Comma 13 – Ratifica Decreti Delegati
RATIFICA DECRETO DELEGATO 14 marzo 2025 n.39 – Disciplina per la cessione di bibite ovvero bevande alcoliche verso l’Italia con obbligo di addebito dell’IVA
Segretario di Stato alle Finanze Marco Gatti: Il presente decreto delegato è emanato dal Congresso di Stato in applicazione della delega prevista dall’articolo 1, comma 8 della Legge 3 marzo 2025 n.30 “Misure per il consolidamento, lo sviluppo economico, il contenimento dei costi e disposizioni in materia fiscale”. Voglio infatti ricordare che nella Legge su indicata è stata appositamente introdotta una delega al fine di promuovere e sostenere le attività economiche, con lo scopo di semplificare o potenziare le attuali norme di riferimento anche per quanto attiene ai controlli, al monitoraggio e al contrasto ai fenomeni distorsivi dell’economia. Il decreto delegato viene pertanto emanato, sentito anche il riferimento dell’UO Ufficio Tributario, al fine di contrastare e prevenire operatività anomale ed altresì distorsive nell’interscambio di beni con l’Italia in un particolare settore classificato e rivelatosi a rischio, quale quello del commercio di bibite e bevande alcoliche. Si è ritenuto necessario prevedere una specifica disciplina ai fini Iva con riferimento alle cessioni poste in essere verso l’Italia poiché nel predetto settore si sono rilevate alcune fattispecie distorsive. In sostanza, con il presente decreto delegato, è stato introdotto l’obbligo per gli operatori economici sammarinesi che pongono in essere cessioni di bibite ovvero bevande alcoliche, comprese le acque minerali, qualora ricadono in specifiche condizioni, esplicitate all’articolo 1, di effettuare le cessioni verso l’Italia con l’addebito dell’IVA (cosiddetta IVA prepagata), secondo la modalità previste dall’Accordo d’interscambio di cui al Decreto Delegato 5 agosto 2021 n. 147 (v. articolo 7, comma 1). L’obbligo di effettuare le cessioni all’esportazione verso l’Italia con l’Iva prepagata è stato collegato ad aspetti strutturali e dimensionali dell’operatore economico, quali il numero di dipendenti a tempo pieno, e, ovviamente, anche al volume delle cessioni all’esportazione verso operatori economici italiani, parametri entrambi considerati in maniera graduale. Inoltre, è stata introdotta all’articolo 3 una importante novità, di seguito meglio specificata, che consiste nel cosiddetto visto di conformità sulle cessioni poste in essere, attestato da un soggetto qualificato, quale un sindaco revisore individuato tra gli iscritti all’Albo dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili o al Registro dei Revisori Contabili della Repubblica di San Marino. Infine, è stato regolato l’aspetto conseguente al mancato rispetto delle disposizioni di cui al presente decreto delegato, ossia la revoca del rimborso monofase sulle cessioni poste in essere in violazione delle disposizioni prevedendo in caso di crediti tributari pendenti il sequestro conservativo per equivalente di beni, merci, somme di denaro ovvero strumenti finanziari.
Emanuele Santi (Rete): Devo dire che quando è uscito questo decreto delegato ho avuto un sussulto, ho pensato finalmente qualcuno si è accorto che nel settore bibite c’è un problema serio. Noi è dal 2022 che denunciamo questa situazione, l’abbiamo detto più volte che questo è un settore completamente fuori di senno. Il decreto arriva ora, nel 2025, senza nemmeno spiegare qual è stata la scintilla che ha fatto intervenire il governo dopo tre anni. La verità è che i volumi sono esplosi e siamo probabilmente già in una nuova vicenda Long Drink. Il problema è che non c’è stata volontà politica di intervenire prima e oggi si mette una pezza quando ormai è troppo tardi. Il decreto prevede l’IVA prepagata sopra certi livelli di fatturato, ma introduce parametri in base ai dipendenti che permettono facilmente di aggirare l’obbligo: basta assumere parenti e amici per arrivare a cinque dipendenti e poter fatturare milioni in esenzione. Noi abbiamo proposto un emendamento che prevede l’IVA prepagata solo per le società di nuova apertura nei primi due anni, per non colpire chi lavora seriamente da anni. Abbiamo anche proposto di estendere questa misura ad altri settori a rischio, come rifiuti, armi, integratori, vendite online. Abbiamo chiesto una fideiussione bancaria di 30.000 euro e un controllo sui soggetti inidonei, quelli che aprono e chiudono società lasciando debiti. E infine, il visto di conformità è una barzelletta, messo in mano a privati, magari in conflitto d’interessi. Serve un controllo pubblico serio. Questo decreto è un paliativo, fatto troppo tardi, e facilmente aggirabile.
Enrico Carattoni (Rf): La prima valutazione che faccio è di ordine metodologico: secondo me siamo fuori delega. Il comma 8 dell’articolo 1 della legge sviluppo è troppo generico per giustificare questo decreto. Una delega così ampia potrebbe permettere di fare qualsiasi cosa, anche dotarsi di una bomba atomica, perché semplifica e potenzia norme che non esistono. È una delega in bianco al Congresso di Stato, senza limiti né termini, e a mio avviso incostituzionale. Quanto al merito, il decreto 203/24 è stato superato dal nuovo 39/25, che lo abroga, ma non è chiaro se i suoi effetti siano salvi o meno. Mi sarei aspettato un’analisi più puntuale: quante attività sono sorte? Ci sono dati sui fenomeni distorsivi? Perché si è intervenuti sulle bevande alcoliche e non su altri settori come i compro oro? Se il problema c’è, affrontiamolo, ma serve buon senso. Alcune aziende sane operano nel settore da anni, pagano le tasse, danno lavoro e non devono essere penalizzate. Sugli emendamenti, alcuni sono stati recepiti, altri li abbiamo ritirati perché già assorbiti. Tuttavia, sull’articolo 3 ho forti perplessità. Si privatizzano i controlli, obbligando le aziende a pagare un revisore contabile. Questo non garantisce uniformità ed è un’assurdità. Inoltre, se già c’è un sindaco revisore, gli si dà un compito che spetta alla pubblica amministrazione. È una distorsione evidente. I controlli devono restare pubblici. Se proprio si vuole coinvolgere il privato, almeno si renda la cosa facoltativa.
Nicola Renzi (Rf): Per provare ad aggiungere alcune cose a quelle già perfette dette dal collega Carattoni prima di me, voglio sottolineare che quando si fanno interventi come questo è perché c’è una necessità. Nessuno vorrebbe adottare certe misure se non fosse necessario. Tutti siamo preoccupati di non colpire l’economia reale, cioè le persone serie che lavorano. Quando a San Marino si parla di liquori o bibite, si sa bene chi sono quelli seri, quelli che lavorano da decenni, che sono un riferimento e che vanno tutelati. Ma spesso ci chiedono solo di lasciarli lavorare. Purtroppo è evidente che ci sono distorsioni che danneggiano proprio chi lavora seriamente e danneggiano anche l’immagine del Paese. San Marino in passato è stato celebre anche per questo. Rispetto il lavoro delle commissioni, anche quella antimafia, ma credo sia il momento di dire basta col “va tutto bene”. Sulle auto, ad esempio, ci viene detto che non ci sono distorsioni, ma sono proprio gli operatori seri a dirci che sono preoccupatissimi. Il governo non deve solo rassicurare, deve agire. E allora parliamo del decreto: è inaccettabile appaltare i controlli, principio che non regge. Cosa penseranno le controparti straniere? Il decreto è stato pastrocchiato per mesi, segno che il governo non ha le idee chiare. Avevo proposto emendamenti, ma nessuno mi ha risposto. Questa aula sembra solo un passacarte. E poi le deleghe omnibus: il governo può fare quello che gli pare. Basta con la delega jolly. Serve chiarezza, tempi e limiti precisi.
Giovanni Maria Zonzini (Rete): Questo decreto arriva in un momento molto delicato per il settore delle bibite e dei liquori. Vorrei dare alcuni dati: nel 2022 l’export era di circa 64 milioni di euro, nel 2023 è salito a 104 e nel 2024 è schizzato a 170 milioni. In tre anni l’export è praticamente triplicato. Penso lo capisca anche un bambino che dietro a questa moltiplicazione di Coca-Cole e vini ci sia una frode, la classica truffa carosello. Ho fatto due conti: stiamo parlando di frodi fiscali da almeno 20 milioni di euro l’anno. Il 22% di questi volumi è sospetto. Abbiamo visto questo problema anche con le auto. Condivido in pieno quanto detto dal collega Renzi: abbiamo incontrato operatori storici seri, che ci hanno detto che stanno subendo la concorrenza di soggetti improvvisati che aprono e chiudono licenze a raffica. In Italia hanno reagito con vincoli burocratici che colpiscono anche chi lavora seriamente. Quando succedono queste cose, a guadagnarci sono pochi truffatori e qualche professionista compiacente. A rimetterci sono lo Stato e gli operatori onesti. Il governo interviene in ritardo e il decreto è gravemente deficitario. Si parla di soggetti coinvolti che hanno assunto parenti per aggirare i controlli. È il ritorno di Long Drink. L’articolo 3 è assurdo: le aziende devono pagarsi un revisore che certifichi che tutto va bene. Ma se il revisore è lo stesso che ha già firmato i bilanci truccati, che garanzia c’è? È un conflitto di interessi enorme. I controlli devono restare pubblici. Così com’è, questa misura è sbagliata e inefficace.
