San Marino. Subordinate Asset: avverrà mai il rimborso?

Se siamo da ormai oltre due anni in perenne deficit di credibilità è per come si è agito sul sistema bancario a partire dall’atto vandalico compiuto su Asset Banca. L’istituto in salute e con parametri solidi è stato fatto fuori mettendo in atto un piano che aveva allo stesso tempo una regia esterna ed interna al Paese. Prima lo si è commissariato, svuotandolo di tutta la sua liquidità (la banca grazie alle proprie risorse e alla fiducia di cui godeva ha resistito per parecchio tempo) e poi lo si è chiuso senza tener minimamente conto del fatto che così facendo si sarebbero messi in grave difficoltà i risparmiatori. Coloro che più di tutti stanno pagando il prezzo altissimo di un piano i cui scenari sono emersi nelle due sentenze del giudice Pasini che hanno dato ragione ad Asset e nell’ordinanza del giudice Morsiani. Il progetto di legge presentato dalla maggioranza per definire la modalità del rimborso dei titolari delle obbligazioni subordinate ha avuto un iter lunghissimo e per il momento nessun esito. Rischia anzi per come è stato scritto di non tutelare affatto gli ex correntisti. Non convince infatti il passaggio relativo al comitato di sorveglianza che potrebbe sottendere la possibilità di un mancato rimborso. La maggioranza che ha presentato il progetto nella cornice della commissione finanze di mercoledì ha anche pensato bene di portare ulteriori emendamenti dove di fatto si stabilisce che il progetto di legge per il rimborso delle obbligazioni subordinate esclude amministratori, azionisti e beneficiari effettivi per i quali verrà emanato un decreto delegato ad hoc. Il che ancora una volta dà la misura di chi si volesse colpire agendo in maniera così scriteriata su una banca sana sino a farla chiudere. Continua dunque a prevalere una logica da resa dei conti (che non si capisce nemmeno bene da cosa abbia tratto origine) la quale crea un clima esasperato da cui certamente il Paese non trae giovamento. L’opposizione dal canto suo si è impegnata a fondo per apportare emendamenti migliorativi al progetto da tutti considerata una non risposta scritta in maniera frettolosa e superficiale. In particolare è stato il consigliere indipendente Giovanna Cecchetti che con peculiare capacità di cogliere i problemi ha proposto soluzioni che vogliono andare realmente incontro all’interesse dei risparmiatori. Il progetto così come presentato dalla maggioranza oltre a introdurre la dicitura che il valore delle obbligazioni sarà stabilito dal comitato di sorveglianza (che di per sé fa correre il rischio non soltanto di un mancato rimborso integrale come inizialmente stabilito ma addirittura di un azzeramento) non tiene conto del fatto che ci sono obbligazioni già scadute e che dunque sarebbero immediatamente rimborsabili e prevede che esse vengano convertite in obbligazioni subordinate di Carisp con durata di 5 anni remunerate ad un tasso dello 0,75%. Con i suoi emendamenti il consigliere Cecchetti parte da decreto 89, art. 3, pari trattamento. La richiesta è quella di prevedere la conversione delle obbligazioni subordinate in obbligazioni ordinarie di Carisp con scadenza a tre anni e ad un tasso del 1,5%, oppure se l’emendamento non verrà accolto si chiede una conversione in obbligazioni subordinate Carisp remunerate con cedola annuale del 3%. Gli emendamenti presentati dal consigliere Cecchetti vorrebbero introdurre la possibilità per ciascun titolare di obbligazioni subordinate di rientrare in possesso di 50mila euro (così come avvenuto per gli altri correntisti Asset) e di veder convertita in obbligazioni ordinarie di Carisp solo la parte eccedente a tale somma. Ciò proprio nel solco del decreto 89 e del pari trattamento. La speranza ora è che tali emendamenti non cadano nel vuoto e che si provveda a raddrizzare i torti che sono stati inflitti ai risparmiatori. Si continuerebbe altrimenti a stressare un Paese già provato dalla crisi peggiore della sua storia.

Repubblica Sm