San Marino. Rendere accessibile l’acqua potabile alle popolazioni africane: Carità senza confini collabora alla presentazione di un sistema tecnologico che igienizza l’acqua con l’energia solare

Acqua sicura per tutti là dove non c’è acqua, oppure è molto inquinata, e non c’è neppure l’energia per igienizzarla e distribuirla. Un’idea, che è diventata un obiettivo, che è diventato un progetto pronto per essere portato in tante località sub-sahariane e nelle bidonville africane. 

Il progetto si chiama REN4WATER BOX, consiste in water-box capaci di pastorizzare l’acqua e renderla sicura usando l’energia rinnovabile per eccellenza, quella del sole. Marco Di Nubila, fondatore e presidente dell’associazione REN4WATER, l’ha presentata per la prima volta a San Marino insieme con il fratello Luca Marino Di Nubila. Fanno parte di uno staff di 8 persone, con le quali collaborano partner imprenditoriali, tecnologici e accademici, ONG, associazioni di volontariato. Tra queste, Carità senza Confini che, da anni, è impegnata ad assicurare solidarietà e sviluppo in diverse regioni, specialmente africane e che si è resa promotrice di questa prima presentazione. 

L’associazione REN4WATER è nata in Svizzera 10 anni fa, come una start-up tecnologica e sociale che utilizza tecnologie off-grid, poi incubata all’EPFL Innovation Park di Losanna in Svizzera, vincitrice del premio per le Energie Rinnovabili di SIG (Services Industriels de Genève), principale fornitore di energia e di trattamento delle acque di Ginevra.

Il prodotto attualmente realizzato consiste in un apparecchio poco ingombrante, da tenere in casa, capace di potabilizzare fino a 100 litri di acqua al giorno usando pannelli fotovoltaici. È efficace al 100 per cento: non sporca, non inquina, non emette CO2, non ha bisogno di manutenzione, può durare fino a 10 anni, non ha bisogno di elettricità perché usa l’energia solare prodotta da pannelli fotovoltaici. In più è dotata di un’uscita USB perché in quelle zone tutti hanno il telefonino ma hanno enormi difficoltà per ricaricarlo. In questo caso hanno l’energia gratuitamente. 

In contesti vulnerabili come quelli sub-sahariani, l’impatto sociale e quello ambientale di questa innovazione, è davvero importantissimo.  Si parla di un’area dove 800 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile (per intenderci, quella che esce dal rubinetto), ma sono oltre 2 miliardi le persone che usano acqua inquinata, cioè raccolta dai fiumi, dai pozzi o dove capita. Il rischio di contaminanti patogeni è talmente alto che provoca un alto tasso di mortalità infantile oltre che una salute assai precaria anche per gli adulti. Una tecnologia pensata a nord per essere applicata a sud, spesso non funziona, ma in questo caso è talmente semplice che il suo funzionamento è super garantito. 

Del resto, i sistemi attualmente conosciuti per potabilizzare l’acqua e distribuirla hanno bisogno di energia. Che in queste zone non c’è.  È per questa ragione che l’ONU ha messo l’accesso all’acqua tra i primi punti dell’obiettivo per lo sviluppo sostenibile. 

Sono situazioni che Carità senza confini conosce molto bene per i suoi tanti progetti di solidarietà portati appunto in questi Paesi, per cancellare quegli squilibri che negano il diritto alla salute e privano milioni di persone dell’istruzione e del lavoro. REN4WATER BOX potrebbe risolvere molti problemi grazie alla sua tecnologia innovativa, che può essere utilizzata in situazioni reali per garantire l’accesso all’acqua sicura e prevenire così la ricontaminazione durante trasporto dell’acqua nelle case prive di impianto idrico.

Al momento, il vero problema da risolvere è il costo: 5 mila euro per ciascuna unità, ivi compreso il trasporto e l’installazione domestica. Ma c’è tantissimo interesse di fronte a questa novità, sia da parte delle imprese, sia da parte dei ricercatori, perché il mercato del probabile utilizzo è davvero enorme e perché ogni invenzione ha in sé il germe del miglioramento. 

Da parte dei suoi ideatori, al momento, la road map prevede il contatto con le tante associazioni e ONG che operano con programmi in favore dei Pasi in via di sviluppo, per effettuare test pratici direttamente in loco. Non è escluso che, in un prossimo futuro, questo box per rendere l’acqua igienizzata e sicura, possa essere prodotto direttamente in loco, evitando i costi di trasporto, che sono altissimi. Una maniera non solo per rendere la vita più salubre a milioni di persone, ma anche per creare nuove occasioni di lavoro e di crescita.