Solito caffè pomeridiano con l’amico e compagno Gino lungo uno dei bar dello stradone.
Come sempre dopo aver lungamente sparlato dei fatti degli altri arriviamo a parlare di politica.
Gino mi sorride di buon gusto tenendosi tra le mani il quotidiano locale che ha ospitato l’intervista di Celli.
“Perché ridi?” gli chiedo.
“Martedì è Sant’Agata è mai come quest’anno la tradizionale cerimonia presente affinità con la politica”.
“Dai spiega che sono curioso” ho subito replicato.
“Partiamo da Celli, la sua intervista è un boomerang. Meglio evitasse di dire tutte quelle panzane. Poi non si capisce nulla e sul perché si è dimesso. In lui rivedo il ruolo del parroco di Serravalle. Chiamato ad espiare le colpe dei serravallesi che non ostacolarono l’invasione di Alberoni. Anche lui in questi due anni ha fatto poco per i sammarinesi favorendo scelte micidiali così come poi ha evidenziato il FMI e la magistratura. Lo vedrei bene a guidare la processione per affrontare il giusto contrappasso per espiare le proprie responsabilità”.
“Sei sempre così duro con Celli, ma non ti nascondo che mi piace il tuo quadretto. Dai va avanti” ho subito detto a Gino.
“Per quei tre figuri che la Tv ha intervistato prima che l’Intervista di Celli fosse pubblica vedo bene il ruolo di reggitori del quadro della nostra compatrona.
Giorgetti, Bevitori e Boschi hanno detto una sequela di panzane e sfondoni che almeno la fatica di portare il peso delle responsabilità che anche loro hanno devono espiarlo. Tre interviste diverse ma segnate dalla stessa ipocrisia. Si capisce bene che a Celli non lo sopportavano più e con la sua rimozione vogliono darla d’intendere, come il Premier italiano, che il 2019 sarà un anno bellissimo.”
“Ok Gino, ma almeno hanno bisogno di un’altra spalla per tenere su il quadro altrimenti non partono neppure dal Borgo” mi sono affrettato a segnalargli.
“Certo. Ci saranno sicuramente Renzi e Podeschi anche loro afflitti per la dipartita politica di Celli. Quelli che fino all’ultimo non hanno smesso di rincuorare Simone che già lo vedevano operare magari col ruolo da capogruppo di SSD. Insieme erano un trio perfetto. Una macchina da guerra implacabile e gli altri membri governo dovevano solo ratificare le loro decisioni e adesso è tutto più complicato”.
Poi Gino si è fermato per qualche minuto e ha iniziato a ridere di gusto: “ Podeschi poi potrebbe partecipare alla cerimonia con una felpa di taglia XXL di color giallo con la scritta LUCE.”
“E perché?” ho chiesto interrogativo.
“Perché lui è nostro Dio della Luce. Ha il potere di attaccare e staccare i contatori solo con il suo dolce sguardo. Si parla tanto dell’azzurro e dei suoi problemi ma in questi due anni non c’era sempre Podeschi che doveva controllare? Ha fatto come con la scuola. Dopo due anni di intensa attività sportiva e di risultati sull’innovazione tecnologica scopre di aver la delega alla luce.”
“Suvvia Gino, stasera sei troppo cattivo.”
“Tu dici? Può essere. Alla mia età e per quel poco che mi rimane pensavo di averne viste tutte ma questo non è il governo del cambiamento ma del peggioramento. L’apatia con cui la tutta politica vive la drammaticità del momento è esagerata.”
La sera non avevo tanto sonno e ho letto l’intervista di Celli e la relazione del FMI.
Dopo averle rilette per ore ho capito tre cose.
Primo che non ho capito perché Celli si è dimesso.
Secondo che la situazione del Paese è esplosiva.
Terzo che Gino ha sempre e comunque ragione.
Gino e Pietro