Ogni scudante è strettamente legato alle normative antiriciclaggio. Infatti chi volesse aderire allo scudo deve rivolgersi ad un intermediario che ha il dovere di compiere le adeguate verifiche in merito alla provenienza del denaro del proprio cliente. La procedura vuole che l’identità di quest’ultimo venga identificata attraverso documenti, dati o informazioni ottenute da fonti attendibili.
Se la persona che l’intermediario ha di fronte risulta “pulita”, cioè accusabile solamente di reati quali dichiarazione fraudolenta, dichiarazione infedele, omessa dichiarazione, occultamento o distruzione di documenti contabili, falso e falso in bilancio, non verrà effettuata alcuna segnalazione all’ Unità di informazione Finanziaria. Nel caso in cui i reati a monte fossero invece “non fiscali”, l’intermediario dovrà effettuare l’adeguata segnalazione.
Qualunque caso si verifichi, l’unica certezza che rimane è che l’anonimato dello scudante venga meno. Infatti la sua documentazione rimarrà archiviata nell’archivio unico dell’intermediario finanziario e la Guardia di Finanza italiana potrà sempre accedere a tali dati per controlli futuri in materia fiscale.
Non solo i partecipanti alla sanatoria potranno essere oggetto di probabili verifiche. Attraverso una nota del dipartimento del Tesoro pubblicata in data 12 ottobre 2009, anche i professionisti che si occupano di gestire le operazioni possono rientrare nella rosa dei possibili controlli.
Le autorità del fisco potranno effettuare accertamenti anche nei confronti di intermediari e professionisti che sono quindi obbligati a svolgere verifiche e segnalazioni in modo inoppugnabile.
L’ovvia conseguenza è che resterà traccia dei nominativi dei professionisti ogni qual volta questi condurranno un’operazione.
Nessun errore, dunque, verrà concesso a chi si occupa di applicare le normative antiriciclaggio sullo scudo fiscale. Nasce quindi il concreto problema per tali professionisti di valutare i clienti con cui hanno a che fare, quali siano veramente le loro credenzialità e i loro precedenti.
Uno dei pochi strumenti in grado di offrire un rapido ed efficace controllo è un prodotto sviluppato proprio da una società svizzera (www.antiriciclaggio.ch): un database con oltre duecentomila nominativi coinvolti in reati di natura penale e patrimoniale commessi in territorio italiano (bancarotta fraudolenta, truffa, riciclaggio, mafia, traffico di stupefacenti ecc.). La soluzione, già utilizzata da banche e fiduciarie locali, rappresenta un notevole vantaggio per avvocati, commercialisti, intermediari che si trovano a dover ottemperare agli obblighi di segnalazione.
fonte: ticino finanza.ch