San Marino. Processo Conto Mazzini. Avv. Stefano Pagliai (difesa Podeschi – Baruca). “Processo Politico”. Molti punti oscuri tuttora da chiarire.

Arringa fiume dell’avv. Stefano Pagliai quest’oggi al processo del Conto Mazzini. Iniziato questa mattina poco prima delle 10 l’intervento del legale fiorentino – che in questo processo assiste Claudio Podeschi e Biljana Baruca, oltre a Giovanni Lonfernini, posizione per la quale interverrà il 16 giugno prossimo – ha ripercorso tutti i passaggi dell’indagine contestando l’impianto e le conclusioni dell’accusa che, come noto, ha chiesto per Claudio Podeschi la condanna a 9 anni e 6 mesi di reclusione e per Biljana Baruca la condanna a 4 anni e 9 mesi concludendo il suo intervento intorno alle 15.

L’avv. Pagliai ha dato atto al Giudice Felici del clima di serenità con il quale quest’ultimo – anche grazie all’atteggiamento di tutte le parti processuali – ha condotto le attività di udienza. Gli attestati di stima, tuttavia, sono qui terminati. Pagliai ha parlato di un processo politico. Politico perchè sono coinvolti persone che hanno rivestito ruoli di primo piano nella vita politica sammarinese. Politico perchè con il Processo Conto Mazzini si è voluto riscrivere la storia di San Marino degli ultimi 15 anni. Politico perchè, ha aggiunto, inutile nascondersi dietro un dito, con questo processo si è spazzata via un’intera classe dirigente che ha governato San Marino nel corso degli ultimi anni. Quando si vuol riscrivere la Storia con i processi penali non si fa mai un buon servizio, nè alla Storia, nè alla Giustizia. Non si può pretendere che pochi soggetti siano chiamati a rispondere, come dei capri espiatori, per responsabilità che, invece, sono collettive. Era un intero sistema che così funzionava e così operava.

Il legale fiorentino ha inoltre fortemente criticato l’andamento delle indagini: “si è indagato su certi fenomeni deviati ma spesso ci si è fermati quando si andavano a toccare assetti o persone che evidentemente non si poteva o non si voleva coinvolgere. Se si indaga, bisogna indagare a 360 gradi, non si può fare figli e figliastri, condannando alcuni e salvando altri”.

Pagliai ha quindi passato in rassegna l’impianto accusatorio sul quale è stata costruita l’associazione a delinquere. Rispetto a Claudio Podeschi non un riscontro è emerso dagli atti sul coinvolgimento di quest’ultimo nelle attività di corruzione contestate. Quel che è emerso, invece, è come Podeschi fosse in lotta sia personale sia politica con altri soggetti che, paradossalmente si trovano con lui imputati di associazione.

Emblematico, al riguardo, l’episodio, riferito dall’ex Presidente di BCS, Della Balda, secondo il quale furono Podeschi e Mularoni  chiedere la testa di Roberti chiedendogli di dimettersi da Banca Commerciale Sammarinese. Un’associazione a delinquere un pò curiosa quella dove gli imputati si fanno la guerra tra loro. Altra circostanza sottolineata quella per cui l’associazione a delinquere ipotizzata sarebbe stata quella che avrebbe approvato la legge antiriciclaggio che ha consentito l’inizio dei processi: “o sono tutti imbecilli oppure l’associazione non sta in piedi: come è possibile che il gruppo criminale approvi quelle stesse normative sulla base delle quali poi gli stessi membri sono stati inquisiti e processati?”.

Passate in rassegna tutte le iniziative politiche poste in essere da Podeschi negli ultimi anni. Dalla gestione dei fondi ISS, alla possibilità di costruire un nuovo ospedale, fino alle iniziative private gestite da Podeschi, non un elemento è emerso a supporto della responsabilità dell’ex Segretario di Stato alla Sanità.

Sulle nomine diplomatiche è emerso con chiarezza che le nomine venivano gestite dall’intero Congresso di Stato. La nomina di Paul Phua, in particolare, nominato ambasciatore di San Marino in Montenegro, è stata rivendicata e difesa dallo stesso Segretario agli Esteri Mularoni nel dibattito avvenuto in Consiglio Grande e Generale.

Chiesta quindi l’assoluzione per l’associazione a delinquere.

Ampia rassegna del legale anche sulle contestazioni poste in essere nell’ambito della Fondazione per la Promozione Economica e Finanziaria Sammarinese. “Non è stata provata in alcun modo la provenienza criminosa di quei fondi. Lo ha confermato proprio l’Ispettore Francioni della Polizia Civile e la liquidatrice della Fondazione Manuela Graziani”. Negato, poi, che vi fosse un’immedesimazione organica tra Pietro Silva e Podeschi: “Silva ha detto che era Podeschi diceva agli investitori di versare i soldi alla Fondazioni. Bene, gli investitori li abbiamo sentiti e nessuno di loro ha confermato la versione di Silva!”.

Ultimo capitolo affrontato è stato quello delle movimentazioni provenienti dalla Svizzera dalla società Black Sea Pearl riferibile a Paul Phua. Qui, secondo Pagliai, si sarebbero intervallate molte versioni sull’origine criminosa dei fondi prospettate dall’accusa: all’inizio legami con la fantomatica “Vanangels Connection”, scioltisi come neve al sole per stessa ammissione dell’AIF e dell’Interpol, all’epoca guidato da Faraone. L’FBI smentì che vi fosse qualsiasi tipo di legame tra Podeschi e Baruca ed attività illecite. Peccato che questa notizia sia stata tenuta nascosta alla difesa: Faraone riferì solo a voce a Morsiani che non era emerso nulla. Si è gravemente leso il diritto alla difesa tenendo occultati atti di indagine fondamentali a sostegno dell’innocenza di Podeschi.

Esclusa poi la provenienza illecita dagli “junket room” di Macao, i soggetti che gestiscono i soldi degli scommettitori di Macao. Gli unici elementi richiamati dall’accusa a sostegno della provenienza criminosa di quei fondi provengono dal fascicolo svizzera. Peccato che, di nuovo, la Svizzera abbia archiviato tutto. Rimane il dubbio sul perchè la Svizzera, nonostante le richieste provenienti dallo stesso Felici, si sia rifiutato, del tutto immotivatamente, di trasmettere il fascicolo all’Autorità Giudiziaria Sammarinese. Non abbiamo ancora scoperto perchè nessuno ci ha detto che quel fascicolo svizzero era stato definito con tante scuse e scongelamento dei fondi. L’unica speigazione logica, ha concluso, chiedendo l’assoluzione, è quella fornita dagli imputati: Paul Phua chiese a Claudio Podeschi di collaborare per la realizzazione di un Aman resort a San Marino, con un investimento prospettato di 70 milioni di euro, che sarebbero stati portati in Repubblica. Che il progetto fosse reale e serio è stato confermato da tutti i testimoni sentiti: Giovanni Lega, avvocato di aman resort e Paul Phua, Fabio Berardi e Teodoro Lonfernini, Segretari di Stato al Turismo, dalle dichiarazioni rese in Consiglio Grande e Generale da Antonella Mularoni.

Elementi che escludono in radice qualsivoglia attività illecita di Podeschi.

Ha poi proseguito l’avv. Achille Campagna che ha parlato del reato di riciclaggio precisando come l’interpretazione che ne viene data a San Marino contrasti con le direttive e le indicazioni delle autorità internazionali.

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