Buglino e l’ultimo amore, la fotocopiatrice: una storia di passione bruciante tra un uomo e una macchina, un’epica struggente tra toner e fogli di carta.
Buglino, l’eroe dei malfunzionamenti, si è innamorato della fotocopiatrice dell’ufficio, quella che ha preso da Teo il grande. Ogni giorno si avvicina con timidezza alla macchina, con lo sguardo sognante di chi vede un paradiso di documenti riprodotti all’infinito.
Ma la fotocopiatrice è un’ingrata, una donna di plastica e circuiti che non risponde mai ai suoi desideri. Buglino da quando è in segreteria DC passa ore a cercare di farla funzionare, premendo bottoni e tirando leva, ma la macchina lo guarda indifferente, sfoggiando il suo messaggio di errore preferito: “Carta inceppata. Si prega di contattare l’assistenza”.
Ma Buglino è determinato. Non si arrende davanti a un semplice inceppo. Combina esperimenti strani, piega la carta in modi impossibili, ma il risultato è sempre lo stesso: fogli ammaccati, macchie di toner e l’immutabile trionfo dell’errore.
Lei, la fotocopiatrice, si diverte a mettere alla prova la pazienza di Buglino. Lo guarda mentre si dimena, impreca e cerca di convincerla con la sua parlantina inarrestabile. Ma la macchina rimane muta, sfuggente, come un’amante indifferente che si diverte a tormentare il suo spasimante.
Buglino, ormai in preda alla follia, decide di fare una dichiarazione d’amore estrema: si incolla alla fotocopiatrice, letteralmente. Le sue mani sono attaccate alle superfici fredde, le sue gambe sono prigioniere del cassetto delle carte. Ma neanche questo gesto estremo può smuovere il cuore di metallo della sua amata macchina.
E così, Buglino rimane intrappolato nella sua passione malriuscita, come quella per la politica, condannato a inseguire il sogno di una fotocopia perfetta. Ma non disperate, perché ogni tanto potrete ancora sentirlo, sussurrare tra un errore e l’altro, “Ti amo, mia adorata fotocopiatrice. Anche se mi consumi le energie e i nervi, sei la mia unica vera copia”.
Un lettore democristiano