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  • San Marino. “Sfogo di un giustizialista pentito”. Nella “Weimar” sammarinese post-“Titanopoli”? … di Enrico Lazzari

    11122“Quelle monetine (…) hanno abolito la democrazia dei partiti e hanno ridotto il Parlamento a ostaggio delle procure”. Le monetine di cui parla Fabrizio Rondolino -editorialista di importanti quotidiani italiani, fra cui l’Unità, Il Giornale e La Stampa e responsabile comunicazione della Presidenza del Consiglio a tempi di D’Alema premier- nel suo “Sfogo di un giustizialista pentito”, sono quelle lanciate da una folla inferocita contro Bettino Craxi, all’uscita dall’Hotel Rafael di Roma.

    Intorno alle 20 -ricorda Rondolno, che era fra la folla- “Craxi uscì dal Raphael. L’albergo era circondato dai manifestanti arrivati alla spicciolata dalla vicina piazza” che aveva ospitato una manifestazione dell’allora Pds. “Ciò che accadde poco dopo” -continua- ovvero, “gli insulti, le banconote sventolate e soprattutto il fitto lancio di monete, fu per me del tutto inaspettato, inatteso e persino inconcepibile. Indietreggiai di qualche passo e rimasi immobile a fissare la scena per un tempo che mi parve infinito, e che si concluse infine con l’auto blindata di Craxi che faticosamente fendeva la folla urlante”.

    Una vicenda, questa ripercorsa da Rondolino, che tutti abbiamo certo visto almeno una volta, perchè passata già allora su tutti i Tg e riproposta spessissimo in tanti programmi di approfondimento negli anni successivi.

    “Qualcuno -rincara- già allora paragonò l’episodio a piazzale Loreto: non perché Craxi fosse Mussolini, ma per la disumana violenza della plebe selvaggia. Per quanto mi riguarda, quel giorno la mia opinione su Mani pulite cambiò radicalmente. Ero anch’io, come quasi tutti i (post-)comunisti, un giustizialista e un antisocialista, mi capitò persino, e oggi me ne vergogno sinceramente, di incorniciare il primo avviso di garanzia ricevuto da Craxi nel ’92. Quella sera davanti al Raphael capii che cosa effettivamente fosse il giustizialismo, che cosa fosse Mani pulite (…): nient’altro che una folla inferocita che tenta il linciaggio”.

    “Se ripropongo questo ricordo -spiega- è perché credo da tempo che quel 30 aprile 1993 sia stato il punto di non ritorno”, perché “quelle monetine hanno consegnato il Paese a Berlusconi e a Di Pietro, hanno abolito la democrazia dei partiti e hanno ridotto il Parlamento a ostaggio delle procure”.

    Una vicenda italiana, che ha inciso in maniera pesante, determinante su quello che l’Italia è oggi. Ma una vicenda che, per certi versi, alla luce del dilagante, stupido giustizialismo dilagante e popolare scatenato attorno all’inchiesta detta “Titanopoli” (in infelice assonanza con l’italiana Tangentopoli), potrebbe proiettarsi anche sulle pendici del Monte Titano, dove le monetine, il 2 luglio 2014, si son tramutate in arance o, anche ieri, in inquietanti vignette, con altrettanto inquietanti commenti, condivise via social (foto sopra).

    Con Tangentopoli -ricorda Rondolino- in Italia si “è abolita la democrazia” e “si è ridotto il Parlamento a ostaggio delle procure”.

    C’è il rischio che ciò accada anche sul Titano? Sarà la storia a rispondere… Ma chi oggi, anziché invocare una giustizia seria, giusta, serena, rispettosa del diritto e della dignità dei presunti innocenti, lancia “monetine” contro il Craxi sammarinese di turno, sappia che -come l’esperienza italiana insegna- potrebbe spianare la strada a chi intravede, nella situazione attuale, una sorta di “Repubblica di Weimer” biancazzurra da sfruttare per conquistare, almeno per un “ventennio”, il potere pressochè assoluto nella più antica Repubblica del Mondo…

    Enrico Lazzari