“I rischi per la stabilità finanziaria sono aumentati in modo significativo”. E’ tutta qua, in questo eloquente passaggio dell’aggiornamento del Global Financial Stability Report, pubblicato l’11 aprile scorso dal Fondo Monetario Internazionale (FMI), la chiave della delicata scelta che ha portato il governo a disporre il cosiddetto “rollover” del debito sammarinese, altrimenti in scadenza nel febbraio dell’anno prossimo. Un aggiornamento, questo del FMI, che conferma le previsioni del report, sempre emesso dal FMI, dell’ottobre scorso, in cui si evidenziava una “forte preoccupazione” e una violenta “turbolenza” dei mercati finanziari internazionali dalla fine di quest’anno.
“I fallimenti improvvisi di Silicon Valley Bank e Signature Bank negli Stati Uniti e la perdita di fiducia in Credit Suisse, una banca a rilevanza sistemica globale (GSIB) in Europa -si legge nel citato Global Financial Stability Report- sono un potente promemoria delle sfide poste dall’interazione tra stretta monetaria e condizioni finanziarie e la crescita graduale di vulnerabilità. (…) Quelli che inizialmente sembravano eventi isolati riguardanti il settore bancario statunitense si sono velocemente diffusi alle banche e ai mercati finanziari di tutto il mondo, provocando la vendita degli asset rischiosi. Questo ha inoltre portato a rivedere le aspettative sulla politica monetaria, in un modo comparabile con quanto avvenuto nel Black Monday del 1987”.
Tradotto in linguaggio popolare, ciò significa che -qualora le previsioni del Fondo Monetario per il 2024 si rivelassero vere (e quanto accaduto nei mesi scorsi lascia intendere che lo sia)- il Titano rischierebbe seriamente, in quel contesto, di non trovare acquirenti per rifinanziare il debito in scadenza. O, nella migliore delle ipotesi, di dover sottostare a tassi di interesse ben maggiori del pur oneroso 6,5% concordato oggi.
Non sono mai stato generoso con le scelte di questo governo, ma in questo caso l’operazione appare quanto mai saggia e il 6,5% di interessi concordato oggi è pur sempre meno del 7,85% di interessi con cui i mercati negoziavano ieri il debito pubblico ungherese, grande paese membro dell’UE. Certo, questo 6,5% del debito sammarinese è più del doppio del tasso pagato dalla Germania per i suoi bond e del 50% più alto del quattro per cento abbondante pagato dall’Italia… Ma non è difficile capire che la sicurezza dell’investimento in debito tedesco o italiano sia assai meno rischiosa della stessa operazione fatta sul debito di un piccolo stato con rating BB, un rating che esclude San Marino dal novero dei Paesi che possono fregiarsi dell’Investment Grade, una classificazione che sottintende una qualità medio-alta dello strumento finanziario, ovvero investimenti particolarmente sicuri e poco rischiosi. E, ripeto, con il suo rating BB, il debito sammarinese non ha questa rassicurante classificazione.
La preoccupazione del governo, alimentata come detto dal FMI nel report di ottobre 2023 e confermata nell’aggiornamento dell’aprile scorso, è che senza anticipare la scadenza del debito e il relativo rifinanziamento, San Marino nei primi mesi del 2024 non sarebbe stato in grado di rifinanziare il suo debito e, se ci fosse riuscito, il tasso di interesse avrebbe potuto essere altissimo e insostenibile.
Capisco che, per il sammarinese medio, non è facile comprendere simili delicate dinamiche in materia finanziaria di ambito internazionale -non lo era neppure per me e ho avuto bisogno del supporto di un paio di esperti in materia per capire e, quindi, provare a spiegare-, ma è più semplice di quanto si possa credere arrivare a comprenderle.
Nella sessione straordinaria del Consiglio Grande e Generale che è prevista per le prossime ore ascolteremo interventi diametralmente opposti, probabilmente addirittura trasversali fra maggioranza e opposizione. Dove prevarranno gli interessi di bottega si semplificherà all’estremo, fornendo una ricostruzione parziale e quindi strumentale, capace di generare lo sdegno nella popolazione più “distratta” e superficiale. Del resto, è facile evidenziare, visto che il debito attuale al 3,25% di interessi scade nel prossimo febbraio, fra otto mesi, e che la scelta del governo ha l’effetto di raddoppiare (facendo percepire, in forma implicita, “inutilmente”) per questi otto mesi, il tasso di interessi e quindi l’esborso delle casse pubbliche. Infatti, è un dato di fatto che per i prossimi otto mesi pagheremmo il 3,25% di interessi se i “Sessanta” bocceranno il provvedimento, il “rollover” del governo, mentre pagheremo il 6,50% qualora lo stesso atto venisse licenziato dal Consiglio Grande e Generale.
Ricordate il ragionamento che feci, in maniera molto critica sulla scelta del governo, nel momento in cui si cedette il contratto a prezzo fisso per l’acquisto del gas che permetteva al Titano di mettersi al riparo dalle turbolenze del mercato, seppure il momento vedeva un prezzo di mercato poco più basso dei 46 centesimi di euro a metro cubo che era il costo per l’AASS (leggi qui)? Il principio è lo stesso: quando si parla di benessere generale, la stabilità, la certezza deve sempre avere il sopravvento sul rischio. E affidare ad una rischiosa “scommessa” da 340 milioni di euro il benessere dei cittadini sammarinesi, sarebbe un atto scellerato. Ancor di più lo sarebbe se lo si facesse non con cognizione finanziaria, ma in seguito ad una sorta di “ricatto”, come si dice abbia tentato di fare Rete, o parte di essa (leggi qui).
