Proseguiamo le nostre interviste con i Segretari Generali dei Sindacati, a pochi giorni dallo sciopero generale. Chiudiamo il “giro” con Luca Montanari, Cdls.
Segretario Montanari, propongo anche a lei le domande fatte ai suo colleghi. Soddisfatto del contratto PA?
“Sul risultato raggiunto dalle Federazioni, assieme ai quadri sindacali, esprimo soddisfazione. Ma, dopo un blocco contrattuale durato 12 anni, ci siamo presi una responsabilità maggiore: chiedere ai lavoratori di approvare l’accordo attraverso un ciclo di assemblee. Dopo un periodo di stallo così lungo, non è stato per niente facile e scontato arrivare all’intesa, e questo vale anche per il contratto dei salariati. Questo non deve più accadere, perché gli aumenti in busta paga e la parte normativa dei diritti e doveri va sempre aggiornata ad ogni scadenza contrattuale. Aggiungo inoltre il rammarico che nel rinnovo non si siano stati introdotti alcuni allegati per trattare specificità che meritavano un approfondito percorso. Tra questi l’allegato 2 per la risoluzione dei docenti precari, poi stralciato. Adesso occorre ripatire con un nuovo confronto che porti il sindacato, i rappresentanti sindacali e i docenti precari ad avanzare nuove e condivise proposte”.
Violenza contro le donne ma non solo. Esiste anche una violenza economica. Le donne spesso sono sottopagate rispetto agli uomini. Perché accade? Cosa si sta facendo di concreto? Qual è la situazione in Repubblica?
“Innanzitutto la parità salariale tra uomo e donna è stabilita dall’articolo 15 della Legge numero 7 del lontano 1961. Detto questo, il problema esiste perché spesso le donne, al momento dell’assunzione, sono ingaggiate con livelli inferiori alla mansione che svolgono, mi riferisco al non riconoscimento del titolo di studio e dell’esperienza professionale. La disparità salariale è inoltre dovuta al fatto che molte lavoratrici-mamme sono costrette a chiedere l’assunzione a tempo parziale per dedicare più tempo alla famiglia. Più che nodi normativi o contrattuali, siamo difronte a ostacoli socio-culturali. Vorrei sottolineare l’importanza di affrontare il tema della responsabilità di genere all’interno della famiglia, del dialogo e della formazione per migliorare le condizioni tempo/lavoro, i climi sui luoghi di lavoro e per il giusto riconoscimento e avanzamento professionale”.
Politica dei redditi avete sottolineato più volte il silenzio del governo. Irreversibile la strada verso lo sciopero generale?
“Lo sciopero Generale ha sempre una connotazione politica. Con la sua proclamazione e il suo svolgimento denuncia un atteggiamento del governo insofferente e irrispettoso verso i temi economici e sociali posti dal sindacato. Detto questo, deve essere volontà delle parti continuare il confronto per cercare fino all’ultimo un accordo soddisfacente e utile a fare rientrare la decisione dello sciopero”.
Può dare un giudizio su questa legislatura ormai agli sgoccioli?
“Da sempre il sindacato in occasione della Legge di Bilancio di fine anno tira le somme sul rapporto e sull’operato del governo. Il mio giudizio non è positivo. Il problema è innanzitutto legato a un confronto insufficiente. E il fronte della politica dei redditi, con le deboli di misure nella lotta al carovita, è l’esempio più lampante. Quello del mancato confronto si ripercuote anche sul piano delle riforme strutturali di cui il Paese ha da tempo bisogno. Ne ricordo solo una: la riforma di Fondiss, la nostra previdenza complementare. Una riforma di vitale importanza per dare un orizzonte economico dignitoso ai giovani lavoratori, lasciata incompiuta dalla riforma pensionistica varata l’anno scorso. Ma per dare un’idea di quanto è utile confrontarsi, voglio ricordare l’accordo sul Decreto Legge Lavoro raggiunto al tavolo tripartito. Questa è la strada da intraprendere per dare uno sbocco concreto e condiviso alle prossime riforme”.
L’associazione all’U.E. sarà positiva per san marino? Referendum si o no?
“La mia formazione sindacale è cresciuta partecipando a numerosi convegni e campus sull’allora trattato di Maastrict, poi divenuta Unione Europea. Sono quindi convintamente europeista. L’accordo di associazione non comporta gli stessi oneri e dinamiche dell’adesione, ma indica per San Marino un progetto di prospettiva, perché strada facendo ci permetterà di superare gradualmente tutti i vincoli a cui siamo assoggettati come Paese terzo. E questo è molto importante in termini di snellimento delle procedure di interscambio commerciale e di allargamento del nostro mercato finanziario, ma anche per essere attrattivi per nuovi insediamenti imprenditoriali occupazionali. Va comunque sottolineato che il giorno dopo della firma di associazione non ci saranno cambiamenti epocali, ma sono convinto che se tutte le parti economiche e sociali insieme alla nuova classe politica sapranno impegnarsi in un confronto serrato con gli interlocutori internazionali, le prospettive di sviluppo del Paese miglioreranno.
