San Marino. A proposito del “salvataggio” di Asset Banca… di Lo Sciacqualingua

Riceviamo e pubblichiamo:

Giornalesm.com ha pubblicato un emblematico documento di Bankitalia che recita: “L’evoluzione dei rapporti di collaborazione tra Banca d’Italia e la Banca Centrale della Repubblica di San Marino in tema di vigilanza, antiriciclaggio e trasparenza delle operazioni bancarie è la base per l’avvio di forme di collaborazione operative, quali lo scambio di informazioni di Centrale dei Rischi (CR)”. Perché allora Banca Centrale di San Marino non parte con la Centrale rischi che assieme al memorandum d’intesa con Bankitalia dovevano essere i primi risultati da portare a casa? Il Direttore di Giornalesm parla di “puzza di marcio”. Forse siamo ben oltre l’olezzo. Perché si sta accelerando su debito estero o interno, Aqr e commissariamenti di banche che erano in salute, mentre si stanno tralasciando altri interventi certamente più urgenti e utili? A chi risponde o a chi è costretto a rispondere chi sta nella stanza dei bottoni? Perché se chi ha responsabilità politiche non risponde ai sammarinesi, ma ad altre entità il problema non è più l’esproprio di una banca privata, bensì l’esproprio della nostra sovranità. Ciò che dà fastidio è soprattutto la strafottenza di un certo modo di fare ed il volere procedere a testa bassa senza un minimo di contraddittorio. E’ incredibile l’opera di maquillage che si vuole dare a bere alla gente, pensando che tutti abbiano l’anello al naso. Sento parlare di “salvataggio di Asset Banca”. Salvataggio da chi? La banca, pare, fosse ben “salva” prima di un commissariamento del quale ancora non si vogliono spiegare i motivi e del quale non si conoscono i contorni. Come si può parlare di “salvataggio”? Fossi un azionista o correntista di Asset… meglio che non finisca la frase. Ma in fondo la strategia del “raccontarla” pare faccia proseliti. Erano già stati gli antichi romani a capire che il “divide et impera” funzionava. Non dovrebbe allora stupire che proprio in Asset Banca stanno cacciando (non rinnovando) il contratto agli italiani, anche a quelli con laurea e master ad Harvard, mentre ad altri si prometterebbe un posto sicuro in Cassa! Rimaniamo in ambito di motti romani: potremmo parlare di “panem et circenses”. Si vuole fare sì che i dipendenti stiano buoni e zitti mentre si porta avanti il progetto di “salvataggio”? Ciò che personalmente trovo disgustoso è che i sindacati non muovano un fiato, neppure coloro che dovrebbero tutelare i più deboli, i precari, quali sono gli italiani e coloro che hanno un contratto a termine. A dirla tutta non ne faccio neppure una questione di italiani o sammarinesi, ma di competenze. Ho letto o sentito da qualche parte di una prima mandata di 30-35 dipendenti che da Asset verranno subito assunti in Cassa. Con quale criterio saranno scelti? Chi nel curriculum vanta trascorsi in pizzerie egiziane sarò nell’elenco? O verrà garantita una corsia preferenziale a chi ha chinato il capo davanti all’operazione di “salvataggio”? Si rincorrono tuttavia nel Paese voci e pare che i giochi non siano ancora fatti. Occhio alle procure italiane…

Lo Sciacqualingua