Una delle più frequenti e significative incongruenze nel dibattito sugli investimenti esteri a San Marino è
quella di non menzionarne l’imprescindibile prerequisito: l’esistenza di un trattato sulle doppie imposizioni
fiscali.
Quale interesse avrebbe un investitore statunitense, tedesco, francese, giapponese, cinese, russo, spagnolo
o inglese nell’investire a San Marino, sapendo che i profitti derivanti dal suo investimento sarebbero
assoggettati sia alla fiscalità sammarinese che a quella del suo Paese?
La risposta è semplice: nessuno. E se lo facesse sarebbe legittimo porsi delle domande circa quale sarebbe il
suo reale vantaggio a farlo.
Al fine di poter affrontare razionalmente l’argomento, è necessario considerare che la Repubblica di San
Marino ha sottoscritto trattati contro le doppie imposizioni fiscali solamente con due delle prime venti
nazioni al mondo per investimenti diretti esteri in uscita, ovvero Lussemburgo e Singapore, nazioni ove
notoriamente non risiedono i centri decisionali delle grandi aziende le quali, spesso, si rivolgono ad esse solo
in termini di vantaggi fiscali o di logistica.
Più in generale, la Repubblica di San Marino ha firmato solamente una trentina di trattati contro le doppie
imposizioni fiscali, quasi esclusivamente con Paesi che non primeggiano in termini di investimenti esteri in
uscita. Ad esempio: Seychelles, Saint Kitts e Nevis, Cipro, Barbados, Malta, Albania, Libia, Azerbaijan, Ucraina,
Bulgaria ecc.
Per identificare le motivazioni alla base degli scarsi successi nel campo della attrazione degli investimenti
diretti esteri, va stimolata una seconda riflessione sul requisito che dovrebbe essere alla base delle migliori
modalità di attrazione degli investimenti: le competenze.
Per meglio comprendere l’imprescindibilità di questo requisito è sufficiente porre l’attenzione sul profilo
professionale medio dell’interlocutore estero interessato ad un investimento. Nella quasi totalità dei casi si
tratta di un dirigente, spesso il Direttore Amministrazione e Finanza di un’azienda privata con competenze di
natura transnazionale superiori alla media. Partendo da questa analisi, troppo spesso trascurata, è lecito
auspicare che il livello di competenze ed esperienza dell’interlocutore istituzionale sammarinese debba
essere il più vicino possibile a quello del manager estero, comprendendo un bagaglio di competenze dei
principi generali che regolano le attività di un commercialista, di un notaio e un avvocato del diritto del lavoro.
Regimi fiscali, regimi doganali, costo e flessibilità del lavoro, costituzione e funzionamento delle società sono
gli argomenti più discussi in occasione dei primi incontri con i potenziali investitori.
Il gruppo RETE Desk sostiene che la questione delle competenze necessarie per l’attuazione di un piano di
sviluppo economico sia un tema centrale, necessaria per andare oltre alla semplice valutazione della
presunta bontà del piano “sulla carta”.
I piani di RETE Desk propongono delle soluzioni di sviluppo economico facilmente percorribili, in quanto
partono dall’attenta analisi dei punti di debolezza dell’attuale sistema di attrazione degli investimenti, la
Desk San Marino International
COMPETENZE E TRASPARENZA
AL SERVIZIO DELLO SVILUPPO
presa visione di un Paese che sconta gli effetti negativi di una ridotta attività internazionale e che è carente
nella ricerca e valorizzazione delle migliori competenze.
Il Gruppo Rete Desk non è chiuso, chiunque sia interessato può prendere contatto per sottoporre proposte
concrete o per stabilire una forma di collaborazione attiva, mandando una mail a:
[email protected].
San Marino lì, 14/03/2022
RETE Desk