Matteo Zeppa (Rete): Mi rivolgo al segretario Belluzzi, che almeno ascolta, mentre altri parlano con i loro gruppi. Siamo qui da anni a calcare la scena e tornare ogni volta su questi settori delicati come se cadessimo dal pero: non ha senso. Nella scorsa legislatura la Commissione Antimafia aveva già individuato settori merceologici molto delicati: le bibite, gli integratori, le auto. Non possiamo far finta di niente. Per ogni operatore serio ce ne sono almeno tre che se ne fregano delle leggi. Ho già fatto un intervento simile in Consiglio e in Commissione Esteri. Ci sono operatori nel settore auto e moto che non riescono a lavorare. Hanno le auto ferme, vendute ma bloccate. Non riescono a consegnarle al cliente. E questo perché un funzionario zelante dell’Agenzia delle Entrate italiana blocca la pratica appena vede San Marino. L’IVA è prepagata, ma si blocca tutto. La situazione peggiora con i veicoli usati, dove le certificazioni richieste sono anche maggiori. Gli operatori onesti sono con l’acqua alla gola. Chiedono risposte ai segretari particolari, ma non ricevono nulla, neanche una spunta di lettura. Ma dove siamo? A gestire l’emergenza o a fare altro? Le distorsioni le conoscete anche voi, sono emerse nelle relazioni della Commissione Antimafia. Quelle relazioni le avete volute voi. E oggi fate finta di niente. C’è chi apre autosaloni dove si vendevano piadine. Nessuno controlla. Prima di fare le leggi servirebbe interazione, risposte strutturate, non spot. Così si danneggia la parola San Marino e gli onesti ci rimettono.
Fabio Righi (Dml): Credo sia fondamentale non fare politica intesa come strumentalizzazione, vista la delicatezza dell’argomento. Parlo con cognizione di causa avendo ricoperto ruoli che mi hanno fatto vedere da vicino dinamiche nei settori delle bevande e delle autovetture. Ribadisco che San Marino è stata vittima, non complice, di attività illecite esterne, come falsificazioni di atti e duplicazioni illegittime di siti pubblici. Con il segretario Gatti abbiamo collaborato in modo trasparente con autorità italiane, e le indagini hanno portato risultati. Purtroppo, a San Marino si è spesso strumentalizzato l’argomento. Credo sia necessario affrontare con serietà la riorganizzazione dei nostri sistemi di controllo economico. Oggi viviamo in una grande confusione tra forze di polizia e uffici competenti con sovrapposizioni e arretratezza tecnologica. Servono sistemi digitali automatizzati con allert per rilevare anomalie. Progetti in tal senso c’erano, ma sono stati bloccati per strumentalizzazione politica. Anche normative importanti, come quella sulla tracciatura dei telai auto, non sono state implementate. Sembra che nella confusione qualcuno ci sguazzi. Se vogliamo uno sviluppo economico vero, dobbiamo puntare su ricerca, innovazione e tecnologie. Ma per farlo serve un paese sicuro, con controlli efficienti e veloci. Oggi tutto questo è possibile solo se si digitalizza il sistema, si formano gli operatori e si fa una vera attività di intelligence economica. Se non affrontiamo seriamente questi temi, perdiamo credibilità, trasparenza e opportunità in un mondo che cambia. Non possiamo governare con questa scarsissima lungimiranza.
Segretario di Stato Marco Gatti: Abbiamo opinioni diverse su come contrastare e allo stesso tempo sostenere l’economia. Alcuni interventi dicono una cosa, ma poi gli emendamenti portano in un’altra direzione. Uno Stato non può introdurre norme per contrastare fenomeni che accadono in un altro Stato, soprattutto se quest’ultimo non ha controllo su di essi. L’IVA prepagata è uno strumento improprio nei rapporti tra Stati, usato solo da noi e dall’Italia, dove invece vige l’esenzione. È nata come agevolazione per l’operatore sammarinese che si relaziona con un italiano che rifiuta il reverse charge. Noi abbiamo intercettato prima i fenomeni grazie alla nostra dimensione e monitoraggio puntuale, quindi lavoriamo per rafforzare la collaborazione con l’Agenzia delle Entrate italiana. Non possiamo introdurre norme che castrano l’economia e mettono in difficoltà giovani operatori, come l’obbligo di fidejussioni. Nessuna banca le concede facilmente a chi inizia, e rischiamo che non parta più nessuno. Se obblighiamo solo le nuove società, queste si terranno inattive o verranno vendute, tornando al commercio di società. Servono invece ostacoli operativi e collaborazione tra amministrazioni. Abbiamo evitato soglie generali di fatturato per chi tratta anche altri prodotti, e introdotto un professionista incaricato per verifiche periodiche. Il problema dell’evasione IVA nasce fuori da San Marino: le cartiere sono italiane. Qui le attività sono regolari. Lo stesso per il settore auto: il problema nasce da documenti falsi usati in Italia. Noi abbiamo collaborato, segnalando incongruenze e facendo partire indagini. Continueremo su questa strada per difendere gli operatori sani.
Matteo Zeppa (Rete): Segretario Gatti, io posso condividere quasi totalmente quello che ha detto, è stato chiaro, anche se poteva concludere meglio, magari mi replica di nuovo. Ha detto bene lei e anche il collega Righi sul settore auto: quell’episodio ha mostrato che eravamo una terra di mezzo, un passaggio che in realtà non esisteva. Però se mi parla di strumento improprio, cioè dell’IVA prepagata, io posso anche starci, lei stesso ha detto che è qualcosa che va normato, controllato tra i due Stati. Ma allora, Segretario, si faccia carico lei come Segretario alle finanze e vada dal Sindaco o chi per esso. Non è possibile che gli operatori economici non abbiano risposte. Il bacino di utenza interno è limitato, ma quello esterno, soprattutto per settori come auto, moto, bibite, è molto più grande, quindi i volumi e i rischi aumentano. Gli operatori che lavorano in questi settori da 40 o 50 anni non possono vivere nel dubbio continuo, solo perché ci sono stati episodi passati. Questi operatori non si lamentano per sport, ma chiedono risposte, e non si possono trattare in questo modo. Il rischio d’impresa va bene, ma non possono pagarlo sempre loro. Se l’IVA prepagata è uno strumento improprio, troviamo il modo per risolverlo, ma non è il nostro stipendio a essere in gioco, è il loro lavoro. Bisogna rassicurarli, soprattutto se ci sono rapporti con l’Italia. Non è accettabile che un funzionario ponga un veto solo per una questione politica. Serve trasparenza e rispetto.
Emanuele Santi (Rete): Ma ancora con la storiellina che San Marino è vittima e che c’è stato un solo caso? È vero, un caso c’è stato, con le certificazioni false, ma il problema è che ci sono state almeno 10-15 società nel settore auto che hanno frodato in modi diversi. Non si può continuare a raccontare che c’è stato solo un episodio, non ci crede più nessuno. Vada a scartabellare meglio, segretario Gatti, perché lo sa anche lei chi sono: sono sempre quei 5-10 personaggi che aprono e chiudono società, fanno volumi enormi e operano in modo scorretto. E noi siamo complici, perché c’è una struttura trasversale italo-sammarinese che fattura e qualcuno evade. Il decreto sulle bibite non c’entra nulla con le auto o con le certificazioni, è un’altra roba, ma non mette un vero argine al problema. Cinque milioni di euro con cinque dipendenti? Qualcuno li ha già assunti, così domani può superare la soglia. Quattro società e siamo già a 20 milioni, siamo già oltre. Questo non è un intervento serio. Se vogliamo mettere un argine vero, serve un intervento serio, non un decretino che finisce per castrare anche chi lavora correttamente. Bisogna distinguere. Noi abbiamo proposto emendamenti, anche sul passaggio di quote tra coniugi nei primi due anni. Vogliamo fare le cose serie? Bene. Ma basta raccontare storielline, perché gli operatori seri non ne possono più di essere penalizzati per colpa di pochi che fanno i giochini. I giochini devono finire.
Segretario di Stato Marco Gatti: Solo una precisazione per quanto riguarda il settore delle auto e delle moto che condivido debbano avere una risposta. Lo stiamo seguendo anche come Segreteria competente, avendo la delega dei trasporti e i temi sono diversi perché sono le tematiche distinte da quello che è la vendita del nuovo, da quello che è la vendita dell’usato. Per quanto riguarda la vendita del nuovo, le problematiche con l’Agenzia delle Entrate sono superate, la problematica sono le procedure della motorizzazione. Stiamo cercando di trovare con la motorizzazione delle procedure ad hoc perché oggi ci applicano procedure lunghe, e quindi i tempi di matricolazione vanno da 7 fino anche a 25 giorni, tantissimi. Il nuovo peraltro non ha nessun problema di evasione dell’imposta perché per immatricolare devi aver versato l’imposta, non si utilizza neanche l’IVA prepagata perché tarda, fanno direttamente l’F24. Poi c’è il problema dell’usato, legato al fatto che pare vi siano attività che fanno compravendite non in territorio sammarinese ma in territorio italiano e le fanno figurare come fatte in territorio sammarinese. Questo non è corretto e stiamo lavorando per intensificare la collaborazione con l’Agenzia delle Entrate. Fintanto che vendi dal tuo autosalone a San Marino è corretto, ma spostarsi in territorio italiano, mandare auto, fare vendita, Riba e far figurare come effettuata a San Marino è assolutamente scorretto ai fini imposte indirette e dirette. Qui vogliamo trovare procedure di collaborazione molto forti. Per il nuovo, stiamo cercando soluzioni tecniche per riportare, com’era un tempo, la possibilità alle agenzie di immatricolazione, attraverso certificazioni che concordiamo, di immatricolare velocemente. Effettivamente, alcune sedi regionali delle Agenzie delle Entrate alle volte si comportano al di fuori normative impartite dall’Agenzia Centrale di Roma. Facciamo le segnalazioni direttamente a Roma quando ci vengono segnalate dai soggetti che le subiscono e le confermo che questa cosa succede e non è corretta.
