La possibilità di cessione di almeno quota minoritaria di Cassa di Risparmio (Carisp) e Banca di San Marino (Bsm) è stata al centro dei lavori della Commissione Finanze che, nelle scorse ore, ha affrontato in seduta secreta la delicata questione.
Dalla seduta non è trapelato nulla, ma nei giorni scorsi è trapelato da indiscrezioni che mentre Bsm sta valutando seriamente la cessione ad un gruppo americano di una quota di minoranza, sul fronte di Carisp l’ipotesi sembra accantonata, almeno sul breve termine.
Fermo restando che tutti siamo in grado di comprendere che l’ingresso di grandi investitori stranieri nel sistema bancario-finanziario sammarinese sia una decisione delicata e che comporta vantaggi e svantaggi, chi come me o voi che leggete non è un esperto di economia e finanza fa fatica a farsi una propria opinione, non potendo conoscere a fondo i pro ed i contro per il sistema San Marino di una simile operazione.
Visto che di ciò -presumo- se ne parlerà ampiamente nei prossimi mesi e non mancheranno strumentalizzazioni delle due diverse posizioni, proviamo a capire quali potrebbero essere i vantaggi e gli svantaggi -in senso astratto, torico e generale, non sulle due singole banche sammarinesi che potrebbero acquisire investitori esteri- per il comparto e, conseguentemente, per l’economia del Titano nel suo complesso.
Partiamo dai Pro, dai vantaggi più palesi per San Marino e i sammarinesi…
– L’ingresso di nuovi ed economicamente solidi investitori nel sistema bancario sammarinese consoliderebbe il sistema, determinando maggiori risorse a vantaggio di sviluppo ed economia, ovvero degli investimenti pubblici e privati. Infatti, l’ingresso di investitori stranieri può portare un notevole aumento del capitale e delle risorse finanziarie nelle banche sammarinesi, con la ovvia conseguenza di aumentare la stabilità finanziaria e la capacità delle banche di sostenere anche importanti e costose operazioni di crescita e investimento. Non dimentichiamo, del resto, che l’intero sistema bancario-finanziario sammarinese è reduce da una profonda crisi, sia in termini di liquidità che di credibilità e che se è vero che si possa dire recuperata la solidità grazie all’azione timi anni di Bcsm e governo, è innegabile che la liquidità sia ancora oggi risicata.
– L’internazionalizzazione delle titolarità bancarie può favorire l’espansione nei mercati e delle opportunità di attrarre investitori internazionali, poiché ogni nuovo “azionista” straniero può avere una sua rete di connessioni e opportunità internazionali. In pratica, oltre a dare l’opportunità agli istituti di credito sammarinesi di espandersi e accedere a nuovi mercati, gli stessi “azionisti” potrebbero conferire fiducia ad altri investitori esteri verso il Sistema San Marino. E, in tal caso, non mi riferisco al settore bancario.
– Aspetto non da poco, poi, sarebbe l’importante diversificazione del rischio. Difatti, una partecipazione straniera potrebbe evitare crisi alle banche in caso di una crisi del sistema San Marino che ridurrebbe la capacità di investimento e la liquidità di realtà interne. Un investitore straniero, invece, non vedrebbe intaccata la sua liquidità o capacità di investimento in caso di una crisi limitata alla Repubblica.
Non mancano, ovviamente, i contro, gli aspetti che introdurrebbero nuove criticità e rischi…
– Il primo, e più impattante di questi, è senza dubbio la più o meno pesante perdita di controllo sul sistema. E’ conseguenza inevitabile, del resto, che la cessione del controllo delle banche a investitori stranieri potrebbe comportare una perdita di sovranità sul sistema bancario sammarinese. Un rischio che, però, se un decennio fa appariva difficilmente superabile, oggi con la globalizzazione e l’efficacia degli organismi di governance e vigilianza appare meno pesante… Ma c’è.
– Rischio potenziale di favorire l’elusione fiscale. Attrarre investitori stranieri, in ogni settore, non solo in quello bancario, potrebbe portare alla preoccupazione che tali investitori possano utilizzare le banche sammarinesi per l’elusione fiscale o, peggio, per scopi illeciti. Vale un po’ il discorso fatto in precedenza, ma è innegabile che se anche un solo caso si verificasse, avrebbe implicazioni negative sulla reputazione, sull’immagine internazionale di San Marino.
– Esposizione del Titano a pressioni esterne: Investitori stranieri potrebbero esercitare pressioni per modificare la legislazione o la politica fiscale sammarinese, così da adattarle alle loro esigenze creando dei conflitti con gli interessi nazionali. In pratica, se il “peso” degli investitori stranieri si dovesse rivelare determinante, ciò esporrebbe San Marino ad una sorta di ricatti…
Dunque, la decisione di cedere le banche o parte di esse ad investitori stranieri è una decisione difficile e complessa, da prendere dopo una attenta e ponderata analisi di pro e contro, di benefici e criticità… Non liquidabile, come sta accadendo, con un superficiale no o sì mosso più da linee ideologiche o di politica da bottega, come invece ho l’impressione che stia accadendo.
Dunque, al momento, possiamo concludere comprendendo che la decisione di cedere le banche bioancazzurre ad investitori esteri dovrebbe essere basata su una valutazione approfondita dei benefici e dei rischi associati a tale operazione, tenendo conto degli interessi a lungo termine di San Marino.
Ovvero dei bisogni finanziari, della reputazione finanziaria, della tutela di sovranità, dell’impatto di tale scelta sulla stabilità finanziaria… Il tutto in una scelta trasparente, coinvolgendo tutti gli attori rilevanti e tenendo conto di ogni aspetto finanziario, legale e strategico. La valutazione dei pro e dei contro dovrebbe essere guidata dalla volontà di preservare la stabilità economica e finanziaria del paese, proteggere la sua reputazione internazionale e garantire sviluppo e benessere a lungo termine alla comunità sammarinese.
Certo, la questione è assai complessa e ben più tecnica di quanto si sia trattato in questa sorta di “Bignami-vademecum”… Ma anche questa analisi teorica e generale può contribuire ad aiutare ogni sammarinese a comprendere di cosa si sta parlando, evitando di cadere ingenuamente nella solita, frequente strumentalizzazione “partigiana” di una fazione o dell’altra…
Enrico Lazzari