema giudiziario che sembra un Luna Park guasto. E mentre Foschi e soci giocano a fare i censori, dimenticano che la giustizia non è un post su Facebook: o hai prove, o stai zitto. Punto.

Un consiglio al Governo: fate piazza pulita.

Non di scope, ma di un sistema che smetta di recitare commedie e cominci a cercare la verità. E la prossima volta che qualcuno sbandiera la prescrizione come un trofeo, mandatelo a contare i sassi della Terza Torre.

Sul Titano, il cilindro magico della “giustizia” non smette mai di stupire. Domani se trovo un altro Foschi scorrendo qualche bacheca, con un’altra perla – perché, tranquilli, qui la sceneggiatura non finisce mai – e vediamo se lassù qualcuno si ricorda cos’è uno Stato di diritto.

Enrico Lazzari