Emendamento modificativo del comma 1 dell’articolo 1 presentato da Rete
Emanuele Santi (Rete): Il nostro emendamento è molto semplice. Dice che non tutti gli operatori economici, ma gli operatori nei primi 2 anni di attività debbono fare le vendite con l’addebito dell’IVA. Questo per fare una distinzione perché oggi abbiamo tanti operatori storici che operano seriamente e non è giusto, a nostro avviso, che vengano penalizzati. Invece quelli di nuova apertura, quelli che sono sul mercato da poco, debbono avere questa sorta di periodo di prova di 2 anni. Togliamo invece la tabella con le varie distinzioni basate su fatturato e dipendenti. Qui il decreto dice se si superano €500.000 ci devono essere almeno due dipendenti, per fare in esenzione 2 milioni, devi avere dai due ai quattro, fino a 5 milioni devi avere cinque dipendenti. Su questo per noi è un intervento facilmente bypassabile. A nostro avviso, il parametro dovrebbe essere uno i primi 2 anni, IVA prepagata per tutti, senza distinzione di fatturato e poi, superato questo periodo, togliere l’obbligo di fatturazione con IVA. L’ha detto anche lei, segretario, è improprio la fatturazione con IVA. Sì, è vero, è improprio, però si vede che se si mette questo provvedimento significa che non sappiamo più dove sbattere la testa e non si vuole andare a intervenire alla radice del problema. C’è anche la questione della divisione dei fatturati comma A, B, C e D.
Mirko Dolcini (Dml): Io comprendo la ratio di questo emendamento però prima si era detto, se non sbaglio, che imporre l’IVA prepagata può essere uno strumento e però diventa irrituale, se vogliamo improprio. D’urgenza lo possiamo fare però va a pesare come onere anche chi ci lavora, chi ci mangia ed è eccessivo. Già in questa maniera, prevedendo per tutte le attività, senza criteri a tutte le attività che aprono per i primi 2 anni. Si continua su questa linea di “punire” tutti indifferentemente. Ma oltre a questo un’altra riflessione mi sorge sul fatto di che cosa intendiamo per i primi due anni di attività. Io lo comprendo, però forse va declinato perché poi io costituisco una società nuova, la chiamo Pinco Pallino. Dopo 5 anni, 10 anni, cioè quando mi scade il limite dei 2 anni, cedo le quote o la maggioranza di quote.
L’emendamento di Rete è bocciato con 23 voti contrari e 3 favorevoli.
Emendamento modificativo del comma 1 dell’articolo 1 presentato da Repubblica Futura
Enrico Carattoni (Rf): Noi abbiamo indicato che qualora l’operatore sammarinese intenda scegliere di non prepagare l’IVA, ma di pagarla successivamente ai sensi di quanto previsto dal decreto 147/21, abbiamo inserito nelle lettere A, B e C, nei tre scaglioni, di modificare la dicitura dell’esportazione verso l’Italia con addebito IVA di quell’articolo 7 comma 1 del decreto delegato 147/21. Abbiamo chiesto di riformularlo così: le cessioni superano l’ammontare complessivo di €500.000 oppure 1 milione e mezzo oppure 5 milioni su base annua al netto del relativo presunto rimborso monofase. Dobbiamo dare atto al governo che in parte l’emendamento presentato al vecchio decreto 203 è stato recepito perché la dicitura “su base annua” che noi avevamo introdotto è stata questa volta recepita. Noi lo condividiamo, però riteniamo che questa dicitura sia più comprensibile. Nel secondo scaglione, il B, abbiamo abbassato la soglia da 2 milioni di euro a 1 milione e mezzo di euro perché riteniamo, dalle verifiche fatte, che sia quella che impatta di più sulle aziende esistenti, quelle storiche che dovremmo cercare di salvaguardare. All’ultimo punto, il D, anche nel caso in cui ci sia un unico operatore che fattura ricavi per oltre €150.000 verso un unico fornitore italiano, abbiamo modificato la dicitura inserendo la clausola “al netto del relativo presunto rimborso monofase”. Il senso, riteniamo, sia lo stesso rispetto all’intendimento del governo, quindi non è un emendamento contrario, è semplicemente un orientamento interpretativo anche rispetto alla, secondo noi, più difficile interpretazione che riguarda l’articolo 3. Con questa clausola, probabilmente il testo è più comprensibile e si riesce ad avere un’armonizzazione maggiore rispetto alle interpretazioni che dovranno dare l’ufficio tributario o i professionisti.
Segretario di Stato Marco Gatti: Stiamo parlando delle modifiche che i due decreti vanno a portare alla nostra impostazione. Noi siamo convinti che il contrasto non si faccia bloccando le attività sul nascere ma aumentando la collaborazione perché l’impresa deve essere libera. Non possiamo ragionare sulle patologie perché ragionando sulle patologie allora ci converrebbe dire che chiudiamo tutte le attività, così sicuramente non si realizza nessuna distorsione. Per quanto riguarda l’emendamento di Rete, riteniamo che il nostro comunque sia un bel deterrente come intervento. Per quanto riguarda le modifiche che sono state portate da parte di Repubblica Futura sulla modifica dell’emendamento 1, non ho capito perché al netto del relativo rimborso monofase le cessioni sono tutte al netto del rimborso, cioè il rimorso monofase è una pratica che viene a latere, non c’entra niente con l’imponibile, cioè gli imponibili che vanno indicati nell’ambito delle fatture che sono destinate all’estero sono tutte al netto del rimborso monofase, perché qui il rimborso monofase viene richiesto all’ufficio tributario e non fa parte della base imponibile. Noi sostanzialmente invece cosa abbiamo detto? Abbiamo escluso quelle eccezioni che hanno l’IVA prepagata, perché quella lì non è possibile fare la triangolazione perché quelle lì hanno la monofase incorporata e anche quelle non possono essere utilizzate per fare le triangolazioni.
Giovanni Maria Zonzini (Rete): Secondo me l’emendamento che noi presentiamo non è repressivo rispetto a quello del governo perché quello del governo si estende a tutti gli operatori economici a determinate condizioni di fatturato mentre il nostro va a ridurre a quegli operatori economici di questo settore che hanno aperto di recente. Da cosa deriva questa decisione, anzi da questa proposta? Deriva dal fatto che la storia ci insegna che, di norma, queste società che nascono con la finalità di fare truffe carosello durano abbastanza poco, non possono durare molto a lungo perché poi hanno problemi fiscali. Quanto alla questione sollevata anche dal collega Dolcini, il nostro emendamento uno quinques va a disciplinare il fatto che poi il conteggio dei 2 anni ricomincia in caso di cessione delle quote o il trasferimento di titolarità di quella società. Pertanto, dal nostro punto di vista, il nostro emendamento è meno penalizzante per le società esistenti. È meno penalizzante proprio perché va a ridurre la possibilità di cartiere di dir si voglia in quanto poi di soldi norma questa società qui difficilmente durano durano molto tempo. Quindi mettere un blocco, cioè delle procedure rafforzate nei primi anni di attività, secondo noi può avere una funzione di deterrenza e può essere efficace a scoraggiare questo tipo di attività truffaldina. Pertanto noi ci auguriamo che la maggioranza del consiglio voglia approvare il nostro emendamento.
Matteo Zeppa (Rete): Ho ascoltato la replica e la volontà è tutelare gli operatori di questo settore che operano da anni nei giusti righi della legge, parlando anche col fatto che ci sono delle difficoltà o quantomeno c’è più possibilità delle, passatemela, frodi Carosello, giusto per banalizzare, però ci capiamo. Questo non vuol dire che si implementano i controlli verso chi ha un’attività nuova, certo che va certamente monitorata nel momento in cui in quello stesso settore ci sono magari operatori che sono lì da anni e che non danno problemi. Credo che sia una tutela in più nei confronti di loro e soprattutto dello Stato e di quello che poi eventualmente ci perderà. Proponiamo di mettere i primi 2 anni di attività con procedure rafforzate. Non c’è la volontà di vessare coloro che fanno impresa nuova, proprio andando dietro a quello che è stato anche l’intervento del Segretario alle Finanze, ossia che siamo tutti consapevoli che ci sono attività che comunque hanno uno storico ottimale. Partiamo dallo stesso punto di vista, l’attuazione è diversa. È legittimo che il governo preveda in questo decreto quello che lei scrive, Segretario, ma è altrettanto legittimo il nostro emendamento proprio in virtù anche del dibattito che c’è stato. C’è una problematica: ci possono essere coloro che vengono a sfruttare tra le pieghe degli accordi nazionali o transnazionali, quello che a loro è più facile poter evadere. Secondo me l’emendamento che noi presentiamo non è repressivo rispetto a quello del governo perché quello si estende a tutti gli operatori economici a determinate condizioni di fatturato mentre il nostro va a ridurre a quegli operatori economici di questo settore che hanno aperto di recente. Da questa proposta deriva il fatto che si presume che chi apre una società con intenti truffaldini di norma dura abbastanza poco. Quindi mettere delle procedure rafforzate nei primi anni di attività secondo noi può avere una funzione di deterrenza e di ed essere efficace a scoraggiare questo tipo di attività truffaldina.
L’emendamento di Rf è bocciato con 26 voti contrari e 8 favorevoli.
Emendamento di Rete aggiuntivo dell’articolo 1 Bis (ritirato)
Anticipo che i nostri articoli dall’1 bis all’1 sexies avevano senso se l’articolo 1 veniva preso, ma per rispetto del lavoro fatto e per rendere dotta l’aula sulle modifiche serie, li spiegheremo lasciando aperto il dibattito. L’articolo 1 bis prevede che le disposizioni si applichino agli operatori con meno di quattro lavoratori subordinati a tempo pieno, ovvero qualora le cessioni verso un singolo operatore italiano superano i 150.000 euro su base anno, al netto delle cessioni con addebito dell’IVA. Questo, molto semplice, riprende totalmente il vostro comma D che noi avevamo abrogato, riscrivendolo dicendo che nei primi 2 anni tutte le società fanno IVA prepagata senza alcun limite di assunzioni o fatturati. Però se la società già oggi ha meno di quattro dipendenti e un fatturato superiore di 150.000 euro, a quel punto anche su quelle società già presenti, e questo aveva un senso, si applicava l’IVA prepagata. Quindi su questo si andava intervenire, cercando di mettere un arg alle società attuali con pochissima struttura e fatturati alti. Chiaramente questo emendamento aveva un senso se veniva accolto l’articolo 1, poteva essere veramente un combinato disposto che interveniva sul problema, lasciavi alle società che già operano oggi, anche con fatturati importanti, la possibilità, se erano più di 2 anni sul mercato, di non fare l’IVA prepagata, applicandola solo su quelli di nuova apertura e su quelli già presenti ma senza struttura. Avete scelto un’altra strada, io ve lo dico, questa cosa qua non funzionerà. Fra qualche mese saremo da capo, verrete qua a piangere che ci sono i problemi in un settore e ve lo ridiremo, tanto ve lo diciamo da 3 anni che è un settore completamente allo sbando purtroppo per queste attività pricchiudi. Voi fate ancora finta di niente, avrete risolto tutti i problemi con questo decreto, lo andrete a strombazzare, ma in realtà vedrete come va a finire e qualcuno si sta già attrezzando per bypassare i vostri limiti di legge che chiaramente sono facilmente aggirabili.
