È stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea il 18º pacchetto di sanzioni contro la Federazione Russa. Un elenco lungo, pesante, dai contorni geopolitici complicati: colpiti registi, banche, compagnie assicurative, aziende di mezzo mondo (India, Cina, Azerbaigian, Mauritius, Singapore, Emirati). Un’azione muscolare di Bruxelles per “isolare” Mosca. Ma la domanda vera è: San Marino farà ancora una volta da spettatore obbediente, eseguendo senza fiatare le sanzioni imposte dall’UE? Oppure, come l’ultima volta, sarà il Segretario agli Esteri Luca Beccari a decidere da solo, senza nemmeno interpellare il Consiglio Grande e Generale, figuriamoci il popolo sammarinese?
Il precedente è inquietante. Già in passato, infatti, San Marino ha adottato sanzioni contro la Russia senza alcun passaggio democratico. Non un dibattito consiliare, non un confronto pubblico. Una semplice comunicazione di Beccari e via, firmato, notificato, eseguito. Eppure si trattava di atti gravissimi sotto il profilo della politica estera e commerciale, che hanno avuto effetti pesanti per l’economia sammarinese: blocco di alcuni canali bancari, allerta sulle esportazioni, per alcune aziende rottura di rapporti con imprenditori e clienti russi di lungo corso ed assenza di turisti russi sul Titano e nei suoi centri commerciali. Ora il rischio è che il copione si ripeta, con danni ancora maggiori.

Il 18º pacchetto UE, emanato in queste ore, include provvedimenti durissimi: sanzioni contro Karen Shakhnazarov, regista e produttore cinematografico, figura culturale rilevante di Mosca, 22 istituti bancari colpiti, 23 compagnie russe sanzionate, comprese compagnie di trasporto e assicurazioni.
E poi un attacco indiretto al commercio globale: 18 aziende extraeuropee sanzionate, dalla Cina all’India, dagli Emirati Arabi a Singapore, accusate di aggirare le restrizioni. Non è solo un gesto simbolico, ma una vera e propria dichiarazione di guerra economica a cui San Marino, se decidesse di aderirvi senza alcuna riflessione autonoma, pagherebbe un prezzo altissimo. La diplomazia del “sì a tutto” di Beccari all’Europa, in maniera incondizionata senza sentire nessuno, si confermerebbe ancora una volta come la peggiore strategia per San Marino.
Beccari ha già dimostrato di voler trattare San Marino come una colonia normativa dell’UE. Non siamo membri dell’Unione. Non abbiamo obblighi automatici. Eppure, da mesi il Segretario agli Esteri si comporta come se fossimo una provincia della Commissione Europea, eseguendo, adeguando, firmando tutto ciò che arriva da Bruxelles.
Ma San Marino non può permettersi il lusso di alienarsi completamente il mercato russo, né quello degli altri Paesi oggi colpiti e domani – come spesso accade – reintegrati dall’Europa con tanto di strette di mano e memorandum d’intesa.
Le sanzioni sono atti politici, non meri atti amministrativi. Non può un singolo Segretario arrogarsi il diritto di prendere decisioni tanto gravi senza nemmeno un mandato consiliare, senza una votazione, senza il minimo rispetto per il principio di rappresentanza. San Marino non ha un Ministero della Guerra, eppure si comporta come se l’avesse, con un titolare agli Esteri che agisce come un commissario europeo, privo però di qualsiasi legittimazione democratica per imporre unilateralmente ad un paese che ci ha persino aiutato nel periodo del Covid quando l’Europa ci aveva quasi abbandonato.
E come al solito, silenzio totale sulle conseguenze per le imprese. Nessun confronto con le categorie economiche, nessuna consultazione con la Camera di Commercio, nessuna valutazione con gli imprenditori che hanno rapporti con Mosca, o con quei Paesi oggi bersaglio di sanzioni ma storicamente partner del nostro export. Niente. Solo obbedienza cieca.
E proprio mentre Beccari prepara la firma dell’Accordo di Associazione con l’UE, prevista per settembre con Maros Sefcovic dicono, il quadro diventa ancora più grave. Perché quell’accordo, se ratificato, imporrà a San Marino l’obbligo di adottare automaticamente la politica estera e di sicurezza comune europea. Cioè tutte le sanzioni. Sempre. Senza più poter dire di no. Senza margini di trattativa. Senza possibilità di dissenso. Una condanna alla sottomissione permanente.
Oggi almeno potremmo ancora dire di no. Ma domani? Quando l’accordo sarà in vigore, e qualcuno, magari proprio il popolo, voterà contro in un eventuale referendum, ci ritroveremo con nulla in mano: nessun accordo bilaterale, nessun trattato settoriale, nessuna autonomia, perché li avremo abbandonati per firmare una cambiale in bianco con Bruxelles. Facciamo attenzione!
Questa non è politica estera, è suicidio programmato anche perchè, diciamocelo, senza nessuna offesa o voglia di offendere la persona, che cosa ha combinato Beccari in questi anni? Abbiamo visto come è finita con Banuelos e le altre sue iniziative.
Per San Marino la firma dell’accordo di associazione sarà la fine della neutralità sammarinese. È la rinuncia alla nostra storia diplomatica fondata sull’equilibrio, sul buon senso, sul pragmatismo. È la trasformazione della Repubblica in un’appendice senza voce di un sistema normativo che nemmeno comprendiamo.
Poi non parliamo della questione palestinese! Magari dedicheremo un altro editoriale!
San Marino merita di più.
Merita una politica estera seria, equilibrata, dialogante. Non un’agenda preconfezionata da Bruxelles e recitata a memoria da un Segretario che ha già deciso tutto, senza ascoltare, nessuno tanto capisce tutto lui ed i sammarinesi sono dei cafoni ignoranti! vero?
Non un nuovo pacchetto di sanzioni imposto in silenzio, mentre la nostra economia rischia di implodere sotto i colpi della diplomazia cieca ed inchinata a Bruxelles.
Marco Severini
Direttore GiornaleSM