C’è chi l’ha sparata grossa e che pretende addirittura l’eliminazione del carcere a San Marino. Non c’è dubbio che così risolverebbe gran parte dei suoi problemi chi ora sta vedendo un muro nero davanti a sé. Battute e boutade a parte, ciò che preme ora conoscere, è il futuro prossimo di banca Cis, dei suoi dipendenti e soprattutto quello dei denari dei correntisti e della collettività. Si parlava già martedì di ore cruciali nelle quali si sarebbe dovuto decidere il destino di molti. Ora su queste pagine avevamo provato ad immaginare quale sarebbe stato l’esito degli approfondimenti di Bcsm sulla proposta di un investitore francese di acquistare banca Cis. Il Corriere della Sera aveva parlato dell’ennesima folkloristica storia e dell’offerta improbabile di un investitore che non si poteva pensare seriamente intenzionato a comperare una banca sull’orlo del crac. Chissà perché invece si è voluti andare avanti a tutti i costi e spendere tempo e denaro per giungere ad una conclusione che era parsa ovvia fin dall’inizio. Si tratta infatti di una società ben poco capitalizzata che stupisce sia rimasta in ballo per tutto questo tempo. Certo non si potrà dire che la proposta sia stata trattata con superficialità, il problema è semmai che non si può cavare il sangue dalle rape. Per comprare banca Cis servono capitali adeguati e un piano industriale denso di peso specifico. Ma come più volte ha ribadito il segretario della Csdl Giuliano Tamagnini, nessuno è disposto a comperare i debiti degli altri. Per questa ragione la soluzione sul tavolo resta una: applicare la legge sulle risoluzioni delle crisi bancarie approvata dal parlamento sammarinese lo scorso 14 giugno. Di tempo se ne è perso anche troppo. E’ probabile che un Ccr (comitato per il credito e il risparmio) allargato venga convocato per questa mattina. Ed è letteralmente disarmante che in una fase così delicata la voce del Segretario alle Finanze non si sia mai sentita. Se c’è batta un colpo. Non spetta a Bcsm informare la cittadinanza. Rassicurare i cittadini è un compito che è in capo al Segretario alle Finanze che quando è stata messa a punto la legge sulla risoluzione delle crisi bancarie in un tavolo allargato alle forze di opposizione e alle parti sociali, i cui lavori sono andati avanti anche durante le ore notturne, si trovava in Russia. Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. Anziché srotolare tappeti rossi a Grandoni e Guidi, il Segretario alle Finanze avrebbe dovuto preoccuparsi di dare una risposta chiara a chi da troppo tempo aspetta di riavere indietro i propri soldi.
