San Marino. Sinistra Unita è a rischio scissione. Crisi di leadership dopo l’uscita di Alessandro Rossi

Luca Lazzari ha posto problemi interni al partito, Gastone Pasolini cercherà di risolverli.

Inutile girarci attorno. Sinistra Unita è ad un bivio: o continuare sulla strada da sempre percorsa o rivedere in toto la propria posizione. Segnale di questo malessere le segnalazioni di “mal di pancia” di molti aderenti. Una fibrillazione che parte da lontano, che fa leva da situazioni di provata difficoltà, che il consigliere da poco in aula, Luca Lazzari, ha avuto il coraggio di evidenziare.

Ma non è stato il solo. Con lui le seconde linee (ci sia passato il termine) tra cui la più nota è Francesca Piergiovanni. Seconde linee, co- sì definite, perché non sono abitualmente sotto i riflettori della politica. Ma torniamo al malessere della sinistra “pura” rappresentata da Zona Franca e Rifondazione Comunista, due gruppi che si sono uniti nel lontano agosto 2005, tra molti lacrime (le più famose quelle dell’attuale consigliere Augusto Michelotti) di chi temeva per il futuro del neo partito. Ed ora c’è il timore che quella esperienza sia finita. Insomma la crisi è arrivata per una seri di motivazioni.

Innanzitutto la mancanza di una leadership forte, carismatica. Vediamole. Alessandro Rossi ha lasciato per seguire nuove strade; troppo fantasioso, troppe idee, probabilmente l’essere in una formazione con ruolo di vertice lo recepiva come una privazione di libertà. Dunque Alex Rossi out.

Anche Ivan Foschi è in fase di distacco ma per motivi del tutto personale: sta preparando la tesi in ingegneria all’Università di Bologna e gli mancano appena due esami per chiudere il piano di studio. Insomma con la politica a San Marino non si campa, meglio prepararsi un domani.

Francesca Michelotti invece ha espresso da tempo la volontà di lasciare addirittura l’Aula consigliare. Insomma un mettersi in pensione e ritagliarsi il ruolo di “saggia”. Senza andare troppo per le lunghe meglio precisare che a Sinistra Unita manca un “vertice-vertice”, un personaggio in grado di attirare su sé tutte le incombenze del capo carismatico. Come dire: di troppa democrazia si muore se non c’è che focalizza idee, progetti, malumori. Insomma tutte le cose che caratterizzano una famiglia come, ad oggi, è stata Sinistra Unita.

E Luca Lazzari, con la propria personalità e sensibilità, ha fiutato per tempo questo malessere. Lo ha fatto presente provocando il partito con le proprie dimissioni vincolate ad una inversione di tendenza. Le dimissioni sono dal partito, non dal ruolo di consigliere. Insomma anche se gli aderenti a Sinistra Unita non puntano per tradizio-ne a ruolo di potere, sentono il dovere di essere puntualmente in aula per difendere quei 1.800 voti che hanno raccolto alle ultime elezio-ni politiche. Milleottocento sammarinesi che hanno dato loro fiducia.

Luca Lazzari, e qualche altro, lo sanno bene e non vogliono tradire la fiducia avuta. Resteranno nel partito se Su troverà la via d’uscita da un impasse tutto interna all’organizzazione e che, al momento, non ha minimamente intaccato il lavori consiliari.

La patata bollente ora è nelle mani del presidente Gastone Pasolini: dovrà rilanciare il patrimonio politico che Sinistra Unita rappresenta. Gastone Pasolini è un perfetto conoscito-re delle problematiche della sinistra sammarinese, di gestione di partiti e anche di gestione del potere cui in tempi passato ha partecipato attivamente. Insomma un esperto.

Se non troverà la quadra, Sinistra Unita rischia seriamente di spaccarsi e vedere fuoriuscire molti aderenti che potrebbero migrare in maggior parte verso i movimenti civici. La tribuna