Dopo tre anni la Thailandia ha deciso di riaprire Maya Bay, un paradiso tropicale sull’isola di Ko Phi Phi Leh reso famoso dal film del 2000 con Leonardo DiCaprio, “The Beach”, tratto dal romanzo “L’ultima spiaggia” (The Beach, 1996) di Alex Garland. La spiaggia era stata interdetta al pubblico nel 2018 a causa della grande affluenza di visitatori, circa 5mila al giorno, non sempre rispettosi del delicato ecosistema della baia e della spiaggia, la qual cosa aveva danneggiato gravemente la barriera corallina. Il governo thailandese aveva predisposto il divieto di accesso per permettere all’ecosistema marino di rigenerarsi, anche con opportuni interventi di salvataggio e di ripristino della flora e della fauna.
Ora la spiaggia è tornata accessibile al pubblico con numeri e orari contingentati ed è vietato l’ingresso alle barche, mentre gli sport acquatici sono consentiti in aree apposite.
Per fortuna non è l’unico fenomeno di resilienza con cui la natura è capace ancora di stupirci. Potrebbe sorprendere sapere che il fiume Tamigi è considerato uno dei fiumi più puliti del mondo tra quelli che attraversano una città. Ciò che è ancora più sorprendente è che ha raggiunto tale status solo 60 anni dopo essere stato dichiarato “biologicamente morto” dagli scienziati del Natural History Museum di Londra. C’è voluto un progetto molto serio e ambizioso, sostenuto da apposite leggi e risorse economiche. Eppure, nonostante questa straordinaria ripresa, non c’è spazio per l’autocompiacimento: il Tamigi deve ancora affrontare nuove e crescenti minacce dovute all’inquinamento, alla plastica e all’aumento della popolazione. Ma il suo esempio potrebbe valere anche per il Tevere, che è inquinatissimo.
Nel 2011 a Fukushima in Giappone si è verificato uno dei più gravi incidenti nucleari della storia. Da allora la zona del disastro è stata interdetta agli esseri umani e per anni nessuno ha avuto idea delle condizioni in cui fosse l’area.
Fino a quando il fotografo polacco Akadiusz Podniesinski ha realizzato un servizio fotografico in loco, mostrando al mondo di cosa è capace la natura. Tutto ciò che era stato distrutto dal disastro nucleare apparteneva all’essere umano (auto, case, oggetti). La natura invece ha attuato un’incredibile azione di resilienza, non solo continuando a vivere, ma prosperando in modo ancora più rigoglioso.
La resilienza della natura la si può vedere nei ciuffi d’erba e nei fiori che riescono a crescere tra il cemento, nelle piante e negli alberi che continuano a vivere anche senza acqua né cure, nella vegetazione che rinasce e cresce ancora più rigogliosa dopo un incendio devastante. La resilienza è per definizione la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi e la stessa cosa vale, in senso figurato, anche per l’essere umano. Ma la maestra d’eccellenza di resilienza è ovviamente Madre Natura, da cui noi abbiamo sempre tanto da imparare, soprattutto per porre rimedio a disastri ambientali dovuti ad eventi naturali (come la tempesta Vaia, in Trentino nel 2018) o veri e propri ecodelitti. Quello che stiamo facendo all’ambiente in termini di emissioni, di abuso della plastica e del suo scorretto smaltimento, di uso indiscriminato di risorse come l’acqua, delle frenesia consumistica in nome dello sviluppo, si trasforma tutto in ecodelitti.
Uno dei più recenti report “Climate” del WWF punta i riflettori su un quadro dettagliato di come la natura, nella sua struttura di ecosistemi e biodiversità, sia colpita dalla crisi climatica, e di come ecosistemi forti e sani arricchiscano la resilienza e quindi aiutino le persone e le comunità ad adattarsi al cambiamento climatico. Il report riconosce il ruolo cruciale di “soluzioni basate sulla natura” come parte della risposta dell’umanità alla crisi climatica perché i rapidi, necessari e profondi tagli alle emissioni da combustibili fossili, sono condizione indispensabile, ma non sufficiente per arrivare nel più breve tempo possibile alle emissioni zero e a una totale decarbonizzazione.
Basterebbe la consapevolezza delle persone su questi temi ad indurre il cambiamento dei tanti comportamenti scorretti che segnano la nostra quotidianità. Poi la natura ci pensa da sola a tornare più bella e più sana di quanto non fosse prima. Anche a nostro beneficio.
a/f