Gian Nicola Berti (Ar): Volevo spezzare una lancia in favore del tentativo di Rete di dare una disciplina a questa materia, che possa effettivamente costituire un ostacolo a tutta una serie di truffe che purtroppo girano intorno all’economia del nostro paese, e del quale poi purtroppo come sempre siamo vittima dal punto di vista mediatico. Devo dire che prima di tutto va apprezzato lo sforzo che sta facendo la segreteria di Stato alle Finanze per cercare di rendere il più difficile possibile l’utilizzo del sistema sammarinese per fare questo tipo di truffe. E da questo punto di vista dobbiamo dare atto che la segreteria sta facendo quello che è logico fare, così come è anche apprezzabile lo sforzo che sta facendo Rete nel solco delle stesse cose. Però mi permetto di far notare a Rete che il dato di 150.000 euro e quattro dipendenti è un dato che effettivamente per un’impresa nuova, sana di prima costituzione è un dato irraggiungibile. Quindi è come dire non consentiamo questa cosa, esportando un sistema estremamente limitativo della libertà economica e della libera concorrenza. Questo varrebbe anche per comparti con criticità, come le armerie, che non creano disagio ma stanno chiudendo, pur essendo operazioni perfettamente legali e legittime. Io credo che forse, al di là di quelle che sono le prese di posizione tutte legittime, forse una maggiore collaborazione è auspicabile. È stato detto che il segretario non è stato disponibile, però attenzione, non c’è soltanto il segretario. Se vogliamo aprire un tavolo di confronto tra le forze politiche per andare incontro a quelli che sono dei correttivi alle eventuali distorsioni dell’economia, noi come Alleanza riformista siamo ben lieti di poter partecipare a questo tavolo con le forze di maggioranza e anche con quelle di opposizione.
Segretario di Stato Rossano Fabbri: Ringrazio davvero tutta l’aula per l’attenzione e lo scrupolo che si sta dando in argomenti molto sensibili. Il governo è altamente impegnato a monitorare le situazioni segnalate dagli organismi di vigilanza rispetto a distorsioni. Stiamo rincorrendo situazioni dove le vittime dello sfruttamento del sistema sammarinese non è il sistema sammarinese, ma è il sistema italiano, perché queste situazioni non stanno generando distorsioni o ammanchi nella Repubblica di San Marino. Il governo è impegnato a inibire la possibilità dello sfruttamento del territorio, consapevoli che questa situazione è del tutto temporanea, perché in realtà le vittime reali sono gli operatori sani del paese. Stiamo rafforzando a tutto tondo le sinergie con la Repubblica Italiana. Il governo e la stragrande maggioranza delle segreterie sono impegnate a fare in modo che si torni a una situazione di normalità in questi settori, perché siamo perfettamente consapevoli che non è un problema di settore. Nel momento in cui volessimo settorizzare la problematica, le distorsioni si spostano sotto altri settori. Non vorremmo che ci fosse sfruttamento di un determinato settore, come nel caso delle armerie, problematiche di 10 anni fa ancora in essere che non permettono uno sviluppo economico sano. L’economia sana di un paese come il nostro, che nel manufatturiero, nel commercio e nell’interscambio ha la sua matrice principale, deve essere tutelata e garantita.
Matteo Zeppa (Rete): Posso condividere il ragionamento che faceva poc’anzi il Segretario Fabbri e soprattutto quello che diceva il collega Berti. Ci sono certe dinamiche, certi settori dove ci sono dei problemi, lo sappiamo. Forse quello che auspicava il collega Berti dovrebbe attuarlo il Congresso. Non partire da due punti differenti che sono difficilmente scalfibili. Il governo ha la sua idea, ci mancherebbe altro, le opposizioni hanno un’altra idea, è altrettanto legittimo. Forse su certi decreti così delicati in settori merceologici, forse un minimo di dialogo dovrebbe essere fatto prima della ratifica del decreto, come si fa solitamente. Proprio perché sono settori di cui si parla ormai da 5-6 anni. Forse dovrebbero mettersi nell’ottica che magari una mattinata a discutere anche con l’opposizione, partendo probabilmente da punti differenti, si può arrivare a un giusto equilibrio. Capisco gli impegni che hanno i segretari. Ci sono i partiti che possono fare anche da mediatori. Giusto perché su alcune tematiche secondo noi bisogna comunque avere una sensibilità superiore. Partendo legittimamente ognuno da un punto A, uno da un punto B. Se ci diceva il collega Berti alcuni spunti potevano essere presi con altre dinamiche. Adesso però ci sono gli emendamenti depositati, voi dite di bocciarli perché avete la vostra linea, noi rimaniamo sulla nostra. È un peccato su certi decreti, su certi settori. Mi auguro che ci sia la volontà da parte del governo certamente, ma anche dalle forze di maggioranza in questo caso di poter fare degli incontri. Su certe dinamiche sensibili, tematiche sensibili, bisognerebbe arrivare quantomeno a una quadratura del cerchio.
Segretario di Stato Marco Gatti: Come governo siamo assolutamente disponibili ad affrontarci. È chiaro che farlo in aula è complesso, anche perché quando si interviene su temi come questi occorre fare anche un’analisi d’impatto delle normative che andiamo a introdurre perché ci sono degli equilibri da riuscire a rispettare affinché la norma non vada a penalizzare effettivamente chi lavora in maniera corretta e dall’altra parte cercare invece di ostacolare chi opera non correttamente. Come governo siamo assolutamente disponibili nel momento in cui le forze politiche ne vedono la necessità a fare dei confronti specifici anche sui singoli settori, anche perché poi noi quando portiamo la norma abbiamo fatto tutto un lavoro di confronto con gli uffici e quindi affinché gli uffici siano in grado di applicarle con gli uffici studi legislativi affinché la norma sia chiara, corretta e applicabile. C’è tutto un lavoro che poi in aula è difficile andare a stravolgere perché potremmo cambiare il significato di quello che volevamo ottenere oppure magari creiamo una norma che poi per l’ufficio diventa di difficile applicazione. Quindi un lavoro fatto diciamo anche al di fuori della sede istituzionale con degli incontri comunque tra governo, tra Segretari di Stato e le forze politiche non è sicuramente un qualche cosa che noi disdegniamo, anzi tutt’altro.
Emanuele Santi (Rete): Mi hanno fatto piacere le parole del collega Berti che fra l’altro è presidente della Commissione Antimafia e quando auspicava che ci fosse un confronto tra le forze politiche su questi temi. Noi su questi temi ci stiamo confrontando all’interno. Però il problema è che questo decreto è arrivato e non mi risulta che ci sia stato un confronto fra le forze politiche e soprattutto con il tavolo di monitoraggio delle attività economiche che doveva dare degli input o comunque dei suggerimenti validi. Questo è un peccato. Insomma, se si vuol cambiare modalità e questi confronti concordo, si possono fare in aula, perché poi qui, no, scappa sempre fuori la questione politica. Invece noi non ci teniamo proprio per niente a fare strumentalizzazione o altro. Noi vogliamo che i provvedimenti escano e che vengano applicabili, che siano corretti e soprattutto che non vadano a penalizzare come sta come succederà in questo, le attività purtroppo che operano da diversi anni. Quindi è un peccato. Sì, se vogliamo cambiare modalità, però spetta al governo. È stato emanato il 203 a dicembre, da dicembre siamo arrivati a maggio. Noi non siamo mai stati chiamati, quindi il confronto, l’unico modo per farlo è qua. Se volete cambiare metodo noi ci siamo, però voterete un provvedimento che fra qualche mese, ritorneremo qui in aula a vedere che gli effetti non saranno stati positivi, anzi.
Emendamento di Rete aggiuntivo dell’articolo 1 Ter
Emanuele Santi (Rete): Ho riportato un tema che di fatto è stato trattato già due volte in quest’aula. La prima, quando ci si doveva confrontare sui settori soggetti al nulla osta del Congresso di Stato, e c’erano già dei settori considerati sensibili. Oggi non chiediamo il nulla osta, ma chiediamo che questi settori vengano attenzionati al pari delle bibite, perché anche qui pare che ci siano diverse distorsioni e chiediamo che vengano applicate normative dell’articolo 1 anche a questi settori. L’altro provvedimento che ricordo bene, e che forse il segretario Gatti e il collega Gian Nicola Berti ricorderanno perché lo approvarono, fu il decreto del 2010. Quel decreto, in virtù di settori che erano andati un po’ fuori controllo e dove c’erano truffe, elencava i settori che dovevano essere soggetti all’imposizione dell’IVA prepagata. Ricordo bene che ad esempio nel settore dell’elettronica, che in quel momento dava magari problemi, ci fu l’IVA prepagata a causa delle truffe o procedure improprie. Io adesso l’elenco è fornito, ma secondo noi estendere o cominciare a ragionare di settori sensibili, critici, che in questo momento stanno dando problemi, penso sia una cosa da discutere. Parliamo di vendite online, dove mi sembra ci siano problemi. Parliamo di farmaci integratori, imbarcazioni e aeromobili, armi. È vero che non possiamo dire che è tutto sensibile, ma non dobbiamo stare con le orecchie chiuse quando ci arrivano sollecitazioni da chi fa i controlli che dice che questi settori vanno attenzionati e prese misure. La mia domanda è perché abbiamo fatto le bibite e questi altri settori li abbiamo lasciati perdere? Non vanno tutti bene. Non voglio fare la Cassandra, ma fra qualche mese probabilmente su qualche altro settore si dovrà discutere. Mettiamo a disposizione questo emendamento per integrare i settori sensibili oltre le bevande con quelli che ho elencato precedentemente.
