San Marino. Se la sinistra si unisse, agli altri rimarrebbe solo X Factor … di Alberto Forcellini

La politica dei due forni era una caratteristica democristiana degli anni Novanta. Una volta sdoganato il primo governo catto-comunista, il gioco era facile: stare al governo con i comunisti e corteggiare i socialisti. Rifare il governo con i socialisti e corteggiare i comunisti. È andato bene fino ad alcuni anni fa, cioè finché sono nati i movimenti e i giochi si sono complicati. Ma la storia si ripete.

Dopo le elezioni del dicembre 2019, la DC ha fatto il pieno di voti, tornando ad essere il partito di maggioranza relativa e, va da sé, che in queste condizioni anche il prossimo governo (forse i prossimi) vedranno sempre la DC al centro dell’agone politico.

Non a caso, in tutto questo tempo, nonostante la pandemia, gli altri partiti (non tutti) hanno fatto carte false per insinuarsi nei rapporti di maggioranza cercando di scalzare Rete e sostituirvisi, lasciando comunque il pallino alla DC, seduta a crogiolarsi sul trono dei suoi 21 Consiglieri.

Ma se la sinistra si unisse? Se i suoi dirigenti, sempre in conflitto, quasi sempre per futili motivi, ritrovassero passione e buona fede, cosa succederebbe?

Ragioniamo per assurdo (ma non troppo). Il gruppo consiliare di Libera conta attualmente 9 Consiglieri, provenienti da Civico 10, SSD e RES (di Dalibor Riccardi, che però non è in Consiglio). SSD, cioè Sinistra Socialista Democratica, è la piattaforma a cui avevano concorso i Progressisti e Riformisti usciti dal PSD, Sinistra Unita e LabDem (creata a sua tempo da Simone Celli).

Poi abbiamo il Gruppo NPR, con 7 Consiglieri. È composto da Noi per la Repubblica (rappresentato dai due fratelli Berti, che hanno un trascorso DC e che comunque non possiamo definire di sinistra); Movimento Democratico (a guida di Pedini Amati, che ha trascorsi socialisti), Partito Socialista (a guida di Alessandro Mancini), e il Partito dei Socialisti e Democratici (più precisamente, quello che è rimasto del PSD).

Poi c’è Denise Bronzetti, che è uscita dal PS per entrare nel Gruppo Misto, insieme a Rossano Fabbri (Movimento Ideali Socialisti). Come area di riferimento siamo sempre a sinistra.

Se non conteggiamo i Berti, siamo a 16 Consiglieri che sulla carta rappresentano l’anima di sinistra presente nel Paese, anche se a volte i loro comportamenti non sono ben decifrabili. A questi bisogna aggiungere Elego, un movimento nato nel 2019, non arrivato in Consiglio, e che le voci davano in quota all’eterno Paride Andreoli (incrollabile socialista). E poi c’è Area Democratica, un altro movimento nato nel 2019 all’interno di SSD, ormai orfano di Simone Celli. E’ composto da Enrico Carattoni e poco altro, anche se tra le sue file ci sono ex Consiglieri, ex Reggenti, ex Congressisti. Nessuno di loro si candidò alle elezioni del 2019. Si potrebbe leggere in questo lo scoramento per il fallimento del governo Adesso.sm? Chissà! Bisognerebbe chiederglielo.

Sia Elego, sia Area Democratica non sono scomparsi, come dimostrano i comunicati che periodicamente inviano ai giornali, quindi sono ancora attivi e vanno a comporre insieme ai tanti “compagni” un mosaico assai composito. Ma se per una volta la sinistra sammarinese facesse una cosa antistorica, cioè si unisse invece che dividersi, sicuramente arriverebbe a diventare il partito di maggioranza relativa, se non addirittura maggioranza assoluta.

Il “fattore X” del titolo si riferisce all’infigurabile “qualcosa” che rende l’idea dell’imponderabilità della politica.

a/f