San Marino. “Progetto lasciato naufragare”

Ci sono delle scelte purtroppo non più procrastinabili e di questo il governo sembra esser conscio. Di qui la presentazione di un pdl, discusso ieri in Consiglio in prima lettura che ha per oggetto la revisione dell’ente Poste. A dare la misura di quanto urgente sia trovare soluzioni in quel senso c’è l’incontro, fissato per questa mattina alle 8,30 tra il Segretario Pedini e i sindacati. La dimensione del problema non riguarda però soltanto i dipendenti ma è evidentemente giunto il tempo di svolgere una riflessione di carattere più ampio. Ne abbiamo parlato con il consigliere della Dc William Casali.

Consigliere, lei sa per quale motivo è stato richiesto un incontro urgente da parte dei sindacati?
“Sono venuto a conoscenza dell’incontro ascoltando il riferimento del Segretario Pedini ma non è difficile immaginare che ci siano delle forti preoccupazioni legate al fatto che difficilmente un’azienda non solida può dare sicurezza ai suoi dipendenti”.

Sinteticamente cosa viene stabilito all’interno del progetto di legge?
“Il pdl va a riportare tutta la gestione delle poste all’interno della Pa andando contestualmente a rimuovere gli obiettivi relativi al settore finanziario (mai realizzati e già difficili al tempo di quella operazione), il nuovo statuto è del 2015 ma purtroppo i suoi obiettivi non sono mai stati completati. La privatizzazione di fatto non è mai avvenuta. Oggi si parla di disparità tra i dipendenti perché in parte si tratta di persone che erano già operative quando l’ente era pubblico e in parte di personale arrivato dopo”.

Qual era l’obiettivo principe della privatizzazione?
“Nelle intenzioni del legislatore doveva dare un impulso all’attività, aprire la strada a una visione nuova, penso ad esempio a quella finanziaria, che era però a ben vedere la più difficile. Se da un lato la privatizzazione non è mai stata completata, dall’altro la mancanza di un management ha fatto perdere tante opportunità. Penso all’ecommerce e al fatto che San Marino poste spa è l’unico soggetto che ha la possibilità di fare spedizioni in tuta Europa bypassando la costosa burocrazia del T1 e T2. Vale a dire che Poste San Marino spa ha un vantaggio competitivo importantissimo grazie alla possibilità di sostituire le dichiarazioni doganali tradizionali con quelle postali, pertanto offrendo un servizio internazionale ad un prezzo vantaggioso per il cliente. Ora la crisi pandemica ha creato una accelerazione verso l’ecommerce con numeri esorbitanti. La Netcomm (il consorzio di operatori di ecommerce italiani) ha consolidato ad aprile un risultato di più del 50%, noi non ci siamo nemmeno preparati ad affrontare questa nuova ondata positiva. Poste spa infatti non sta spingendo sul settore giusto, garantendo la solidità aziendale che aiuterebbe i dipendenti a credere nuovamente in un progetto imprenditoriale. Non c’è un indirizzo chiaro e convinto sul fatto che i servizi di logistica legati all’ecomerrce debbano essere quelli trainanti. Questo perché non c’è un management privato. Il direttore è un dipendente pubblico che, ha creato un ente pieno di dirigenti (15 circa), su un centinaio di persone che lavorano. Il risultato è che abbiamo una azienda privata con un management Pubblico, incapace di cogliere le opportunità che il mercato offre”.

Dunque il progetto di privatizzare poste era un buon progetto?
“Lo era ma non essendo stato completato è diventato un progetto superato. Hanno continuato a prevalere le logiche del pubblico”.

Quali sono i tempi del pdl?
“Ora il pdl verrà discusso in commissione finanze. C’è la necessità di dare risposte urgenti. Ci stiamo facendo sfuggire occasioni, anche i piccoli commercianti hanno bisogno di trovare nuovi mercati. Abbiamo un soggetto che non va in concorrenza con gli spedizionieri locali, si potrebbe fare una politica di acquisizione di mercati esteri, Poste spa ha accordi internazionali per superare la burocrazia che incide moltissimo a livello di costi”.

Si è parlato anche di ufficio filatelico, lei come la vede?
“Sono assolutamente in linea con chi afferma che non si devono fare delle fusioni per coprire i buchi, per salvare il salvabile. Il problema, lo ripeto, è la mancanza di un management formato, preparato e con spiccate qualità imprenditoriali per rimettere in asse l’azienda offrendo un valido supporto all’economia del Paese”.
Olga Mattioli

Repubblica Sm