Segretario di Stato Rossano Fabbri: Andare verso la direzione che propone Rete significherebbe sostanzialmente contingentare totalmente tutta l’economia sanmarinese o la sua stragrande maggioranza. Questo va al di là dei contenuti sui singoli aspetti che sono stati sollevati. Prendiamo ad esempio i metalli preziosi da investimento. Questi sono esenti da IVA a monte, pertanto non si possono prefigurare truffe in quel settore. Allo stesso modo, la questione delle vendite online ben poco c’entrano, anzi non c’entrano nulla con il problema richiamato. Lì si tratta sostanzialmente di operatori che spediscono merce difforme rispetto all’ordinato e la funzionalità del diritto di recesso. Anche perché lì poi l’imposta non si paga nel paese di destinazione. Riteniamo di avere rafforzato con i decreti consumo notevolmente le salvaguardie in materia per le vendite online. Però il ragionamento che sta a monte è proprio una differenziazione di visione che si ha nella gestione di questioni che, come ho già specificato nel mio precedente intervento, riguardano fenomeni distorsivi che perlopiù si verificano grazie all’abuso del sistema sanmarinese, ma i propri effetti più deterrenti lo sono alla Repubblica Italiana. Ecco perché stiamo lavorando in maniera molto molto energica, con forti interlocuzioni con l’Agenzia dell’Entrata Italiana per dare una linea di indirizzo che permetta di intervenire. Questo lo facciamo senza dall’altra parte contingentare tutta l’economia sanmarinese con tutto quello che ne conseguirebbe.
Sara Conti (Rf): In realtà credo che sia anche un po’ provocatorio l’emendamento dei colleghi perché è evidente che il contenuto non è prettamente inerente a quello che è l’oggetto del decreto che stiamo esaminando e che è in votazione. Però è un modo per porre all’attenzione dell’aula, sinceramente, tutte queste categorie di beni, alcune delle quali sono categorie sensibili. Come quella del commercio delle bevande, sono arrivate anche all’attenzione della commissione antimafia. Però prendiamo atto che questi fenomeni distorsivi in realtà non vogliono realmente essere corretti. Intanto lo vediamo con il decreto che stiamo esaminando, del quale condividiamo sinceramente poco perché non ci sembra che vada realmente ad intervenire laddove ci siano questi fenomeni distorsivi. Piuttosto in alcuni suoi passaggi magari va a mettere in difficoltà anche quelle aziende che invece operano in maniera sana e trasparente. Dall’altro però i colleghi di Rete evidenziano con questo emendamento che ci sono altri settori che sono assolutamente da attenzionare e che sarebbe invece sensato porre all’attenzione di altri decreti che abbiano realmente lo scopo di andare a eliminare o comunque limitare quegli effetti distorsivi e quelle attività truffaldine che tanto nuociono alla nostra Repubblica.
Fabio Righi (Dml): Io devo dire sempre per le ragioni che ho spiegato nell’intervento generale a questo decreto, dal nostro punto di vista, l’individuazione per legge e per decreto di settori sensibili è un errore. Perché è un errore? Perché andando a definire oggi per legge dei settori sensibili si rischia intanto di non ricomprenderne altri che potrebbero diventare sensibili di qui a una settimana. Allora, da questo punto di vista, perché noi abbiamo continuato a sostenere, continueremo a sostenere il fatto che si debba implementare gli strumenti a disposizione degli uffici, perché gli uffici pubblici, così come le forze dell’ordine, intervengono secondo un principio che si chiama principio di legalità. Il modo in cui viene eseguito quel controllo, quindi anche le priorità e le modalità, deve essere ad appannaggio dell’ufficio. Diversamente il pericolo è che l’intervento politico mal si concilia con un’attività puntuale di controllo. La politica faccia la politica dei controlli e dal nostro punto di vista serve fare degli interventi che diano le infrastrutture e gli strumenti e siano gli uffici ad individuare i settori sensibili e le modalità. Non sono questi gli interventi che portano ai controlli che servono, anzi rischiano di essere limitanti per l’intero settore, per quegli operatori sani che lavorano in quel settore. Non è un problema di settore, ma di pochi casi con uno schema preciso. Così facendo si interviene su tutti e si limita tutti e questo è sbagliato. Questa è come una nota di classe: noi non siamo mai stati per le note di classe. Chi rompe le scatole si prenda quello e lo si sbatta fuori, ma non tutti gli altri che magari fanno il loro lavoro e lo fanno bene.
Emanuele Santi (Rete): Io devo dire che prendere slegati questi emendamenti sembra che si voglia andare a castrare l’economia invece molto probabilmente se si fosse fatto un confronto serio si sarebbero messi sul tavolo le posizioni e si poteva far rientrare anche qualche cos’altro. Siamo amareggiati veramente questo decreto verrà portato così e ne ridiscuteremo sicuramente di queste cose però insomma su questi settori altri e non è vero che si vuol mettere un limite a tutta l’economia. Questi sono settori che vanno monitorati perché hanno dei problemi. Come dice il collega Righi con questo decreto si va per assurdo a penalizzare chi opera seriamente piuttosto che a mettere all’angolo quelli che operano non seriamente.
L’emendamento è bocciato con 3 voti favorevoli e 23 contrari.
Emendamento di Rete aggiuntivo dell’articolo 1 quater (ritirato)
Emanuele Santi (Rete): Spiego il senso del nostro emendamento, anche se verrò ritirato. L’emendamento all’articolo 1 diceva di determinare i primi 2 anni di attività prendendo a riferimento la data dell’autorizzazione, proprio per non andare a penalizzare le aziende che oggi operano correttamente. Per noi, una società aperta a maggio 2023 non doveva soddisfare questo criterio. Il senso è che una società già in piedi da 2 anni non doveva essere penalizzata, ma andare avanti a operare correttamente. Dicevamo che se una società era aperta da 6 mesi, il criterio da soddisfare era solo per l’ulteriore anno e mezzo. Questo perché le società che operano da tempo in maniera corretta, anche quelle aperte da 2, 3 o 5 anni, non dovevano essere limitate. Vogliamo mettere un limite a chi opera in maniera truffaldina, che in 5-6 mesi o un anno fa fatturati enormi e chiude. L’articolo 1, come scritto da voi, è totalmente aggirabile e va a penalizzare chi opera qui da qualche anno in maniera seria e onesta. Su questo sono molto amareggiato perché le aziende serie del settore bibite da domani dovranno fare l’IVA prepagata. Questo va a colpire proprio quelli che operano in maniera corretta, non è giusto. Credo che dobbiamo fare delle buone leggi e quella che state votando oggi non è una buona legge.
Emendamento di Rete aggiuntivo dell’articolo 1 quinquies (ritirato)
Emanuele Santi (Rete): Ai fini del presente decreto delegato, sono considerati entro i primi due anni di attività gli operatori economici che mantengono il medesimo nuovo codice operatore a seguito di cessione di azienda anche parziale ovvero avvenga trasferimento di titolarità della medesima autorizzazione. Però attenzione, il presente articolo non si applica qualora la cessione o il trasferimento di titolarità nell’autorizzazione operaria avvenga tra coniugi o separati, nonché ascendenti, discendenti o collaterali entro il secondo grado, nonché titolarità temporanea a favore delle erede in caso di scomparsa da titolare. Significa che a nostro avviso non possono venire bypassate le procedure di tutela se c’è una cessione, diciamo, fraudolenta, magari fra coniugi o tra parenti. Questo, colleghi, va proprio in questa direzione, cioè tu rientri nei parametri, però se nel frattempo cedi, vendi in maniera, o il medesimo codice operatore, medesima licenza ad altri che magari sono parenti o amici, decadi dal beneficio di poter operare in esenzione. Anche questa era una ulteriore tutela proprio per evitare che ci fossero delle cessioni in maniera fraudolenta. Anche questo non vogliamo essere strumentali perché di fatto era collegato al discorso dei primi due anni di attività, ma essendo decaduto non ha senso mantenerlo. L’abbiamo spiegato per la dignità del lavoro e per permettere di rendere dotta l’aula che purtroppo però se ci fosse stato un coinvolgimento e un confronto preventivo, probabilmente qualcosa di meglio si sarebbe potuto fare in questo decreto. Invece, così non non andiamo proprio sulla strada giusta.
Emendamento di Rete aggiuntivo dell’articolo 1 sexies (ritirato)
Emanuele Santi (Rete): Qui ci siamo addentrati proprio in un aspetto non da poco. Quando si mettono dei paletti bisogna anche andare a normare, a specificare nel dettaglio quello che si intende, io credo che sia doveroso. Anche questo articolo cercava di mettere un argine alle possibili storture qualora gli operatori economici cedessero la quota almeno superiore al 20%, sulla considerazione dei 2 anni. Mi sembra abbastanza chiaro, era un elemento di tutela nei confronti di chi si dava la possibilità di operare in esenzione, gli operatori oltre 2 anni, che però questi non bypassassero questa normativa cedendo l’attività in maniera, no, per aggirare la norma, a parenti e coniugi eccetera eccetera. Anche questo io credo che era un emendamento di buon senso, però insomma visto che non è stato approvato l’articolo 1 così come l’avevamo emendato noi, a questo punto eccellenza, lo ritiriamo. Forse bisognava perdere un po’ di tempo a fare dei confronti, forse riuscivamo a fare un prodotto migliore.
Emendamento di Repubblica futura modificativo dell’articolo 2 comma 1
Sara Conti (Rf): Noi abbiamo proposto un emendamento che più che altro può essere considerato una finezza interpretativa. L’articolo 2, comma 1 diventerebbe: “le condizioni di cui l’articolo 1 sono calcolate”. Noi andremmo a togliere la parte in cui si dice “sulla base dell’esercizio in corso” per sostituirla con “per ciascun esercizio ed esclusivamente sulla tipologia di beni di quell’articolo 1”. Ci sembra che così sia più chiaro nell’esprimere che queste condizioni di quell’articolo 1 vadano calcolate alla fine di ogni esercizio.
