La scuola rischia l’impoverimento, qualcuno sarà costretto a lasciare l’insegnamento, si perderanno posti di lavoro, a rimetterci sarà soprattutto l’offerta formativa. Tutto questo a causa del decreto scuola emanato la scorsa estate per contrastare il quale gran parte degli insegnanti proseguono nella mobilitazione, chiedendo che venga revocato. A parlarcene il consigliere del Pdcs Mariella Mularoni: “Anche se c’è una nuvola di silenzio che avvolge la mobilitazione – ha detto – essa continua con molto successo. Basti dire che lunedì e martedì nella scuola media e superiore sono stati bloccati gli scrutini, questo perché ciascun insegnante ha diritto a poter scioperare per i primi due turni che ha di scrutinio e siccome le adesioni sono tante, di fatto gli scrutini sono saltati. Una cosa che io in 32 anni di insegnamento non avevo mai visto. Ciononostante devo dire che da parte della Segreteria alla quale continuiamo a chiedere il ritiro del decreto, non è giunto alcun cenno”. Poi sui motivi della mobilitazione “La mobilitazione ha come principale obiettivo quello di mantenere una scuola pubblica di qualità mentre il decreto va a colpire in maniera diversificata vari ordini di scuola, dall’anno prossimo alla scuola media e superiore verranno tagliati posti di lavoro perché si porteranno le ore da 50 o 55 a 60 minuti e questo significa meno ore disciplinari e tagli anche per i posti di lavoro, meno opportunità formative, in sostanza in futuro si impoverirà l’orario disciplinare e peggiorerà il modo di lavorare, la qualità della scuola. Infine c’è la questione del debito dell’insegnante calcolato sulla base del conteggio dei minuti; si creano differenze e disparità di trattamento tra gli insegnanti, in base alla diversa modulazione settimanale dell’orario ci sono insegnanti che hanno 10 ore da recuperare e altri che ne hanno più di 50 per ragioni che non dipendono da loro”. La mobilitazione sta bloccando scrutini e uscite di studio, dalla Segreteria invece tutto tace.
Repubblica Sm