San Marino. Riunificazione socialista. Ogni fine può rappresentare un nuovo, più serio inizio! … di Enrico Lazzari

Quando un commento, una analisi o una semplice notizia è scomoda per l’uno, l’autore diventa un esecutore dell’attacco dell’altro, dell’avversario. O peggio del nemico, dell’uno, di turno. …E poco importa se, quanto scritto, è basato su una verità oggettiva.

E’ il vecchio, intramontabile, vizio sammarinese. Come se ogni opinione sia dettata da interessi indicibili e occulti. Mi riferisco alla notizia del “naufragio”, già all’uscita del porto, della “nave” socialista, di cui ho parlato nell’ultimo mio intervento su GiornaleSM. Certo, le mie opinioni possono essere contestabili, argomentando, ma non è contestabile il fatto in sé, che confermo e che, già l’altro ieri, nel mondo politico biancazzurro, era il segreto di Pulcinella.

Non vi nascondo che “tifavo” convintamente nella riunificazione socialista. Non perchè io sia socialista -è noto non lo sia e i miei trascorsi nella politica attiva italiana lo scolpiscono nel granito- ma perchè in quella riunificazione o, che dir si voglia, aggregazione, intravedevo l’unica possibilità per riportare alla normalità la Repubblica di San Marino. L’unica possibilità di scalzare, sul lungo termine, quella centralità che vede il “partione”, il Pdcs, saldamente al governo nell’infinito, qualunque risultato le urne possano sancire.

Piaccia o non piaccia la Dc, questa è una anomalia che va superata per rivitalizzare la base di ogni democrazia, ovvero la sovranità popolare. Ma come è possibile farlo quando il Pdcs può vantare un terzo dell’intero Consiglio Grande e Generale, se non con una ammucchiata che, alla fine, come dimostrato dagli ultimi 10 anni di governi, finirebbe per distruggere il Paese e la sua economia?

Semplice, con una forza inizialmente capace di fare una decina di consiglieri, egemone e unita da un unico obiettivo, egemone e capace con il Pdcs di traghettare il Paese fuori dal pantano in cui gli ultimi governi l’hanno cacciato. Capace di aumentare i suoi consensi così da contendere la centralità al Pdcs e far ritrovare a San Marino l’alternanza politica dimenticando le ammucchiate impossibili.

Tramontato, con quello grillino e con la figuraccia al governo del Paese, il bluff di Rete, ciò è possibile solo con il superamento della diaspora socialista. Una impresa che, nonostante tutto, seppure oggi appaia pesantemente compromessa, io continuo a ritenere possibile.

Non ho nascosto che, a mio parere, gran parte della responsabilità di questo “naufragio” sta nel gruppo dirigente del Psd, il quale -anzichè guidare il processo di aggregazione, ponendosi come fulcro che sintetizza nel necessario compromesso le diverse posizioni e i diversi “capricci” dei potenziali alleati- si è apparentemente rivelato incapace di affrontare concretamente ogni problematica emersa, magari ignorandola nella speranza che questa si superasse da sola.

Ma quando una nave naufraga, la responsabilità non può essere solo del capitano… Ognuno ha le sue responsabilità. Che dire, quindi, di Mis, oggi in Alleanza Riformista, metà socialista e metà liberale, incapace di sacrificare Denise Bronzetti sull’altare di un interesse più grande, sia -come spiegato sopra- per la democrazia sammarinese che per la “causa socialista”? E che dire del Partito Socialista rimasto addirittura senza rappresentanza parlamentare perchè incapace, nella sua dirigenza –Augusto Casali in testa- e nei suoi consiglieri -gli “esuli” Alessandro Mancini e Giacomo Simoncini-, di trovare una sintesi su cui ripartire in questa nuova era?

E che dire di Elego, spesso al tavolo del confronto con diktat e imposizioni, senza una vera disponibilità a ricercare una sintesi e un ovvio compromesso?

Che dire, poi, del nuovo arrivato in casa Psd, quella Md di Federico Pedini che ha tenuto tutti in scacco per mesi (da ottobre alla crisi di governo) per apporre una semplice firma su una intesa, peraltro già concordata? E, una volta apposta la sigla, ha contribuito al confronto solo apponendo veti e controveti?

Il Psd, quindi, ha le sue responsabilità, forse le più grandi perchè doveva rivestire il ruolo di “capitano” della nave… Ma tutti gli altri ne hanno altrettante, forse più decisive. Vi sembra una coalizione, una aggregazione seria quella, ad esempio, fra il Psd che ha un membro di governo, Andrea Belluzzi alla Cultura, e il Pss che addirittura ufficializza il suo ruolo di opposizione?

Quindi, come detto, se il Psd ha grandi responsabilità, tutti gli altri ne hanno altrettante. Il Mis di Rossano Fabbri, forse, ancora di più. Per diversi motivi, primo fra tutti il non aver compreso l’impatto che una riunificazione completa delle forze socialiste avrebbe avuto sull’intero assetto politico sammarinese. Un errore a cui ne sono seguiti altri, a raffica:

– non aver neppure preso in esame la possibilità di sacrificare un loro consigliere, ostacolo insormontabile per avviare un dialogo con le altre forze socialiste;

– aver accolto Mancini e Simoncini rendendo impossibile una ricomposizione della frattura in seno al Pss e innalzando un altro muro di Berlino fra loro e le altre forze di ispirazione socialista;

– aver finalizzato il matrimonio con Noi Sammarinesi, che nulla hanno a che fare con la loro cultura socialista

– fare il gioco del Pdcs, è news dei giorni scorsi, attaccando il Psd in un momento di sua difficoltà (mi riferisco all’attacco verso il capogruppo Matteo Rossi).

Il primo terremoto che ha “sconquassato” la possibile riunificazione socialista lo hanno scatenato proprio Rossano Fabbri e compagni. A questo ne sono seguiti altri, per responsabilità di un po’ tutte le forze socialiste in campo.

Non poteva andare diversamente. Ma il passato è passato. Ora sarebbe auspicabile, e importante, che ognuno faccia tesoro dei suoi errori. Per rimediare. Per ripartire, questa volta seriamente -e in fretta- in una riunificazione, in una aggregazione che possa trovare fin da subito tutte -e proprio tutte!- le forze socialiste sedute allo stesso tavolo, così da giungere in tempi brevissimi ad un unico gruppo consigliare, ad una unica delegazione per i vertici di maggioranza, ad una comunicazione e strategia univoca. Ogni altra soluzione sarebbe un pateracchio, come quello che stava nascendo!

Ogni forza politica dovrà fare dei sacrifici, anche pesanti… Ma la riunificazione socialista, oggi, dopo il fallimento e l’archiviazione di un progetto nato male, è più possibile di ieri. Sempre che i “partitini”, tutti i “partitini” della diaspora capiscano che, altrimenti, non potranno che avere un futuro di semplici “vassalli usa e getta”, essere nulla più di una sorta di “giullari di corte” del “castello” di Via delle Scalette!

Quindi, ben venga questa rottura, perchè appariva indispensabile per riavviare un percorso altrimenti impossibile, compromesso da una falsa partenza!

Enrico Lazzari

Enrico Lazzari