Si è acceso ieri, mercoledì 17 settembre, il dibattito in Consiglio Grande e Generale sul caso del cittadino sammarinese arrestato in Italia dopo la condanna definitiva per violenza sessuale aggravata e continuata su minori. Un confronto durissimo, con accuse trasversali, richieste di scuse pubbliche e la presentazione di due ordini del giorno, uno di opposizione e uno di maggioranza, per fare piena luce sulle responsabilità istituzionali.
Guerrino Zanotti (Libera) ha ricordato che “la protezione dei bambini è una priorità assoluta e quindi la condanna è ovvia ed è unanime. Ma il punto è un altro, il punto è come è stato possibile che una persona già conosciuta per la sua pericolosità abbia potuto continuare a trovarsi in contesti con minori”. Per il consigliere serve un atto politico forte: “L’atteggiamento di chi ricopre ruoli istituzionali deve essere innanzitutto quello di chiedere scusa. Credete, è un atto rivoluzionario ma riconciliante”.
Durissimo Matteo Casali (Repubblica Futura), che ha denunciato “l’inerzia istituzionale” e definito la vicenda “uno smacco alla considerazione e all’affidabilità del nostro Paese”. “Il condannato definitivamente a 4 anni e 4 mesi in Italia per violenza sessuale su minori – ha attaccato – non solo a San Marino circolava liberamente, ma addirittura beneficiava di un lavoro temporaneo presso gli asili nido”.
Una rabbia diffusa ha trovato voce nelle parole di Marinella Loredana Chiaruzzi (PDCS): “Questa vicenda ha sollevato una rabbia collettiva che ha divorato tutta la cittadinanza e anche tutto il Consiglio”. Sulla stessa linea Tommaso Rossini (PSD): “Va bene dire che non c’è la via legale, ma la morale dov’è? Noi della morale ce ne freghiamo?”.
Sara Conti (RF) ha elencato tre anomalie “surreali”: “È surreale che dal 2021 le autorità sammarinesi non siano mai venute a conoscenza che questa persona fosse a processo”; “è possibile che la procura di Urbino non abbia mai richiesto a San Marino il certificato dei carichi pendenti?”; e infine “inerzia: perché la richiesta di estradizione è arrivata a giugno e non sono state prese misure cautelative?”.
Non meno severo l’intervento di Gaetano Troina (D-ML): “Si prende il telefono, si convoca chi ha la responsabilità direzionale di determinati uffici, si segnala il problema e ci si muove. È impossibile che in questo Paese nessuno sapesse niente. È impossibile”.
Matteo Zeppa (Rete) ha parlato apertamente di “un Paese omertoso. San Marino lo è sempre stato, soprattutto su questi casi che riguardano i minori”.
Il Segretario di Stato Teodoro Lonfernini ha invitato a trasformare l’indignazione in azioni concrete: “È emerso in maniera bipartisan che il sistema presenta un problema strutturale di fondo sul quale è necessario intervenire con decisione. Non è accettabile che comunicazioni così rilevanti da parte delle autorità italiane arrivino in ritardo, né che i controlli non siano tempestivi”.
Ma la polemica politica non si è fermata. Nicola Renzi (RF) ha accusato il governo di aver prodotto documenti “omissivi e fallaci”, mentre Luca Lazzari (PSD) ha richiamato alla “necessità di onestà intellettuale” e ha chiesto “l’umiltà di chiedere scusa—io, come parte di questa assemblea, lo faccio”.
Per Giancarlo Venturini (PDCS) “nessun margine d’errore può essere tollerato quando si parla della sicurezza dei bambini” e “tutti dobbiamo chiedere scusa per quanto accaduto”.
Il Segretario alla Giustizia Stefano Canti ha difeso il proprio operato: “Non c’è stata alcuna volontà di nascondere informazioni. Noi siamo venuti a conoscenza soltanto quando l’Italia ha trasmesso la richiesta di estradizione. Quanto dovevamo fare lo abbiamo fatto”.
Rossano Fabbri, Segretario di Stato con delega allo Sport, ha rivendicato la scelta della riservatezza: “Se l’informazione fosse diventata pubblica, chi doveva essere arrestato avrebbe potuto sottrarsi all’esecuzione”. Ha però aperto al nodo politico: “Occorre decidere se mantenere o meno la riserva sull’inestradibilità dei cittadini sammarinesi”.
Sul piano operativo sono stati presentati due ordini del giorno: quello dell’opposizione, illustrato da Sara Conti, per istituire una Commissione d’inchiesta che riferisca entro novembre; e quello della maggioranza, letto da Marco Mularoni (PDCS), che propone una commissione tecnico-amministrativa incaricata di rafforzare misure preventive, verificare le autocertificazioni, introdurre nuove norme extraterritoriali e accordi più stretti con l’Italia.