Il colosso cinese TikTok incassa una nuova sconfitta legale sul Titano: il Tribunale sammarinese ha respinto il ricorso presentato dalla piattaforma contro la sanzione inflitta dall’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, confermando la multa da 3,5 milioni di euro per violazioni in materia di tutela dei minori.
La decisione, depositata ieri, giovedì 24 luglio, chiude (almeno per ora) un contenzioso avviato lo scorso febbraio, quando TikTok aveva già versato volontariamente l’intero importo della sanzione allo Stato sammarinese. Alla base della contestazione, la mancata adozione – secondo l’Autorità – di sistemi adeguati per verificare l’età degli utenti e l’assenza di strumenti idonei a contrastare dichiarazioni false da parte dei minori in fase di registrazione.
Il giudice ha ritenuto che il programma di verifica dell’età presentato da TikTok non sia sufficiente a garantire un controllo effettivo. Nella motivazione della sentenza, viene sottolineato come manchi qualsiasi riferimento a “un’azione concreta corrispondente al significato sostanziale del termine verifica”, ovvero l’accertamento effettivo dell’identità e dell’età dell’utente. Il ricorso è stato dunque dichiarato improcedibile.
Dall’Autorità sammarinese si evidenzia che le misure adottate dalla piattaforma siano risultate inefficaci e inadeguate rispetto agli obblighi di legge, paragonandole a “pallottole spuntate”. Il collegio, composto da Umberto Rapetto, Elia Santi e Patrizia Gigante, ha sottolineato il valore simbolico di questa decisione: nonostante le dimensioni ridotte del Paese, San Marino si dimostra in grado di tutelare con fermezza i diritti digitali dei suoi cittadini, anche nei confronti di colossi internazionali.
Non è la prima volta che la piccola Repubblica si scontra con giganti del web. Nel 2019, un precedente simile aveva coinvolto Facebook, sanzionata per la diffusione non autorizzata dei dati personali di oltre 12.000 utenti residenti nel territorio. Anche in quel caso, Meta Inc. aveva presentato ricorso, poi respinto, lasciando al Titano una sanzione da 4 milioni di euro. L’intervento del Garante fu allora sollecitato da tre segretari di Stato dell’epoca – Marco Gatti, Andrea Belluzzi e Massimo Andrea Ugolini – che avevano scoperto la violazione dei propri dati personali tramite i social.
La sentenza contro TikTok, pur non ancora definitiva, apre un ulteriore fronte nella battaglia tra le autorità garanti della privacy e le big tech, indicando che anche piccoli Stati possono creare precedenti significativi sul piano internazionale. Per TikTok, intanto, resta la possibilità di ricorrere in secondo grado.