San Marino. Scommesse on-line in odore di riciclaggio. Sono ormai diversi i casi che si sono intrecciati con la Repubblica di San Marino. … di David Oddone

femiaC’e? ancora la loro mano dietro il business del gioco d’azzardo. I “Femia”, sono ancora operativi nonostante l’inchiesta Black Monkey e il processo tuttora in corso. Il caso e? stato sollevato dal deputato di Sel, Giovanni Paglia, e dal consigliere regionale dell’Altra Emilia-Romagna, Piergiovanni Alleva, che parlano di “vicenda torbida” e chiedono l’intervento del Governo e della Regione. Secondo i due esponenti della sinistra “attraverso escamotages, non proprio limpidi, la famiglia Femia in maniera continuativa ha mantenuto operativi gli affari nel campo del gioco d’azzardo”.

A San Marino invece, Guendalina Femia e il suo compagno Gianalberto Campagna, sono stati di recente condannati a
4 anni e sei mesi di carcere. Il giudice ha disposto anche la confisca per equivalente di 1 milione e 300mila euro. Secondo l’accusa i due avrebbero riciclato denaro di Nicola Femia, padre di Guendalina, ritenuto un boss della ‘ndrangheta, arrestato a suo tempo proprio nell’ambito dell’indagine “Black Monkey” sul gioco illegale.

E quando si parla di Black Monkey, non si puo? non citare anche il collega e amico Giovanni Tizian, la cui vita e? cambiata per sempre a causa della sue puntuali inchiesta giornalistiche.

In particolare, scrisse due articoli (a fine 2010 e fine 2011) in relazione all’indagine “Medusa” sul controllo, da parte dei clan dei casalesi, delle societa? di distri- buzione delle macchine da gioco (slot e videolottery). In entrambi gli articoli Tizian cita Femia.

Dopo quegli articoli, Tizian fu messo sotto scorta (era il 22 dicembre 2011, cinque giorni dopo il secondo articolo) per le minacce alla sua incolumita?. “E’ gia? la seconda volta che scrive. O la smette o gli spariamo in bocca”, disse il faccendiere Guido Torello in una telefonata con Femia che si lamentava dei suoi articoli. Tizian scopri? solo un anno dopo, grazie alla pubblicazione delle intercettazioni fatte nell’ambito dell’inchiesta Black Monkey, che il motivo della scorta erano proprio quelle minacce.

Miliardi di euro, paradisi fiscali, qualche buon programmatore e un popolo di giocatori: sono questi gli ingredienti attraverso i quali il mercato illegale del gioco d’azzardo fa registrare un boom. D’altronde non ha usato mezzi termini lo scorso luglio il capo della Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria Gaetano Scilla quando ha dichiarato che il volume del gioco online gestito dalla ‘ndrangheta “rappresenta il 10% del pil calabrese”.

Dichiarazioni che arrivavano nella giornata dei 41 arresti dell’operazione “Gambling” coordinata dalla procura della stessa Reggio Calabria. Questa operazione e? molto importante in quanto svela il sistema con cui si alimenta il binario parallelo a quello ufficiale e legale. Dalle carte emerge come i centri operativi per la raccolta delle giocate non fungessero da semplici intermediari ma che di fatto venivano impiegati come vere e proprie agenzie di scommesse e giochi a distanza, munite di concessione governativa (che invece mancava), offrendo al pubblico e consentendo alla clientela, specificano gli inquirenti, “di giocare sui siti con suffisso ‘.com’ gestiti da societa? con sede all’estero, inibiti dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli”. Non finisce qui perche? sui canali viaggiavano soldi freschi con l’accettazione di denaro contante e il pagamento di vincite cash tanto che presso le sale giochi e scommesse si racco- glievano anche assegni portati su e gia? da corrieri fidati. Un sistema di riscossione autenticamente “porta a porta”: somme venivano inviate presso la sede operativa di Betuniq (prima a Padova, poi

a Malta) in parte in contanti tra- mite gli stessi corrieri, e in parte mediante l’accredito su conti correnti bancari e postali.

Internet insomma diventa un canale utilissimo per le mafie,
che ancora una volta dimostrano di essere ben lontane dallo stereo- tipo della coppola e della lupara, ma al contrario denotano di pos- sedere abilita? non comuni. Non

e? un caso se l’ultimo rapporto dell’Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica dedichi al tema del gioco on-line un intero paragrafo. Ulteriori elementi li fornisce la Guardia di Finanza, si legge nel report, le cui operazioni hanno permesso di individua-

re “vaste reti telematiche di scommesse su eventi sportivi
di qualsiasi genere, parallele a quella legalmente autorizzata, completamente efficienti e in grado di pagare ingenti somme di denaro anche oltre la soglia previ- sta antiriciclaggio, senza lasciare apparentemente traccia. Come si apprende dal sito “Linkiesta.it”, anche l’utilizzo di criptovaluta, meglio nota come Bitcoin, fa salire il rischio di riciclaggio nei giochi. Il settore e? gia? tra i piu? rischio, e il rischio aumenta con l’utilizzo dei bitcoin. “Lo scambio di bitcoin – si legge nel rapporto Clusit 2015 – avviene molto spesso attraverso l’utilizzo di Tor che consente di proteggere l’identita? degli utenti”.

E San Marino? Qui andrebbe potenziata la polizia postale e formati gli agenti per combat- tere una minaccia sempre piu? concreta ed un nuovo potenziale fronte per il riciclaggio, verso il quale come si e? visto e? difficile prendere le contromisure. Ci si trova infatti di fronte ad indagini ben piu? complesse rispetto allo spallone che portava in banca il famoso milione di euro in con- tanti, stropicciati e puzzolenti. Eppure oltre all’indagine “Black Monkey”, tutto fa supporre che il riciclaggio attraverso il gioco d’az- zardo on-line possa trovare sul Titano terreno fertile. Non e? un caso che sia arrivato proprio in questi giorni un rinvio a giudizio a carico di due persone – padre e figlio – per riciclaggio di denaro a San Marino per oltre 21 milioni, frutto di scommesse illegali on-line. C’e? poco da scherzare con certa gente. Eppure il modo migliore per colpirle e? farlo dove fa piu? male: nei loro interessi, nei soldi. Per questo diventa fondamentale anche sul Titano scandagliare il mondo del gioco d’azzardo on-line.

David Oddone, La Tribuna