L’emendamento è bocciato con 5 voti favorevoli e 27 contrari
Emendamento di Rete modificativo dell’articolo 2 (ritirato)
Emanuele Santi (Rete): Avevamo predisposto un emendamento al comma 2 dell’articolo 2. Praticamente toglievamo la prima frase che dice: “Al verificarsi di almeno una delle condizioni di cui all’articolo 1”. Questo perché nei nostri emendamenti avevamo previsto di togliere le condizioni, ovvero i parametri vari dell’articolo 1. A quel punto, qualora la cessione di beni, rimaneva di fatto la stesura così come l’avete proposta voi, senza prevedere le condizioni previste dall’articolo 1. Era solo un emendamento di raccordo, in modo tale che il fosse più scorevole e più attinente possibile. Quando si fanno degli emendamenti, poi bisogna intervenire a cascate anche su quelle parti che raccontano o comunque normano quello che magari tu vorresti abrogare.
Emendamento del Governo modificativo dell’articolo 3
Segretario di Stato Marco Gatti: Abbiamo modificato il termine “sindaco revisore” con “professionista”, quindi non si parlerà più di sindaco ma di professionista incaricato nei punti successivi. Questo chiarisce che non vi è un sindaco doppio, un doppio organismo, all’interno di una società. Abbiamo aggiunto il comma 6 bis che leggo: “il professionista di cui al comma 1 non deve essere nominato qualora l’operatore economico che cede beni di quell’articolo 1 ponga anche in essere cessioni complessive di qualsiasi tipologia di beni verso l’Italia, esclusi quelli con le modalità previste dall’articolo 7 comma 1 del decreto delegato 147/2021, inferiori ai limiti di cui all’articolo 1 comma 1 lettere a, b, c e d”. La ragione è questa: se effettivamente le tue cessioni complessive sono inferiori a quei limiti, di fatto tu i limiti non li superi solo con i beni specifici, quindi è inutile dare un obbligo di nomina di un professionista, che è un costo, quando sei sotto quei limiti. È stata una riflessione fatta per non aggravare di costi inutili all’impresa.
Emendamento di DML modificativo dell’articolo 3
Fabio Righi: Mi fa piacere che su una parte di quello che ha illustrato il Segretario abbia fondamentalmente accolto quello che la mia porta politica aveva già depositato. Per questo articolo 3, al comma 1, sostituiamo la parola “sindaco revisore” con la parola “professionista” perché è più corretta e dà la possibilità di accedere a tutti i professionisti. Noi aggiungiamo, e questo è modificativo, si inserisce che “l’operatore economico che cede i beni di cui all’articolo 1 deve effettuare apposita dichiarazione giurata che attesti e certifichi la corrispondenza dei dati alle fatture di cessione e alle disposizioni del decreto. La dichiarazione giurata dovrà essere depositata con cadenza bimestrale. Il professionista incaricato dovrà verificare l’effettiva presentazione della dichiarazione giurata e la veridicità su base documentale”. L’introduzione di questo emendamento è perché non è condivisibile che tutto il peso del controllo vada a finire sui professionisti. Far ricadere tutta la responsabilità sul professionista sembra quasi che debba andare a verificare bancale per bancale. In questo modo, riteniamo che venga contemperata la responsabilità, ma soprattutto si chiama l’imprenditore che è il primo vero responsabile ad assumersi la responsabilità con una dichiarazione giurata. Il professionista è chiamato a verificare il deposito bimestrale e la veridicità su base documentale. Riteniamo che questo intervento riporti a normalità l’attività di controllo richiesta al professionista. A questo mi permetto di aggiungere, non è all’interno dell’emendamento, perché non valutare modelli organizzativi interni che garantiscano di prevenire i reati e coinvolgere la persona giuridica.
Emendamento di Rf modificativo dell’articolo 3
Sara Conti: Noi partiamo da un presupposto diverso rispetto a quello dei colleghi e del governo, ovvero noi non ritenevamo corretto che l’operatore economico abbia l’obbligo di nominare a proprie spese questo professionista, aggiungendo così un costo ulteriore a quelle aziende, magari anche più piccole, che operano in modo sano e trasparente. Invece qua noi dovremmo puntare ad andare eventualmente a colpire delle distorsioni e non a penalizzare chi invece opera in maniera corretta. Accogliamo con favore la proposta del governo e che era poi la stessa che abbiamo inserito anche noi di sostituire sindaco revisore con professionista. La proposta di emendamento che noi facciamo è la seguente: “l’operatore economico che cede i beni di quell’articolo 1 può incaricare e non deve incaricare a proprie spese un professionista. Il predetto professionista, nel caso in cui venga nominato, deve proporre il proprio visto di conformità sulle operazioni di cessione di quell’articolo 1”. Noi proponiamo di eliminare i commi 3 e 4.
Emendamento di Rete modificativo dell’articolo 3
Emanuele Santi: Veramente penso che vi siate inventati l’impossibile con questo articolo 3 e io invito veramente i colleghi della maggioranza a leggerlo. Perché se il governo è andato completamente fuori di testa, almeno voi capite che non può stare in piedi un articolo del genere. Noi, di fatto, demandiamo controlli che dovrebbero fare gli uffici pubblici a un privato. Questo è quello che state scrivendo. Ma stiamo scherzando? Lì il problema è che deve essere l’Ufficio Tributario a fare sti controlli. Noi ve l’abbiamo scritto che al momento all’atto dell’invio all’Ufficio Tributario chi fa le bevande deve dare copia dell’ordine del cliente, del documento di trasporto in esportazione, del pagamento se è vero, copia del documento di trasporto anche di importazione e tutta questa documentazione deve essere valida e veritiera anche i fini del rimborso della monofase. Questo serve, se vogliamo essere seri, non un professionista che magari anche conflitto di interessi. Cosa certifica che non lo scrivete neanche? Quali sono le sanzioni se non li fa i controlli? Facciamo ridere veramente i polli. Queste funzioni le deve fare il Tributario, non un privato. Su questo veramente avete proprio travalicato, non ho mai visto un visto di conformità da un privato. Chi se le prende le responsabilità? Sono in capo di ufficio pubblico, non a un privato.
Segretario di Stato Rossa Fabbri: Credo che dopo l’ultimo intervento sia necessario un passaggio esplicativo di quello che significano le norme così come sono scritte, perché il Consigliere Santi se n’è andato in una digressione che non ha fondamento. Il sindaco controlla solo la sussistenza dei requisiti di cui all’articolo 1, cioè se l’ammontare totale delle fatture superano i €500.000. Sostenere che i controlli vengano demandati al sindaco unico, facendo intendere che lo Stato rinunci alle proprie prerogative di controllo, è fuorviante. Le aziende problematiche sono sotto controllo, ma le distorsioni sono in Italia. L’aspetto più brutto è questo attacco alla figura del sindaco, come se fossero personaggi alla mercé di chissà chi. Comprendo che ci siano stati coloro che non hanno fatto il lavoro, ma è davvero svilente pensare quello che pensa Santi di tutti i professionisti che svolgono quel tipo di lavoro. È veramente svilente e offende la categoria e tutti coloro che hanno responsabilità, sanzioni e pene se non esercitano le prerogative. È davvero avvilente pensare che questo sia il concetto. I controlli non vengono assolutamente demandati al sindaco, è fuoriante pensarlo. La figura del sindaco revisore è seria, pur succedendo ovunque che qualcuno non faccia il lavoro.
Mirko Dolcini (Dml): Avete ragione un po’ tutti. Ha ragione Motus Liberi a presentare l’emendamento in cui solleva da un certo impegno che sarebbe troppo oneroso il professionista che si può valere di un’autocertificazione dell’imprenditore. Giusto l’emendamento di Repubblica Futura dove l’imprenditore viene sobato un ulteriore costo. Ha ragione il consigliere Santi quando dice si potrebbero creare dei confetti di interessi. E ha ragione sicuramente anche il segretario Fabbri quando dice non possiamo fare giornare il buon falso e certo legittimare la categoria dei professionisti. Il problema che solleva ad esempio il collega Santi che dice non si può dare il controllo a un professionista che viene nominato dalla stessa attività di impresa, ma è quello che purtroppo già succede normalmente per la verifica di bilanci da parte dei sindaci revisori che vengono stipendiati dalla stessa società che devono controllare. Certo, il professionista è una persona con delle responsabilità, delle sanzioni e ordinariamente non commetterà degli abusi. Però è vero che si può tutto perfezionare e sarebbe importante cominciare a valutare il fatto che i sindaci non devono essere pagati dalle aziende, magari da un fondo comune oppure debbano essere addirittura nominati a sorte. Certi rapporti andrebbero tagliati alla radice per evitare situazioni sconvenienti. Sta di fatto però che è sempre stato fatto così. Quando si parla di questi temi, non servono tifoserie, servono delle riflessioni molto molto approfondite, molto generali.
Articolo 3 – Dibattito sugli emendamenti modificativi
Enrico Carattoni (RF): Vorrei portare un po’ di ordine. Questo emendamento è sostanzialmente quello caratterizzante il nuovo Decreto. Cosa prevede questo Decreto? Cosa ha partorito il Governo? Poi il Segretario Gatti ci spiegherà perché questa esigenza non si è sentita a dicembre. Non si capisce qual è la modalità operativa di applicazione di questa norma. Qui c’è un tema ancora più rilevante. Visto che ci sono delle distorsioni, vengono imposte delle norme. Però ciò che trovo inaccettabile è che il sistema dei controlli venga demandato privatamente a carico dello stesso esercente. Non è una questione che riguarda le capacità dei professionisti. Qui si vuole confondere il ruolo del sindaco di una società, del revisore contabile, con un ruolo ibrido che gli viene assegnato con questo Decreto. Gli si attribuiscono delle funzioni che esorbitano rispetto a quelle stabilite con la legge sulla società. È questo che ritengo inaccettabile. È possibile che nella PA non si siano trovate tre o quattro persone nell’Ufficio Tributario per fare dei controlli, a fronte di 400 assunzioni degli ultimi anni?