Tu che leggi questo mio approfondimento, lo faresti? Vorresti che i “Sessanta” tuoi rappresentanti che hai votato lo facessero? Certo, se la “scommessa” si rivelasse vincente (quindi se perdessero le previsioni dell’autorevole FMI) il risparmio potrebbe essere di qualche milione, circa 7,5 milioni negli otto mesi da oggi a febbraio 2024, data di scadenza del debito che si sta rinnovando oggi. Ma se si rivelasse perdente il rischio è che il Titano, alla scadenza, fra otto mesi, non riesca a rifinanziare e quindi onorare il debito… In tal caso sarebbe default! Ricordate la Grecia di qualche anno fa?
Ci sono tanti altri aspetti che accenderanno il dibattito consigliare delle prossime ore. Ma l’aspetto principale da tenere in considerazione è quello sopra esposto. Il resto saranno cose, pur importanti, alquanto marginali. La chiave sta tutta nella scelta di sacrificare qualche risorsa economica (circa 7,5 milioni di euro in concreto, a tanto ammonterebbe l’aggravio di interessi determinato dal “rollover” per questi otto mesi) in cambio di certezze sul futuro e alla luce di previsioni FMI che lasciano intendere, in assenza del “rollover” in questione, scenari drammatici per la solidità finanziaria delle casse pubbliche e quindi per il benessere della comunità sammarinese.
Torniamo, ora che la situazione appare meglio comprensibile anche a chi non ha dimestichezza con la complessità di queste delicate tematiche, ad una frase chiave del Global Financial Stability Report pubblicato dal Fondo Monetario Internazionale nell’aprile scorso: “ Global Financial Stability Report: “…Quelli che inizialmente sembravano eventi isolati riguardanti il settore bancario statunitense si sono velocemente diffusi alle banche e ai mercati finanziari di tutto il mondo, provocando la vendita degli asset rischiosi”. “…Vendita degli asset rischiosi”, ovvero di quei bond, quali sono quelli del debito sammarinese, non classificati Investment Grade. Se chi li ha “in pancia” li venderà, quanti sarebbero disposti ad acquistarli a tassi di interesse del 6,5%, quando al 4,5% comprerebbero titoli “sicuri”?
Come dicevo, le questioni sono anche altre, ma “lana caprina” e sulle quali nei prossimi mesi la politica potrà -anzi dovrà- confrontarsi seriamente. Primo fra tutti il fatto che si continua a far debito senza avere la minima prospettiva, un giorno, per iniziare a rimborsarlo… Sul fatto che anche in questo “rollover” si determina un innalzamento -certo insignificante viste le cifre in ballo- dello stesso debito di 10 milioni di euro, visto che il nuovo debito sarà di 350 milioni in luogo dei 340 attuali.
Poi meriterà attenzione la proposta di trasformare questo debito in debito interno. Una proposta che all’apparenza è allettante ma che incarna a sua volta rischi enormi per l’autonomia di ogni governo, che potrebbe subire forti pressioni -se non addirittura veri e propri ricatti- da chi, quel debito lo detiene vivendo la quotidianità sammarinese; senza considerare che 350 milioni finanziati allo Stato dall’economia o dalle famiglie sammarinesi sono 350 milioni tolti all’economia reale e quindi ad investimenti che potrebbero portare sviluppo e crescita. Ma anche questo tema è delicato e complesso e ci sarà tempo per approfondirlo a dovere.
Ora non ci resta che sperare in un grande senso di responsabilità di tutte le forze politiche sammarinesi, di opposizione e, soprattutto, di maggioranza, perchè fra poche ore in Consiglio non si vota la fiducia o la sfiducia al governo, non si vota la positività o la deleterietà dell’azione di un governo in ambito finanziario e gestionale (quel che è fatto è fatto, ci saranno altri momenti e altre sedi per fare ciò). Fra poche ore in Consigli o si dovrà decidere se investire 7,5 milioni di euro in certezza per il futuro o se, invece, affidare lo stesso ad una “scommessa” che, se poi venisse persa, potrebbe determinare addirittura il default della Repubblica di San Marino.
In questo contesto si inserisce, anzi si inserirebbe una azione di parte di Rete, dove alcuni avrebbero provato ad utilizzare questa delicata operazione finanziaria come merce di scambio per rimuovere dal suo incarico il Direttore Socio-Sanitario dell’ISS, il sammarinese Sergio Rabini, notoriamente non gradito al Direttore Generale, l’italiano Francesco Bevere che, a sua volta -pur dato in imminente partenza- appare in perfetta sinergia con il Segretario di Stato alla Sanità, Roberto Ciavatta di Rete… Legare il “sì” al rollover -sempre che le pressanti indiscrezioni fossero fondate, come la grandissima diffusione delle stesse fa pensare- alla caduta della “testa” di Rabini dai vertici ISS, sarebbe quanto di più irresponsabile ho mai visto in 30 anni di politica sammarinese che ho avuto il privilegio di seguire e raccontare…
Enrico Lazzari