Nessuna preclusione al Referendum. Ma se fosse necessario deve avvenire dopo aver attivato un ampio e approfondito confronto con la cittadinanza. Passaggio indispensabile per far circolare in maniera completa e corretta tutti i contenuti dell’accordo e consentire ai cittadini di potersi esprimere liberamente”.
Frontalieri lavoratori e frontalieri pensionati perché non si riesce a risolvere la questione della doppia imposizione?
“Mi preme sottolineare che recentemente nella vicina Riccione si è svolto un convegno nazionale dei Consigli Sindacali Interregionali di CGIL-CISL-UIL, organismi che si occupano delle tematiche dei lavoratori frontalieri. In quell’occasione si è fatto il punto sui risultati raggiunti, soprattutto alla luce dell’innalzamento dell’importo della franchigia a 10.000 Euro per tutti i lavoratori frontalieri Italiani. il CSIR, di cui facciamo parte assieme alle organizzazioni sindacali Italiane, ha lanciato una campagna informativa con una nuova richiesta di confronto sia al governo di San Marino sia a quello Italiano, sul riconoscimento degli stessi diritti e avere pari dignità di trattamento, fiscale, sociale e previdenziale. In questo contesto si innesta la vicenda del trattamento fiscale sui pensionati frontalieri. Il problema è politico ed economico, e va attivato un confronto bilaterale urgente e serrato al fine di chiarire e riconoscere gli effetti della convenzione siglata oltre dieci anni, anche se i tempi non si preannunciano brevi. La convenzione a nostro avviso è molto chiara e prevede l’esclusiva potestà fiscale di San Marino. Purtroppo alla controversia interpretativa che si trascina da troppo tempo tra i due Stati si è aggiunta l’attività dell’Agenzia delle Entrate di Rimini che tassa al 23% le pensioni degli ex frontalieri sul lordo, introducendo così una ingiusta e iniqua doppia imposizione. Una ingiustizia che si trasforma in una evidente discriminazione perché lo scorso mese di settembre il Parlamento italiano ha approvato un ordine del giorno che impegna il Governo a parificare il trattamento fiscale degli ex frontalieri di San Marino a quello previsto per i pensionati frontalieri di Monaco e Svizzera, a cui viene riconosciuta una tassazione ridotta al 5 %”.
Debito pubblico e questione NPL. Qual è il suo giudizio sulle decisioni del governo?
“Tema centrale quello degli NPL, i cosiddetti crediti inesigibili. La Legge sulla cartolarizzazione degli NPL si pone l’obbiettivo di sgravare i bilanci delle banche dal peso dei crediti inesigibili e restituire liquidità al sistema.
Un percorso dai tempi inevitabilmente lunghi e costosi. E i risultati, se arriveranno, non saranno comunque immediati. La cartolarizzazione è una soluzione tecnica, rafforzata dalla garanzia dello Stato, che non basta da sola a generare la crescita del settore bancario. Piuttosto è sempre più urgente delineare un progetto di rilancio complessivo tracciando nuove linee che permettano alle banche di riposizionarsi sul mercato internazionale e tornare a produrre utili.
Sul debito pubblico la preoccupazione si concentra innanzitutto sul pagamento del debito e, in particolare, il pagamento degli interessi. Si dice poi che sono gli interessi la principale causa dell’incremento del debito pubblico. Il nodo dunque è: come vengono pagati? Il nostro impegno è indicare a chi guida il Paese soluzioni equilibrate, che evitino la scorciatoia delle politiche di austerità, per puntare invece alle riforme strutturali e a nuovi investimenti nell’economia reale”.
Cosa si aspetta dalla prossima campagna elettorale e quale tipo di governo vorrebbe che ne scaturisse?
“E’ ancora presto per fare pronostici, noto che si stanno delineando nuovi raggruppamenti tra le forze politiche per poi formare schieramenti come da Legge elettorale. Auspico solo che il livello della campagna elettorale, pur nell’inevitabile asprezza dello scontro politico, sia il più possibile costruttivo. Ma soprattutto voglio dire al governo che verrà, una cosa molto semplice: alzare il livello di confronto con le parti sociali, il che significa capacità di ascolto e di dialogo con l’obiettivo di dare risposte concrete e condivise al mondo del lavoro, al sistema imprenditoriale e alla società”.
David Oddone
(La Serenissima)