Antonella Mularoni (RF): Voglio intervenire su questo articolo. Questo Decreto non è condivisibile nell’impostazione, ma è nella logica che guida questo Governo. Questo settore delle bibite è un settore in cui San Marino, per colpa di qualche operatore, si è contraddistinto a livello negativo. Gli uffici hanno maturato una certa esperienza e, se fatti lavorare, riuscirebbero subito a capire chi sono gli operatori che lavorano bene e quelli che lavorano male. Voi dovete fare la piramide perché non volete fare le cose semplici. Forse perché queste persone votano per voi? Forse perché non le volete scontentare. Avete assunto un mare di gente, ma non riuscite a trovare due persone per fare i controlli su quelle poche società. Non c’è la volontà politica. E non avete nemmeno previsto le sanzioni. Io temo vogliate far vedere all’Italia che state facendo una cosa meravigliosa. Voi non volete fare i controlli, ci deve pensare qualcuno, ci deve pensare il Tribunale. Questo Decreto imporrà oneri aggiuntivi alle aziende, per cui quelle sane pagheranno, mentre le altre continueranno a fare quello che hanno fatto per decenni.
Giovanni Zonzini (Rete): È chiaro che un conto è fare appelli accorati, un altro fare cose serie in Aula. Dal mio punto di vista, è assurdo e fuori dal mondo pensare di imporre a tutte le aziende di un certo settore di assumere un commercialista, esperto contabile, per apporre il visto di conformità, che nemmeno gli avvocati intervenuti prima di me hanno capito cos’è. Ciò che dovrebbe fare l’Ufficio Tributario lo fa un singolo professionista pagato da quella azienda che deve certificare che quell’azienda fa tutto regolarmente. Mi viene da ridere, è del tutto inefficace. Meglio la nostra formulazione, nella quale si stabilisce che le aziende devono documentare loro all’Ufficio Tributario la corretta applicazione delle norme. E poi sono gli uffici ad analizzare la documentazione. Non riesco a trovare una logica in questi atti. Logica che non c’è, se non nell’aumentare oneri alle aziende. Ma non credo si raggiunga una qualche efficacia. La questione si presta a conflitti di interesse, è evidente. Io scelgo il professionista, lo pago, e poi quello dovrebbe certificare che ho fatto tutto bene. È un meccanismo perverso, destinato a fallire.
Nicola Renzi (RF): Non abbiamo sentito neanche una voce che magari ci avrebbe fatto piacere: se stiamo sbagliando nell’impostazione che diamo, sarebbe interessante saperlo. Stupisce che il Segretario Fabbri ci abbia dato l’interpretazione del Decreto che non è quella letterale. Qua si parla di un effettivo ruolo di controllo, non è solo un formalismo. La nostra visione è diversa. Noi siamo convinti che la serietà dei professionisti non venga messa in discussione dai compiti assegnati. Vediamo però lacune nell’impostazione. Sono cinque legislature che si sente dire che l’Ufficio Tributario va potenziato. Cinque legislature che l’Ufficio Tributario non viene potenziato. Noi abbiamo sentito a questi microfoni l’enunciazione del principio: i controlli costano, meglio non farli. Da questa impostazione noi siamo lontanissimi. Fra i 420 dipendenti pubblici che sono stati assunti, che non si sia riusciti a finalizzare delle assunzioni adibendole ai controlli, è incredibile. Lo Stato vuole abdicare per legge alle sue funzioni. Ci sarebbe piaciuto confrontarci, io ci ho provato, sono andato dal Segretario Gatti portando i nostri emendamenti. Ma il confronto, francamente, non lo volete voi.
Maddalena Muccioli (PDCS): Ci tengo a intervenire perché sicuramente la materia trattata ha suscitato l’interesse di tutta l’Aula. È vero, il sindaco revisore di una società percepisce un compenso dalla società, però non è con leggerezza che assume incarichi e svolge la propria attività. Bisogna anche pensare a tutte le attività che vengono svolte dai professionisti e che in tante situazioni in bonis portano a risultati positivi. L’emendamento di D-ML comporterebbe un aggravio burocratico nella procedura. Il visto di conformità è utilizzato anche in Italia e viene apposto da professionisti abilitati. C’è un tema legato alla valutazione di errori materiali. L’interpretazione che vorrei dare riguarda il fatto che questo visto non può non essere visto come uno strumento aggiuntivo di supporto all’attività di controllo dell’Ufficio Tributario, che comunque deve esserci. Il potere di accertamento dell’ufficio comunque c’è. È un visto riguardante il rispetto di parametri materiali di calcolo; personalmente ritengo che potrebbe essere più comprensibile la possibilità di scegliere se apporre il visto, ma comprendo l’impostazione del Governo che ha richiesto l’obbligatorietà.
Emanuele Santi (Rete): Mi sono sentito confortato dal fatto che i colleghi di opposizione hanno colto la nostra preoccupazione. Ci sono aspetti che non stanno in piedi. Il collega Dolcini ha fatto una proposta, ha detto una cosa eccellente: estraiamo questi sindaci a sorte, ché il controllore non sia uguale al controllato. Non volete nemmeno ragionarci. C’è un aspetto ancora più grave: demandate un controllo in capo a un ufficio pubblico a un organismo privato. Ne prendiamo atto. Vi prendete tutta la responsabilità, inclusa questa maggioranza silente completamente appiattita ai voleri del Governo. Avete fatto un comunicato, voi del PSD, dicendo che siete sensibili al settore auto e al tema truffe. Forse è ora di farvi sentire. Andate avanti imperterriti, politicamente però delle riflessioni vanno fatte. Viene bypassato l’Ufficio Tributario, non si esprime nemmeno con chiarezza cosa bisogna controllare. Si dà un potere e lo si toglie completamente all’Ufficio Tributario. Andate avanti pure così?
Segretario di Stato Marco Gatti: Mi cadono le braccia a sentire certi dibattiti. L’articolo è molto chiaro. Lo abbiamo scritto a quattro mani con l’Ufficio Tributario. Vi ho spiegato perché abbiamo inserito questa figura professionale, ma non lo avete capito, ve l’ho spiegato due volte. Dite che il Governo non ascolta, forse è vero anche il contrario. La figura professionale non deve fare valutazioni di corrispondenza sulle merci in magazzino e le fatturazioni. Il professionista deve verificare se c’è corrispondenza o meno alle disposizioni del Decreto. Punto. Finisce lì quell’attività. Tutti gli altri controlli sono demandati a chi ha competenze, al Nucleo Antifrode. Siccome vogliamo monitorare le situazioni velocemente, abbiamo chiesto la presenza di un professionista che segnali all’ufficio se l’operatore passa di là. Così l’ufficio potrà saperlo molto prima rispetto ai controlli di routine. Queste attività sono monitorate costantemente. Il Decreto interviene perché ad oggi non vi sono elementi sulla base dei quali è possibile dire che uno dei nostri operatori stia operando contro le normative, o in combutta con altri. Abbiamo solamente elementi di traffico in crescita in maniera esponenziale, siamo intervenuti per questa ragione. Non è che si possono chiudere le attività per una presunzione, ci vogliono elementi certi.
Emanuele Santi (Rete): Le ricordo, Segretario, che siamo il Paese in cui c’era l’amministratore di una società di bevande che era in galera in Sicilia per mafia. Era in galera per una truffa, è legato ai clan dei Santapaola. Io qualche dubbio comincio ad averlo sull’operatività di alcune aziende. Poi lo vedremo. Adesso fate il Decreto, direte che avete fatto bella figura con l’Italia, ma il problema non lo state risolvendo. Ne riparleremo tra qualche mese.
Enrico Carattoni (RF): Noi, Segretario, l’abbiamo ascoltata. L’unica cosa che si capiva è che questo articolo lo ha scritto l’Ufficio Tributario. Il punto non è sulla fiducia al professionista. Si sta dicendo che le funzioni attribuite al professionista sono funzioni ibride, fatte con un Decreto scritto male. Non si capisce perché questi controlli non possono essere svolti dall’Ufficio Tributario. È una scelta che non si è voluta fare. È stato ribadito dal Governo che il problema è dell’Italia. Abbiamo un problema con società che frodano il fisco italiano, ma queste sono società sammarinesi. Questo è un problema di San Marino.
Esito votazioni sugli emendamenti all’articolo 3:
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Emendamento modificativo articolo 3 D-ML: respinto con 29 voti contrari e 7 favorevoli.
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Emendamento modificativo articolo 3 RF: respinto con 30 voti contrari e 11 favorevoli.
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Emendamento modificativo articolo 3 Rete: respinto con 30 voti contrari e 4 favorevoli.
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Emendamento modificativo articolo 3 del Governo: approvato con 30 voti favorevoli e 14 contrari.
Emendamento di Rete aggiuntivo dell’articolo 3-bis – Garanzia
Emanuele Santi (Rete): È un emendamento portato già qualche anno fa. La ratio è proporre all’Aula che le società, specie di nuova apertura in settori a rischio, debbano essere aperte previa fideiussione o deposito di una somma pari a 30mila euro. Non ce lo siamo inventati noi, in certi Stati è un provvedimento già previsto. È poco più del capitale sociale da 25mila euro. Questo elemento è ora che lo cominciamo a introdurre. Perché abbiamo visto: mancati pagamenti di contributi, mancata riscossione di monofase. Lo Stato, con questo impegno, è già in grado di recuperare parte delle somme sottratte. Penso che con questo pegno si possa veramente mettere una garanzia.
Segretario di Stato Marco Gatti: Non sono a conoscenza di Stati che hanno questa impostazione. So che molti ordinamenti, nel momento in cui lo Stato rimborsa, chiedono delle fideiussioni in maniera particolare, ma non in situazioni di questo tipo. L’Italia non ce l’ha, ce l’ha solo nell’ambito dei rimborsi. Riteniamo che l’impostazione data al Decreto possa essere adeguata alle necessità di frenare le attività che riteniamo avere un profilo di rischio elevato. Chiediamo di respingerlo.
