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  • SAN MARINO. PROPOSTE ALL’AUTORITY PER L’ENERGIA R.S.M….del Dr. Fabio Pedini

    Ho sentito tramite la RTV che l’Autorità per l’Energia di San Marino ha richiesto una consultazione
    pubblica propositiva per la predisposizione del PEN PIANO ENERGETICO NAZIONALE 2022-
    2024, ed ho pensato di inviare un piccolo contributo, spero utile, frutto della mia pluridecennale
    esperienza di geologo sul territorio del nostro paese, e non solo di questo.
    Riterrei che la priorità assoluta del PEN prossimo venturo, ma anche dei successivi se del caso,
    debba essere data al settore dell’Approvvigionamento Idrico e dell’acqua più in generale,
    trattandosi di un bene naturale prezioso ed insostituibile per la vita dell’uomo e lo sviluppo, od il
    mantenimento corretto del nostro amato stato. Ricordo che nel mondo, quotidianamente, si fanno
    quotidianamente guerre devastanti per il controllo e l’utilizzo dell’acqua.
    La Repubblica di San Marino ha un consumo idrico, semplificando volutamente i numeri, di circa
    3.000.000 di metri cubi annui, necessità ad oggi reperita completamente da “fonti ed utenze”
    esterne al nostro territorio (Diga di Ridracoli/Acquedotto di Romagna, Lago sul torrente Marecchia, Canale Emiliano Romagnolo) tutte soggette alla precaria, ondivaga, autorizzazione e disponibilità di autorità italiane..
    Ora va specificato, e reso noto ai cittadini, che queste necessità potrebbero essere reperite
    completamente tutte all’interno del nostro piccolo territorio costruendo uno sbarramento/diga
    (molto modesta) per creare un invaso idrico in località Pennarossa di sotto sul torrente San Marino,
    ripeto tutto in territorio sammarinese senza dover chiedere permessi a chicchessia……..
    Questa opzione è ormai nota da studi e progetti che nascono da lontano, dall’acquedotto regalatoci
    dagli Stati Uniti ai primi anni 60’, dallo studio del geologo Tino Lipparini del 1966, dallo studio e
    ricerche idrogeologiche redatte dal sottoscritto assieme al Dr. Edmondo Forlani nel 1982,dallo
    Studio per il miglioramento dell’approvvigionamento idrico dell’Acquedotto sammarinese redatto
    dal sottoscritto e dal Prof. Ing. Giuseppe Spilotro per l’Università degli Studi di San Marino ed
    l’AASS nel 1995 e successive indagini geognostiche e sondaggi confermativi eseguiti nel 2009 da
    geologi sammarinesi per conto sempre AASS.
    La scelta di realizzare un bacino imbrifero, un lago che può trattenere circa 3.000.000 di metri cubi
    d’acqua del torrente San Marino nella località di Pennarossa di sotto è una scelta risolutiva ,
    prioritaria e non rinviabile per l’annosa risoluzione del problematico rifornimento idrico del
    territorio, rifornimento rinnovabile annualmente in quanto sul bacino del torrente alla sezione di
    Pennarossa ogni anno “passano/defluiscono” circa 10.000.000 di metri cubi d’acqua pulita ed
    utilizzabile con pochissima spesa dalla Centrale di potabilizzazioen di Galavotto senza ulteriori
    modifiche all’acquedotto stesso in termini di impianti di adduzione e trasporto.
    La creazione del bacino idrico può essere realizzata con progetti e mutui trentennali facilmente
    reperibili da grandi imprese ma anche dal sistema bancario e finanziario locale, i lavori creerebbero
    un indotto molto importante di lavoro alle imprese locali, e l’opera potrebbe in parte produrre
    energia elettrica utilizzando il salto di circa 30/40 metri esistente tra la quota di massimo invaso e la base dell’opera.
    Queste è sempre stata la sintesi e la prima scelta di ogni studio idrogeologico mirato alla soluzione
    del problema di approvvigionamento idrico completamente entro territorio sammarinese, pur senza abbandonare e mantenendo le attuali fonti “estere” come potenziale da utilizzarsi per le emergenze, nei periodi di manutenzione e per compensare eventi estremi siccitosi.
    Ad ulteriore completamento delle proposizioni mi preme ricordare che il volume di acqua
    consumato ogni anno dalla Repubblica, circa 3.000.000 di metri cubi, viene prevalentemente
    utilizzato ad uso industriale, agricolo e ad uso privato. Queta enorme quantità d’acqua “sporcata”

    dalle lavorazioni industriali, e dall’uso urbano/privato, viene poi prevalentemente smaltita ed
    inviata, tramite le pubbliche fognature, al Consorzio di Bonifica provinciale di Rimini con costi di
    molti milioni di euro all’anno. La seconda proposta si innesta su questo secondo aspetto per cercare
    di razionalizzare o meglio recuperare risorse idriche già nella nostra disponibilità e con risparmio
    di costi, cercando nei limiti del possibile di realizzare alcune cisterne di raccolta dei reflui da
    attrezzare con un trattamento totale o parziale di depurazione per recuperare almeno diverse
    centinaia di migliaia di metri cubi/anno di acqua depurata ad uso magari solo industriale. Queste
    cisterne o depositi si potrebbero realizzare solamente nelle aree industriali più periferiche e più
    basse del territorio proprio a ridosso della zone industriali esistenti in modo da poterle collegare un
    domani con costi modesti di impianti e tubazioni. Le zone facilmente identificabili potrebbero
    essere quelle industriali di Rovereta-Dogana , Ca’Chiavello Faetano, Gualdicciolo dove siffatti
    serbatoi potrebbero trovare allocazione presso capannoni od aree industriali dismesse o requisite
    allo scopo prioritario e di pubblica utilità, per poi creare una condotta locale con poca spesa per il
    riutilizzo delle acque depurate a cui si può aggiungere volendo l’obbligo a tutte le aziende fruitrici
    delle aree industriali di raccogliere e convogliare le acque piovane in questa rete specifica per
    agevolare il trattamento e la depurazione con acque a costo zero….
    Queste sono solo alcune idee veloci di un freddo mattino di ottobre……ovviamente da approfondire
    e verificare nella pratica esecutiva ma comunque facilmente realizzabili in toto od in parte .

    Con i migliori saluti

    Dr. Fabio Pedini geologo