San Marino. Rovereta, una ferita riaperta … di Erik Casali

Ho trovato veramente deprecabile che il prezioso tempo dei Membri del Consiglio Grande e Generale debba essere impiegato per votare su una Istanza d’Arengo che chiede di apporre a Palazzo una lapide commemorativa degli storici Fatti di Rovereta.

Trovo singolare che si debba riaprire una questione cosi remota, solo perché uno sparuto gruppetto di cittadini, rappresentativi di loro stessi, ne faccia richiesta.

Questo è un paese davvero curioso, oltre 10 mila cittadini votano Si per abbattere gli stipendi pubblici e dopo un anno nulla è successo, nulla è dato sapere, a fronte di reiterate e pubbliche richieste, tutto tace!

Poi, arriva una richiesta come quella sopra, da parte di persone che non erano nemmeno nate e che per sentito dire si son fatti un opinione, che come tutte, resta un opinione, e subito si permette di reinfilare il dito nella piaga di una vecchia storia, che ha visto due parti contrapposte, un paese diviso, famiglie lacerate, e ragioni da ambo le parti e sulle quali nessuno sarà mai d’accordo del tutto con l’antagonista.

Peccato vero, che si voglia rimettere in discussione tutto un passato che ha comunque contribuito a sviluppare la nostra democrazia, magari non perfetta, magari alla sammarinese, ma sempre una democrazia. Auspico che iConsiglieri siano informati delle implicazioni di questa richiesta.

Gli eredi di molti protagonisti di allora, i nipoti di Alvaro, dei Giacomini, dei Barulli, le figlie di Bigi e di altri che pur dibattendo tra loro sui giornali in questi ultimi giorni, hanno dimostrato, pur tenendo le proprie posizioni, e rispettandosi, che se ne può parlare, allargando la conoscenza e arricchendo la memoria di tutti, senza dover chiedere di affiggere lapidi che fomentano invece di commemorare, riportando un giudizio pesante, non veritiero e comunque sempre di una parte sola.

Speriamo che i Consiglieri chiudano definitivamente la questione, occupandosi del presente e del futuro, visto che il passato gli è in parte sconosciuto.

Erik Casali