San Marino. Stampa libera e stampa indipendente: dove sta la differenza? Riflessioni sul giornalismo libero ma corretto … Alberto Forcellini

Assistiamo sempre più spesso, sia a livello locale che internazionale, a un giornalismo malsano, corrotto da sensazionalismi e disinformazione, un nemico terribile, specie nel delicato periodo che tutto il mondo sta affrontando. Basta una semplice critica, o un richiamo al rispetto istituzionale, alla non divulgazione di dati sensibili, che subito scatta l’allarme sulla libertà di stampa. Sul presunto tentativo di colpire il giornalista scomodo. Eppure non c’è alla nostra latitudine nessun tiranno e nessun despota.

Con stampa libera si intende che tutti i mezzi di informazione e gli stessi cittadini hanno diritto di diffondere notizie e pensieri senza interferenze. Comunque rispettando le regole sulla privacy, sul divieto di diffondere dati sensibili per il paese, riferire questioni che potrebbero compromettere la sicurezza nazionale o rivelare segreti di Stato. In più, San Marino ha lunga tradizione di difesa delle sue istituzioni.

Tra le regole da rispettare c’è la regolarità del mezzo, cioè l’azienda editoriale deve conformarsi alle leggi previste per quel settore, e c’è la professionalità di scrive. A San Marino, una testata giornalistica deve avere almeno un giornalista professionista. Su questi pochi concetti di base che qualcuno non ha rispettato si sono innestati molti equivoci, che hanno tratto in inganno perfino i cittadini, creando situazioni incresciose. Insomma, se qualcuno comincia a stampare un foglio, non è che può spacciarsi per il Corriere della Sera e, se viene querelato, non può gridare: attentato alla libertà di stampa.

Strettamente connesso al concetto di libertà è quello di indipendenza del giornalismo. E qui il discorso si fa più complesso. Quando parliamo di giornalismo o di media indipendenti, si intende qualsiasi mezzo di informazione che non è soggetto all’influenza del governo, di altre espressioni politiche, di fonti esterne come le grandi imprese o gli individui influenti. Questo include televisione, stampa, radio e giornalismo online. Significa che i giornalisti non sono soggetti a pressioni per riferire i fatti in un modo particolare o per evitare di riportare certe informazioni, anche quando questi ritraggono negativamente il governo o altre persone potenti, compresi i proprietari dei media.

Sempre più spesso però è l’editore che fissa la linea editoriale. In genere non si tratta di un mecenate, ma di un imprenditore che deve far quadrare i conti e guadagnare. La questione si fa particolarmente scabrosa a San Marino, che ha un mercato molto piccolo, per cui nessun editore può immaginare di guadagnare solo con la vendita dei giornali. E allora ci vogliono degli sponsor, che siano politici o imprenditori è la stessa cosa. Questo porta al declino del giornalismo indipendente dentro i confini di casa nostra, perché ognuno cerca di portare acqua al suo mulino (cioè al suo sponsor) puntando sul sensazionalismo e sulle fake.

Sul fronte esterno ed internazionale, ci sono altre minacce. I governi autoritari o populisti usano aziende statali per comprare media indipendenti, esercitando così una direzione indiretta ma vincolante. I ricchi amici del governo comprano i media e li trasformano in portavoce del governo o li fanno chiudere bruscamente. I regolamenti possono essere cambiati per determinare quali media possano ottenere la frequenza, quali possano apparire sui canali televisivi via cavo, che tipo di finanziamento o di pubblicità finanziata dal governo riceve una stazione, o cambiare l’aliquota fiscale sulle entrate pubblicitarie per rendere impossibile sopravvivere finanziariamente.

C’è poi l’ecosistema dei media. Il vecchio modello finanziario che sosteneva il giornalismo di buona qualità è stato distrutto da aggregatori di notizie come Facebook e Google, che hanno preso molte delle entrate pubblicitarie su cui i media facevano precedentemente affidamento. Questo significa che ci sono meno soldi per il giornalismo investigativo indipendente e di buona qualità. I giornalisti affrontano una corsa per riportare le storie e stare al passo con gli aggregatori di notizie su internet, il che significa che hanno meno tempo a disposizione e quindi fanno più affidamento sui comunicati stampa. Non possono controllare le loro storie e molti media finiscono per pubblicare la stessa storia comprata da agenzie come Ansa, Reuters, Agence Presse, eccetera. Questo significa anche che le agenzie di stampa sono tentate di essere più sensazionaliste nelle loro relazioni per attirare un pubblico più ampio e vendere di più.

Raccogliere notizie, oggi, è una passeggiata, le edicole di ogni città, paese o borgo sono fornite di quotidiani e riviste per tutti i gusti; internet permette di essere aggiornati minuto per minuto su qualsiasi cosa accada. Tuttavia, come per la maggior parte degli ambiti, la valutazione va compiuta sulla qualità, non sulla quantità. Tenendo conto che il giornalismo è un’attività concorrenziale e che gli stratagemmi che tanti organi di stampa adottano per richiamare l’attenzione del lettore sono sempre più maliziosi, pertanto la difficoltà nel giudicare a scatola chiusa, o meglio, ad articolo non ancora aperto, è estrema.

Sensazionalismi, giustizialismi, notizie scorrette o false da capo a coda, a questo si assiste ogni giorno, come abbiamo sperimentato durante la pandemia e anche adesso in piena crisi bellica. Gli argomenti non mancano e ognuno ci mette del suo per attirare click. Come del resto anche sul Titano abbiamo visto sui vaccini, sulla sanità, sulla giustizia, sul debito pubblico, e molto altro ancora.

La stampa è un settore in crisi, lo è da anni, e non esiste autore o editore che neghi questo fatto, ma ciò non è sufficiente come scusante per gestire l’informazione in modo malsano, specialmente in un paese piccolo come il nostro, che tutti i giorni ha su di sé gli occhi del mondo, ma la cui stampa sembra avere perso totalmente l’orgoglio di appartenere a questa bandiera e sembra continuamente in competizione per denigrare le istituzioni e la classe politica. L’autonomia di pensiero e la libertà di stampa hanno ben altra architettura valoriale.

a/f