In un’Italia attraversata da nuovi timori e vecchie ombre, Santarcangelo si raccoglie oggi per non dimenticare. L’anniversario dell’eccidio di Fossoli non è solo un rito civile: è un segnale politico e morale che questa comunità lancia con forza, nel ricordo di Rino Molari e delle altre 66 vittime fucilate dai nazifascisti il 12 luglio 1944 nel campo di concentramento di Carpi.
La commemorazione locale, che si è tenuta ieri alla Pieve, ha visto partecipare cittadini, istituzioni, associazioni e testimoni diretti della storia familiare. È stato proprio Pier Gabriele Molari, figlio di Rino, a rendere omaggio alla memoria paterna con parole dense di significato, rievocando il sogno del padre: una società basata sul rispetto reciproco. Un sogno spezzato dalla violenza ideologica, ma ancora vivo nella coscienza civile del territorio.
Nel giardino della Pieve, a pochi metri dalla casa natale di Molari, il sindaco Filippo Sacchetti ha preso la parola davanti alla lapide commemorativa. Nel suo discorso, ha voluto accendere i riflettori su un presente che pare dimenticare gli orrori del passato: guerre in Ucraina e a Gaza, crisi in Iran e in Africa. Ha sottolineato come, nonostante la lezione della storia, continui a soffiare il vento di nuove forme di autoritarismo. Le parole del sindaco non sono state una semplice rievocazione: hanno tracciato un parallelo netto tra la soppressione delle libertà di ieri e le nuove minacce alla democrazia di oggi.
Il primo cittadino ha voluto inoltre denunciare quanto accaduto di recente in ambito culturale, citando un intervento governativo che avrebbe colpito duramente festival e progetti teatrali in tutta Italia. Secondo Sacchetti, si tratterebbe di un’azione sistemica, orchestrata per premiare contenuti generalisti e vicini all’area politica dell’esecutivo, a scapito di esperienze culturali più coraggiose e socialmente impegnate. Un modus operandi che, a suo dire, ricorda da vicino i meccanismi con cui in passato si soffocò la libertà di pensiero.
A Santarcangelo, l’impegno per la memoria è concreto e quotidiano. Il Comitato cittadino antifascista, al centro dell’organizzazione della cerimonia, viene ringraziato per il lavoro costante svolto con le scuole e per i progetti che tengono viva la coscienza collettiva. Il coinvolgimento di Anpi, associazioni combattentistiche e istituzioni rafforza un tessuto civico che fa della consapevolezza democratica il proprio baluardo.
Sacchetti ha concluso l’intervento ricordando che le vittime di Fossoli non furono semplicemente eliminate: furono colpite per ciò che rappresentavano. Rino Molari, ha detto, era un esempio di quell’Italia nuova che stava nascendo e che i nazifascisti volevano annientare. Oggi, ritrovarsi nel suo nome, a pochi passi dal luogo dove vide la luce, è molto più che commemorazione. È un’azione collettiva per mantenere accesa una luce. Quella della vigilanza, della coscienza, del coraggio.