Giovanni Zonzini (Rete): Non è una cosa fuori dal mondo. È stata portata nella manovra italiana del 2022. Non ce lo siamo inventati dal nulla. Se n’è parlato pure in Italia, non è una fantasia, è una cosa che anche Giorgia Meloni ha visto come una cosa ragionevole. Noi proponiamo meno di quanto aveva proposto il Governo italiano. È una cosa che è stata pensata in Italia, non vedo perché non la possiamo applicare. La nostra proposta non è assolutamente avulsa dalla realtà: un’iniziativa da cui lo Stato non può trarre danno e che non inibisce nessun imprenditore capiente.
Segretario di Stato Rossano Fabbri: Il 18 agosto del 2022 Giorgia Meloni si trovava all’opposizione, è una dichiarazione che è rimasta fine a se stessa. Pertanto, al di là di un articolo sul giornale, quello che c’è di rilevante è che quel tipo di proposta – fatta solo per coloro che vanno ad aprire attività di provenienza extra-UE – è rimasta totalmente nella penna, non esiste in Italia, non esiste in nessuna parte del mondo. Perché se si volessero avere più garanzie, bisognerebbe agire su un aumento del capitale sociale, o forse ancor meglio non avere più le responsabilità limitate nelle società di capitali per i crediti di tipo tributario. L’Italia è intervenuta per certe tipologie di credito. Faremo un approfondimento. Come Segretario all’Industria, sono perplesso sul fatto che possa essere una modalità su cui intervenire.
Fabio Righi (D-ML): Va riportato il dibattito all’interno dei nostri confini. Per quanto ci possiamo ispirare a quanto avviene fuori, dobbiamo rimanere aderenti alla nostra realtà. Condivido lo spirito e l’impostazione di Rete sul fatto che vanno amplificati i controlli. Continuo però a dire, avendo approfondito la materia, che avere un approccio di barriere all’ingresso, così come l’individuazione dei settori sensibili, rischia di essere fortemente limitante e non risolutivo: il problema che noi abbiamo, non ce l’abbiamo nella fase di apertura, ma nella fase di operatività. Continuo a dire: c’è la volontà di mettere mano al sistema dei controlli affinché possano essere più performanti quando servono? Ho sentito affermazioni dettate dalla deriva del dibattito che mi auguro non siano conseguenti: ho sentito il Segretario Fabbri parlare del fatto che in Italia è stata fatta saltare la responsabilità limitata in alcuni casi. Se in un Paese come l’Italia devono ricorrere a misure che vanno a incidere sui principi fondamentali, lo posso capire. Noi, potendo intervenire puntualmente con controlli integrati, vi prego di rimanere nel contesto del dibattito e non lasciamoci andare a certe affermazioni. La nostra posizione è di implementare i controlli ex post, garantendo una politica del controllo che oggi non c’è, perché tutto è dettato dalla confusione.
Enrico Carattoni (RF): Sento dire che è eccessivo chiedere una fideiussione di 30mila euro. Poi il Segretario Fabbri dice anche che si potrebbe valutare di togliere la separazione patrimoniale delle società di capitali, facendo decadere l’autonomia patrimoniale perfetta. Viene detto così, con nonchalance. Segretario Gatti, vorrei la sua opinione. Veramente è intenzione del Governo togliere la separazione patrimoniale dai soci rispetto alla società per quanto riguarda i crediti tributari? Cosa che in Italia avviene solo nella fase della liquidazione e solo qualora ci sia un attivo. Se si parla per dare aria alla bocca, conviene stare zitti e non parlare facendo slanci in avanti che potrebbero creare allarmismo.
Emanuele Santi (Rete): Si cerca di guardare le quisquiglie. Nella manovra del 2023 l’Italia ha proprio proposto le fideiussioni. Non raccontate alla vostra maggioranza le storielline che quello che diciamo non è vero. Non riuscite nemmeno a copiare quello che fanno in altri Paesi. Sono molto amareggiato.
Esito:
L’emendamento è respinto con 30 voti contrari e 3 a favore.
Emendamento di Rete aggiuntivo di un articolo 3-ter
Emanuele Santi (Rete): Qui si vuole estendere il concetto di soggetto non idoneo a coloro che aprono una società e la chiudono con debiti. Il problema è che ci sono personaggi che aprono e chiudono e lo possono fare perché i debiti che lasciano rimangono in capo alla società, non alla persona fisica. Non si deve dare l’ergastolo economico a chi magari ha avuto un’attività che gli va male. Qui però parliamo di persone che lo fanno per vizio. Persone che lasciano debiti anche ingenti. Quello che diciamo è suffragato da numeri. Noi vogliamo dire che se ci sono società che hanno debiti, quei debiti non spariscono, rimangono segnati sul conto del socio. Il 3-quater è speculare, vale per le persone giuridiche. Ci sono personaggi che hanno lasciato 500mila euro di buco e stanno riaprendo la società: sono sempre loro. E non si fa niente. Questi fenomeni, tra sei mesi, ci saranno ancora e sarà sua, Segretario Fabbri, la responsabilità.
Segretario di Stato Rossano Fabbri: L’emendamento è già legge, nel Decreto 43 che ha modificato le attività economiche. Non si può discutere sui dati oggettivi. Ora io le giro il progetto di legge, così vedrà che la normativa del soggetto inidoneo è stata espansa anche alle stabili organizzazioni. Ed è stato fatto alla luce degli approfondimenti fatti a seguito delle distorsioni di cui stiamo parlando. Le ribadisco che è già così.
Emanuele Santi (Rete): Nel Decreto questa cosa non c’è. Non c’è l’estensione dei debiti in capo alla società al soggetto fisico. Non prendiamoci in giro, non venga qui a dire le cose che non sono vere. Non c’è tanto da ridere. Se un Segretario dice che ci sono cose previste e poi non sono previste, è un problema. Sono molto preoccupato di come sta andando questo Paese e della superficialità con cui si affrontano argomenti spinosi. Se fossi nella maggioranza, comincerei ad avere qualche dubbio, anziché spingere solo il pulsantino.
Esito:
L’emendamento è respinto con 30 voti contrari e 3 a favore.
Emendamento di Rete aggiuntivo di un articolo 3-quater
Emanuele Santi (Rete): Riproponiamo l’emendamento al fine di estendere il soggetto inidoneo alle società che lasciano debiti. Ad oggi questa estensione non c’è. Noi proponiamo di inserirla.
Segretario di Stato Rossano Fabbri: Non accetto che mi venga detto che dico una cosa per un’altra. Non accetto scherzi e ilarità. Quando dico una cosa su dati oggettivi, è quella. Non mi permetterei mai di dire una cosa per un’altra, nemmeno dai banchi dell’opposizione. È vero, antecedentemente non c’era l’estensione del soggetto inidoneo a coloro che vengono nella Repubblica tramite stabile organizzazione, ed era una mancanza. Mancanza che è stata colmata. Si può discutere di visioni diverse. Ma sui dati oggettivi, però, è una scorrettezza. Nel caso di Santi, credo nella buona fede, nell’ignorare che il Decreto c’era. Sui dati oggettivi non si scherza.
Esito:
L’emendamento è respinto con 27 voti contrari e 3 a favore.
Emendamento di Repubblica Futura modificativo dell’articolo 4
Enrico Carattoni (RF): Il senso è di circoscrivere il mancato rimborso dell’imposta monofase solo alle violazioni che riguardano il presente Decreto e non andare a fare delle improprie compensazioni. Crediamo che specificarlo in maniera dettagliata sia opportuno. Crediamo ci possano essere meccanismi di accertamento che viaggiano su binari paralleli e questo potrebbe dar origine a delle incertezze.
Emendamento di Rete modificativo dell’articolo 4 – Violazione delle disposizioni per la cessione di bibite, comprese le acque minerali, ovvero bevande alcoliche
Emanuele Santi (Rete): È una riscrittura dell’articolo 4. Alcune cose sono giuste e le abbiamo mantenute. Ci sono altri casi normati che abbiamo voluto segnalare e alcune casistiche per l’operatore che ha dimostrato di aver operato bene. Si stabilisce che nel caso di violazioni ripetute e reiterate delle disposizioni del presente Decreto Delegato, e cioè tre volte nel periodo di validità del presente Decreto, l’Ufficio Tributario informa immediatamente l’Ufficio Attività Economiche affinché si provveda alla sospensione dell’autorizzazione a operare, secondo le procedure previste all’art. 3-bis, commi 3 e 4 del presente Decreto Delegato, e al sequestro conservativo di denaro e strumenti finanziari anche detenuti all’estero, ovvero beni e merci per equivalente, anche presso trasportatori e/o logistiche utilizzate dall’Operatore Economico, qualora la garanzia non risulti capiente.
Segretario di Stato Marco Gatti: Per quanto riguarda l’emendamento di RF, l’Ufficio Tributario già lo applica così. Non c’è contrarietà a recepire l’emendamento, però confermo che l’interpretazione è questa. Quello di Rete: alcuni punti sono legati ai precedenti emendamenti, noi chiaramente siamo contrari. L’inserimento che abbiamo fatto è stato rafforzare le procedure di recupero di un credito tributario che può essere fortemente a rischio. Non entriamo nel merito della procedura di revoca del rimborso, già ben regolata nell’ordinamento e funzionante.
Esito:
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L’emendamento di RF è accolto all’unanimità con 38 voti a favore.
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L’emendamento di Rete è respinto con 26 voti contrari e 4 a favore.
Emendamento del Governo modificativo del comma 2, articolo 5
Esito:
L’emendamento è accolto all’unanimità con 29 voti a favore.
Emendamento di Rete modificativo dell’articolo 5
Esito:
L’emendamento è respinto con 28 voti contrari e 3 a favore.
Conclusione:
In conclusione, viene posto in votazione il Decreto Delegato 14 marzo 2025 n. 39 – Disciplina per la cessione di bibite ovvero bevande alcoliche verso l’Italia con obbligo di addebito dell’IVA: è ratificato all’unanimità con 30 voti a favore.