Non ho mai creduto alle coincidenze, soprattutto quando coincidono con la crudeltà e con la volontà di far vedere che si è rimasti impuniti dopo quasi 15 anni.
Il ritorno del presunto “killer dei cani” nella Repubblica di San Marino, proprio a ridosso dell’approvazione in Consiglio Grande e Generale dell’inasprimento delle pene contro i reati sugli animali, non può essere archiviato come una mera casualità.
Siamo di fronte a qualcosa di ben più inquietante: la possibile reazione di un criminale seriale che, dopo quindici anni di impunità e decine di vittime innocenti, sceglie di rialzare la testa, quasi a voler sfidare apertamente uno Stato che non è riuscito a punirlo, lasciandogli campo libero.
La nuova normativa, approvata con ampio sostegno politico e sociale, rappresenta un segnale forte, civile, netto. Una rottura con un passato in cui, troppo spesso, gli autori di simili barbarie l’hanno fatta franca. Eppure, dopo la votazione storica con l’approvazione di questa legge che inasprisce le pene nei confronti di questi criminali, qualcuno ha deciso di agire e vendicarsi in maniera plateale ed in stile mafioso. Con metodi già noti, con la stessa ferocia, con la stessa volontà di fare male. Come se quel voto, per lui, fosse stato un affronto bruciante, e da allora non avesse fatto altro che cercare vendetta contro una politica che, nella sua mente, lo aveva tradito. Come se la legge avesse acceso in quel soggetto – o in quel gruppo – un senso distorto di vendetta.
È legittimo, dunque, chiedersi se questa improvvisa recrudescenza è una coincidenza o un messaggio politico-mafioso? È una provocazione deliberata? È un avvertimento a chi ha osato mettere mano al codice penale, a chi ha deciso che basta animali morti in silenzio, basta crudeltà impunita?
Un uomo è stato fermato e denunciato. Le indagini sono ancora in corso, e non spetta a noi formulare giudizi, ma a chi è chiamato ad amministrare la giustizia. Però in attesa della verità processuale, che dovrà essere più che mai veloce, è doveroso analizzare il contesto, il linguaggio implicito di un crimine che torna dopo anni proprio nel momento in cui lo Stato dice “basta”.
La crudeltà non è mai casuale. Ma quando si manifesta con puntualità chirurgica in un momento politico sensibile, diventa un gesto politico. E allora, come Stato, come cittadini, come esseri umani, non possiamo limitarci alla cronaca. Dobbiamo guardare oltre. Comprendere, interpretare, reagire. Tutti!
Non possiamo tollerare che la Repubblica di San Marino venga sfidata con simili gesti e da simili criminali. Se davvero dietro questa ripresa c’è una volontà di sfida, allora lo Stato deve rispondere. E rispondere con forza, determinazione, senza tentennamenti e trovare il modo che questa persona venga arrestata in via cautelare perché potrebbe rifare questi gesti da criminale qual è! Un arresto cautelare in attesa che la verità emerga! Indipendente dall’età che per legge lo affranca da simili iniziative detentive.
Perché difendere chi non ha voce, come gli animali, significa difendere la civiltà stessa.
Marco Severini – direttore del GiornaleSM