San Marino. Titano nelle mire della mafia pugliese

Lo scorso dicembre Repubblica Sm dedicava due pagine al report sulla mafia a San Marino realizzato dalla Fondazione Caponnetto. Sfortunatamente da un po’ di tempo a questa parte sembra proprio che l’argomento interessi poco a San Marino. Ed è proprio sul silenzio che spesso e volentieri giocano i gruppi criminali. Mai come oggi invece, ne siamo certi, è necessario tenere alta l’attenzione. E’ infatti nostra opinione – opinione condivisa peraltro da diversi addetti ai lavori – che il Paese sia nel mirino della massoneria deviata, che fa proseliti in diversi ambienti e gangli vitali della Repubblica. Ma di questo avremo tempo e modo di occuparci. Tornando al report della Caponnetto, nella puntuale e minuziosa analisi trovava posto anche una particolare operazione: “Il 15 dicembre del 2017 la Dia di Bologna ha fatto una operazione contro il riciclaggio lungo l’asse Ravenna-Foggia che ha visto anche dei passaggi a San Marino e collegabile a gruppi in qualche modo della Società Foggiana (ex clan Parrulli – Ferraro). Nel gennaio del 2018 è emerso che il clan Moccia della camorra ha molto probabilmente trasportato a partire dal 2012 soldi a San Marino”. Ebbene Repubblica Sm ha potuto visionare l’ultima relazione sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia (Dia) italiana, ovvero quella relativa al primo semestre 2018. Nel corposo documento che nei prossimi giorni sviscereremo ulteriormente si parla nel dettaglio delle mire dell’ex clan Parrulli-Ferraro: “La spiccata propensione della criminalità organizzata pugliese a commettere reati contro il patrimonio fuori regione si conferma anche in Emilia Romagna. L’operazione ‘Pandora’, eseguita dai Carabinieri ad Andria, a maggio, ha portato all’ arresto di 9 componenti di una banda criminale, artefice di svariate rapine in danno di autotrasportatori, commesse nelle provincie di Bari, Matera, Ancona e Ravenna, nel mese di marzo 2017. Non sono mancati, allo stesso tempo, segnali di condotte finalizzate al reimpiego di capitali illeciti e, più in generale, di un interesse dei sodalizi pugliesi verso le imprese emiliane”. Uno degli esempi più eclatanti riguarda proprio il Titano: “Si ricorda, in proposito, l’importante operazione ‘Malavigna’ – eseguita a Ravenna e Foggia, il 15 dicembre 2017, dalla DIA di Bologna – che ha fatto luce su un raffinato sistema di frodi fiscali perpetrate da un gruppo criminale foggiano mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, finalizzate alla ripulitura dì ingenti capitali di provenienza illecita, In particolare, un imprenditore ravennate, attivo nel settore vitivinicolo – già coinvolto in un’operazione della DDA di Bari (operazione ‘Baccus’ del 2012) con esponenti della mafia foggiana – si era reso disponibile a riciclare somme di provenienza illecita, della criminalità organizzata cerignolana, attraverso il sistema delle false fatturazioni: riceveva denaro contante proveniente da reato (usura, estorsione, esercizio abusivo del credito ecc.) che restituiva con bonifici bancari ‘puliti’, giustificati dal pagamento di fatture per operazioni inesistenti. Tale sistema fraudolento aveva consentito all’imprenditore di accumulare ed occultare presso istituti di credito ubicati nella Repubblica di San Marino un patrimonio di oltre 23 milioni di euro. Tra gli arrestati figurano anche il fratello di un elemento di vertice del clan cerignolano PIARULLI-FERRARO, nonché altri soggetti molto vicini al sodalizio. Questi, a loro volta, avevano costituito fittizie società vitivinicole, intestate a “teste di legno”, che emettevano false fatture per la vendita di prodotti alla società ravennate senza alcun trasferimento di merce, a fronte delle quali veniva consegnato denaro contante (corrispondente all’importo delle fatture senza IVA trasferito da corrieri che partivano da Cerignola in auto)”.

Repubblica Sm