SCUDO: da San Marino fuoriusciti 1 miliardo di euro

(reuters) Al 10 novembre 2009 i capitali fuoriusciti da San Marino come conseguenza dello scudo fiscale ammontavano a 995 milioni di euro, pari al 7,3% della raccolta totale del sistema bancario sanmarinese al 31 agosto, che era di 13,6 miliardi.
L’incidenza dei soli deflussi monetari sulla raccolta diretta è stata del 7,9%, per un controvalore di 745 milioni di euro. In questa cifra non sono conteggiati i rimpatri giuridici (che non prevedono il trasporto fisico dei capitali in Italia) e i deflussi relativi alla raccolta non diretta (come ad esempio i titoli).

Lo si legge in un comunicato diffuso oggi pomeriggio dalla banca centrale della Repubblica di San Marino per smentire l’ipotesi che i capitali in uscita siano pari a circa un terzo dei 10 miliardi amministrati.

“Ci aspettavamo un’intensificazione a novembre e sta avvenendo”, ha spiegato a Reuters questa mattina il presidente della Banca centrale della Repubblica di San Marino Biagio Bossone, a margine di un seminario a Milano.

Secondo le statistiche rese note alcune settimane fa dalle autorità sanmarinesi, al 16 ottobre, dopo un mese di scudo fiscale, il deflusso di capitali era pari a 339 milioni.

Il governatore ha aggiunto che l’istituto centrale sta seguendo con attenzione l’evolversi della situazione. “Stiamo monitorando ogni giorno”, ha detto.

Alla domanda se in futuro il segreto bancario sarà ridimensionato, anche in relazione all’eventuale emorragia di capitali, Bossone ha sottolineato che una riforma è già in corso.

“Il segreto bancario è in fase di riforma, un cambiamento è auspicabile ma sempre preservando il diritto alla riservatezza. Stiamo rivedendo gli obblighi informativi”, ha spiegato.

“Si tratta di un passaggio auspicabile che dovrà ridisegnare il profilo del nostro sistema bancario”, ha aggiunto.
Per il numero uno della banca centrale la Repubblica di San Marino e il suo sistema finanziario stanno affrontando un momento “abbastanza complicato”.

“Stiamo cercando di gestire questa fase di crisi come un momento di discontinuità per raggiungere maggiore efficienza”, ha concluso.