Come se nulla fosse accaduto, in una votazione blindata la maggioranza ha eletto il nuovo presidente di Banca Centrale, ha nascosto la sua immondizia sotto il tappeto ed è tornata allegramente ai suoi compiti pensando di chiudere così uno dei capitoli più vergognosi della nostra storia recente.
Oggi, dopo 15 mesi di governo del Patto, il Paese è in condizioni pietose, con le entrate generali dello Stato che diminuiscono, a differenza della spesa corrente, e con una credibilità verso l’esterno che dopo questo episodio è ridotta ai minimi storici.
Chi pensava che la connivenza fra politica e affari fosse solo un retaggio del passato oggi si deve ricredere. La vicenda di Banca Centrale è illuminante perché la rimozione di Caringi risponde a un calcolo di potere e ad equilibri dentro un governo che porta in sé interessi particolari che ogni giorno vengono posti sul tavolo sotto forma di contrattazione quando non proprio di ricatto.
Un intreccio politico-affaristico che pensa ancora di sfruttare senza limiti e senza controlli le prerogative della nostra autonomia, infischiandosene dei tanti danni che sta provocando al Paese, e che pretende, ottenendola, la cacciata di funzionari colpevoli solamente di aver fatto il proprio dovere.
In un momento così difficile il governo, anziché chiedere il rispetto dell’autonomia di Banca Centrale, ha deciso di decapitarla, come se la responsabilità della opacità del sistema fosse in capo ai controllori e non ai soggetti vigilati.
Le secche e immediate smentite in merito a firme imminenti sugli accordi finanziari rilasciate dal Segretario alle Finanze sanciscono la credibilità al lumicino dell’esecutivo, l’assedio della Guardia di Finanza ai nostri confini conferma quanto la stima dell’Italia nei nostri confronti sia salda .
Ciononostante, il saccheggio delle ultime risorse del Paese continua senza sosta, dapprima si è messa a punto una scientifica speculazione sul territorio che ha visto nascere migliaia di costruzioni inutili, una crescita fine a sé stessa giocata sulla appetibilità di un “sistema San Marino” che oggi non esiste più, e successivamente si è dato l’assalto al sistema bancario con la spartizione-concessione di 8 nuovi istituti di credito e un numero imprecisato di finanziarie che, a colpi di operazioni oltre il limite del lecito e degli scandali che ne sono seguiti, hanno compromesso la capacità operativa e minato irrimediabilmente la credibilità di tutto il sistema.
È con questi precedenti che oggi guardiamo con crescente preoccupazione la fretta di questo esecutivo nel rilasciare concessioni a società che intendono operare nel campo delle assicurazioni e nella gestione dei fondi pensionistici, società che hanno al loro interno soci mascherati dalle solite società anonime; così come per la società affidata al dr. Gianfilippo Dughera che ha seguito un percorso privilegiato dove questo governo ha autorizzato la costituzione della CSA con un assetto societario diverso da quello già vagliato da Banca Centrale, senza richiedere un ulteriore controllo dei requisiti come si sarebbe dovuto. Atto che si configura come una grave interferenza del governo nell’azione di Banca Centrale, e che conferma il clima di prevaricazione denunciato da Papi e Bossone nella loro lettera di dimissioni.
Le vantate conoscenze decennali del dr. Dughera con il neopresidente di Banca Centrale stimato professionista e filantropo dr Reggia, ex amministratore delegato di una nota società assicurativa, l’acquisto del terreno dove sorgerà l’edificio della neonata società assicurativa attraverso un noto imprenditore sono solo fortuite coincidenze?
È solo una coincidenza che il governo abbia tempestivamente annunciato non meglio precisati interventi sul secondo pilastro previdenziale, senza peraltro porsi nessun tipo di domanda sulla attuale sostenibilità del primo pilastro pensionistico.
Oggi più che mai occorre tenere gli occhi bene aperti perche il settore assicurativo e previdenziale , se non adeguatamente controllato e monitorato, può diventare un altro snodo critico della nostra economia, e i lavoratori dovranno fare molta attenzione affinché il TFR rimanga a loro disposizione potendone usufruire a loro discrezione così come sancito da un legge nata per evitare il referendum su questo specifico argomento.
Di fronte a questo modo di agire, il populismo e i richiami identitari della maggioranza non convincono nessuno, ma contribuiscono solamente ad aumentare il grado di irritazione nei confronti dell’intera popolazione sammarinese. Se da un lato possiamo apprezzare la franchezza di alcuni Consiglieri della maggioranza che manifestano apertamente la loro contrarietà a questo metodo di governare, dall’altro non possiamo non vedere come tutti rispondano agli ordini di scuderia votando compatti in nome di una governabilità che alla luce dei fatti recenti è solo una ulteriore presa in giro dei sammarinesi .
Il Paese è oggi ad un bivio: o si cambia davvero modo di governare, liberando il Paese dagli intrecci affari – politica, oppure rischiamo di arrivare ad una crisi con risvolti davvero preoccupanti .
Sinistra Unita