San Marino. Tutto il mondo punta sull’AI, sull’intelligenza Artificiale… Ma sul Titano? blockchain e criptovalute?

San Marino, il Titano delle torri e delle cartoline, ha un talento speciale: perdere treni… E non mi riferisco al trenino Rimini-San Marino, poi recuperato… Oggi in bella mostra, ma rigorosamente non funzionante, come da “tradizione”…

Intendo che, dopo aver mancato il treno blockchain e criptovalute (comunque si può ancora rimediare, lo vedremo nei prossimi giorni), eccoci alle prese con il mondo intero che investe miliardi nell’intelligenza artificiale – l’AI, per chi ama gli acronimi – un’altra “astronave” che decolla mentre i sammarinesi stanno ancora lì, a chiedersi se valga la pena alzarsi dal divano.

Altrove, come detto, l’AI muove miliardi, rivoluziona governi, aziende, ospedali. Qui sul Titano? Il massimo della modernità è contare i turisti con l’abaco, mentre il resto del mondo usa algoritmi che sembrano usciti da un film di fantascienza anche per pesare le crocchette del gatto. Eppure, le opportunità ci sono, e non da poco. Solo che, come al solito, San Marino sembra troppo occupato a a monitorare Only Fans nella speranza di trovarci la vecchia compagna di classe o la vicina di casa, per accorgersene.

Partiamo dal nulla cosmico che c’è oggi, almeno a me così appare… San Marino Innovation, il grande “suggeritore” del Governo, sull’AI mi risulta abbia fatto un bel niente. Zero proposte, zero idee, zero collaborazioni con chi l’intelligenza artificiale la mastica davvero. 

SMI doveva essere il motore dell’innovazione, è diventato – a mio parere – un freno a mano tirato fino a stridere. E il Governo? Silenzio, come se l’AI fosse un problema da lasciare ai posteri. Intanto, un quattordicenne con un laptop e un account, annoiato sul divano, su qualche piattaforma digitale – di quelle che ormai spuntano come funghi, gratuite o quasi – potrebbe tirar fuori in mezz’ora idee più brillanti di quelle che SMI ha partorito in sei anni. “Ehi, perché non usiamo l’AI per snellire la burocrazia? O per gestire le code estive alla rotonda di Borgo? …O per monitorare i confini?”. Roba banale, eppure sul Titano sembra un miraggio.

E la legislazione? Un deserto con qualche oasi che non disseta nessuno. San Marino non ha una normativa specifica sull’AI, punto. Il Decreto Delegato n. 86/2019, quello delle blockchain, è un bel tomo per criptovalute e token, ma sull’AI tace come una monaca di clausura… Al massimo, se usi un algoritmo per analizzare dati su una blockchain, potresti inciampare in qualche regola indiretta, ma è un caso raro. Poi ci sono le leggi sulla protezione dei dati, copiate dal GDPR europeo: se vuoi addestrare un’intelligenza artificiale con i dati dei cittadini, devi stare attento a privacy e consensi, ma finisce lì, non c’è niente che regoli lo sviluppo o l’uso dell’AI in sé. 

E le norme generiche sull’innovazione? Esistono, sì, ma sono come un vecchio manifesto elettorale: promettono tanto, lasciano concretizzare poco. Risultato: zero certezze per chi vuole investire, zero incentivi, zero visione. Mentre l’UE sta scrivendo l’AI Act e gli USA pompano miliardi, San Marino è fermo a un “vedremo” che sa di muffa.

Ma torniamo concreti… L’AI potrebbe essere una manna per il Titano. Pensate alla pubblica amministrazione: un sistema che risponde alle domande dei cittadini -“Quand’è che mi arriva il permesso che ho richiesto?”- senza farli ammattire tra sportelli e centralini. O algoritmi che studiano i turisti, quelli che invadono le torri ogni estate, per capire da dove vengono, cosa comprano, e magari evitare che il centro storico si trasformi in un villaggio selvaggio. E in sanità? Software che leggono lastre più veloci di un medico con tre caffè in corpo, o che tengono d’occhio le scorte di farmaci. Non è roba da marziani, è quello che fanno già a Singapore o in Estonia. Ma a San Marino, per ora, si preferisce il “pallottoliere” al silicio.

Poi c’è l’economia. L’AI potrebbe svecchiare un Paese che campa di turismo e poco altro. Immaginate l’Università di San Marino -piccola, certo, ma con un potenziale che nessuno ha mai saputo spremere a fondo- che lancia un master in “AI e Innovazione Digitale”. Ragazzi da tutta Europa che salgono le pendici del Titano per studiare reti neurali, algoritmi, cose che servono davvero. E un centro di ricerca, magari finanziato da qualche fondo europeo o da aziende tech che scappano da Taiwan o Cina… Sì, perché là la tensione geopolitica sta spingendo le startup a cercarsi un tetto altrove. San Marino potrebbe essere quel tetto: tasse basse, regole semplici, un posto tranquillo dove fare innovazione senza il rischio di svegliarsi con un carro armato in giardino. Singapore e Dubai lo stanno già facendo, perché il Titano no?

Le startup AI guardano all’Europa, e San Marino potrebbe giocarsela: un pacchetto con zero burocrazia, legge chiara e bilanciata, incentivi fiscali, un “incubatore” gestito dall’Università… Immaginate prudenti… Immaginate appena dieci imprese serie che si piantano a Dogana o Borgo Maggiore, portando soldi, lavoro, cervelli. Non è un sogno, è una cosa che il Titano potrebbe fare domani, se solo volesse… O se solo aprisse i vecchi cassetti della Segreteria all’Industria, magari trovando fra le scartoffie ritenute anni fa tali. Ma, se anche esistesse davvero quel contatto ignorato, da solo non basta: serve un piano, e qui casca l’asino.

Non è troppo tardi, però. Si faccia in fretta una buona legge sull’AI, chiara, snella, che dia certezze a chi vuole investire. Serve un’Università che si svegli, con un master e un centro di ricerca che facciano rumore. Serve un Governo che smetta di gingillarsi e punti su incentivi per attirare le startup, specie quelle in fuga dall’Asia. E serve un repulisti a San Marino Innovation: via i burocrati, dentro gente che capisce cosa sta succedendo nel mondo, esperti di tecnologia, algoritmi, innovazione e profondi conoscitori della regolamentazione etica e giuridica. Solo così potrebbe supportare il governo nei suoi naturali limiti in materia. Altrimenti, l’AI sarà l’ennesimo treno perso, e i sammarinesi resteranno lì, a contare i turisti con l’abaco mentre il resto del mondo manda robot a giocare su Marte. 

Enrico Lazzari